Un 8 marzo in cui lottare più forte

Un anno fa l’8 marzo iniziava un incubo per tutt*, iniziavano le chiusure, la perdita di libertà, iniziavano i numeri impietosi dei morti da Covid 19, le terapie intensive, un dolore collettivo.
Iniziava un anno in cui alle donne venivano chiesti sacrifici doppi, salti mortali carpiati per tenere insieme figli in dad, genitori anziani isolati, lavori precari ma fondamentali. Iniziava un anno in cui diventava più difficile, quasi impossibile, liberarsi dalle violenze domestiche, la maggior parte delle violenze, perché eravamo chiuse in casa. Iniziava un anno di task force al maschile a cui le donne venivano aggiunte dopo.

Dopo un anno, oggi, ci troviamo ancora a combattere con le esclusioni, lo sappiamo bene noi democratiche che su questo abbiamo subito una ferita dalla nostra delegazione di ministri, poi “aggiustata” dai sottosegretariati. Ma non è solo questo. Sono il 98, novantotto per cento di donne disoccupate in più, sono le violenze che aumentano, sono l’esclusione dai ministeri con portafoglio e soprattutto da quelli che decidono del futuro, dei fondi del Next Generation Eu.

Per questo oggi riproponiamo la mostra che allestiva la sala centrale della Festa nazionale de l’Unità di Modena: Ti insegnano a non splendere, e tu splendi, invece. Perché è proprio così che tentano di nasconderci, di cancellarci, di intrappolarci. In ruoli, stereotipi, lavori. E invece, noi possiamo arrivare dappertutto, come ci insegnano queste 50 donne e tante altre che vorremmo via via aggiungere. Perché vederle, ricordarle, leggerne la biografia, sia il messaggio più potente per le ragazze di oggi, dallo sport alla politica: non c’è nessun posto dove non possiamo eccellere.

Sta a noi, a tutte noi, darci forza a vicenda, raccontarci e raccontare, partire da sé per cambiare. Ne abbiamo bisogno per uscire dall’incubo e tornare a sognare.


Maria Pia Pizzolante

Ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece.

Mostra dedicata al valore delle donne

Per il 75° delle feste o meglio dei Festival de l’Unità (questa era la denominazione originaria dell’evento politico più popolare dal dopoguerra ad oggi), non potevamo che pensare ad una mostra che valorizzasse il ruolo e l’importanza delle donne, delle protagoniste di questi anni in tutti i settori, troppo spesso dimenticate, cancellate, omesse. “La differenza per le donne sono millenni di assenza dalla storia” scriveva Carla Lonzi, la cui citazione è finita grazie a Maria Grazia Chiuri nella Dior Cruise 2021. Un’assenza colmabile proprio con questi dialoghi tra passato, presente e futuro. Tra le madri costituenti e le ragazze di oggi, come Greta Thunberg e Malala Yousafzai che combattono contro i più potenti e macisti uomini della terra.

50 donne ma anche 50 storie, 50 sfide, 50 rotture, ognuna nel proprio settore, per infrangere quel tetto di cristallo che ci dicono essere impossibile da scalfire.

Ieri come oggi nelle feste de l’Unità le donne sono protagoniste e non solo in cucina, anche se la cucina è un terreno formidabile di incontro e potenza dello stare insieme. Ma nel settantacinquesimo, in questo 2020 anno terribile per la pandemia, questa festa parla di quello che le donne hanno rappresentato nel momento più duro e soprattutto di quello che possono rappresentare per il mondo che verrà, per ciò che insieme dobbiamo costruire.

Quello che non può non vedere protagoniste le donne, le ragazze, chi per troppo tempo è stato cancellato. Questo è anche l’anno dell’anniversario della Conferenza di Pechino, tra le conferenze mondiali sulle donne quella che sancì l’adozione di una piattaforma per l’intervento dei governi su 12 aree di crisi per le disuguaglianze di genere: 25 anni e tanti passi in avanti ma ancora troppi da fare. Nei mesi appena trascorsi, abbiamo sentito l’assenza delle donne dalle taskforce governative per definire le politiche per la ripresa dopo il lockdown, la loro tardiva inclusione solo dopo le proteste, come pure la parzialità delle proposte emerse in una prima fase. Tutto questo ci suggerisce di usare tutti i mezzi, compresa questa mostra e le immagini in modo particolare, per dare forza a ciò che invece hanno rappresentato.
La tenuta stessa del Paese nella prima metà del 2020 è stata dovuta al lavoro femminile, compreso il lavoro di cura, rimasto invisibile o disconosciuto per il perdurare di una visione stereotipata e tradizionalista delle donne, di uno strisciante o addirittura esplicito sessismo, che sono stati segnalati anche dal GREVIO, il Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne del Consiglio d’Europa, come una delle cause dell’ancora incompleta attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. Ma appunto non solo, non solo il lavoro di cura, ma le professioni scientifiche e quelle culturali, le giovani donne che a mani nude e con la forza incredibile delle loro idee si sono opposte a poteri forti, fortissimi.

Bella Ciao è 50 donne in rappresentanza di molte di più, che abbiamo scelto per dimostrare ciò che ogni giorno accade a ciascuna di noi. Abbiamo scelto di sacrificare qualche dato biografico in più, per farle parlare, troverete infatti per ciascuna di loro una citazione, una frase, una dichiarazione.

Ci dicono di non splendere, e tu splendi, invece. Così come hanno fatto a loro modo queste 50 donne, così come hanno fatto le partigiane, le madri costituenti, le donne che vivevano, animavano, costruivano le feste de l’Unità. A loro, a noi, a te che le guardi va l’invito a non lasciarti convincere di non essere abbastanza. Anche a queste donne lo avranno detto. E invece…

A cura di Mapi Maria Pia Pizzolante Con la collaborazione di Cecilia D’Elia, e per foto e didascalie di Sara Guabello, Roberto Soriani e Marta Ecca. Allestimento grafico: Giorgia Rabitti.

Franca Valeri (Milano, 31 luglio 1920) attrice e sceneggiatrice, di teatro, di cinema e radiofonica. È la nostra prima autrice comica, nella sua lunghissima carriera ha definito con grande intelligenza i caratteri della comicità femminile. I suoi personaggi, dalla signorina snob alla sora Cecioni, sono ancora modernissimi. «L’uso dell’uomo nella vita domestica è piuttosto recente. Meno recente quello della donna nel mondo del lavoro.»
Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927 – 1 novembre 2016) staffetta partigiana, figura di primo piano della Democrazia Cristiana dal 1944, sindacalista, attivissima in campo sociale e nella battaglia per le pari opportunità, è stata la prima ministra donna della storia della Repubblica, con delega al lavoro e alla previdenza sociale prima, e alla sanità dopo. Al suo dicastero si deve l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. «Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società».
Nilde Iotti (Reggio nell'Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999) partigiana, insegnante, dirigente politica, madre costituente, prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per tre legislature tra il 1979 e il 1992, che rappresenta il più lungo mandato come presidente della Camera dall'istituzione della Repubblica.
Michelle Obama (Chicago, 17 gennaio 1964) avvocata e scrittrice, è stata la prima First lady statunitense afroamericana. Una donna che non sta certo "un passo indietro”, sia nella sua carriera professionale che durante il mandato presidenziale del marito Barack. Le sue battaglie in difesa delle donne, degli afroamericani, per il diritto universale alla salute, all'istruzione e a un'alimentazione sana la rendono una donna amatissima, anche grazie alla sua capacità comunicativa, che si tratti di parlare a bambini degli slum o a capi di Stato. «In quanto donne dobbiamo difenderci fra di noi».
Alfonsina Strada (Castelfranco Emilia, 16 marzo 1891 – Milano, 13 settembre 1959), ciclista prima donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d'Italia; è tra le pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile. «Vi farò vedere io se le donne non sanno stare in bicicletta come gli uomini»
Ylva Anna Maria Lindh (Stoccolma, 19 giugno 1957 – Solna, 11 settembre 2003) deputata svedese socialdemocratica, Ministra degli Esteri, nel 2004 Anna Lindh avrebbe dovuto succedere a Goran Persoon a capo del Partito Socialdemocratico e avrebbe dovuto portare il partito alle elezioni politiche del 2006, in cui sarebbe potuta diventare la prima donna a capo del Governo svedese ma fu uccisa a 46 anni. «I mercati globali devono essere bilanciati da valori globali come il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, la democrazia, la sicurezza e lo sviluppo economico e ambientale sostenibile.»
Anna Frank (Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, febbraio o marzo 1945) giovane ebrea tedesca divenuta simbolo della Shoah per il suo diario scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si nascondevano dai nazisti, e per la sua tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. «Anche le donne dovrebbero essere rispettate! In generale, gli uomini sono molto stimati in ogni parte del mondo, quindi perché non dovrebbero esserlo anche le donne?»
Anna Politkovskaja (New York, 30 agosto 1958 – Mosca, 7 ottobre 2006) giornalista molto conosciuta per il suo impegno sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage dalla Cecenia e per la sua opposizione al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Il 7 ottobre 2006, Anna Politkovskaja venne assassinata nell'ascensore del suo palazzo, mentre stava rincasando. «Bisogna essere disposti a sopportare molto, anche in termini di difficoltà economica, per amore della libertà»
Artemisia Gentileschi (Roma 1597 - Napoli 1652 circa) pittrice con le sue opere (ritratti soprattutto) e con il suo impegno, è diventata un simbolo del femminismo internazionale, con numerose associazioni e circoli ad essa intitolate, oltre che fonte d’ispirazione imperitura per qualsiasi donna voglia accostarsi alla pittura. «Mia illustre signoria, le mostrerò cosa può fare una donna»
Bebe Vio (Venezia, 4 marzo 1997) schermitrice, campionessa mondiale ed europea in carica di fioretto individuale paralimpico. Ha vinto praticamente tutti i tornei di scherma (nel fioretto) più importanti a livello europeo e mondiale, nonostante sia la prima schermitrice al mondo a gareggiare con protesi a tutti e quattro gli arti. Grazie al suo carattere estroverso a alla sua forza d’animo, ha anche condotto il programma tv su Sky “La vita è una figata”. «Essere speciali significa proprio riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai più fiero.»
Beatrice Ion (23 anni) atleta di basket in carrozzina. Nel 2007 col Santa Lucia, inizia un percorso ricco di soddisfazioni che arriverà a portarla prima alla vittoria dello scudetto e quindi, una volta ottenuta la cittadinanza, a vestire anche la maglia azzurra. «Il basket mi ha reso felice ed indipendente: giro l’Italia per le trasferte e sono piena di amici. Amo Roma: le sue gelaterie, le sue pizzerie e l’arte che si ammira ovunque. Vorrei diventare una giocatrice professionista»
Carla Fracci (Milano, 20 agosto 1936) universalmente considerata come una delle più grandi ballerine del '900. Eugenio Montale le dedicò una poesia. Ha diretto corpi di ballo dei maggiori teatri italiani, Presidente dell'associazione ambientalista "Altritalia Ambiente" è poi protagonista di un evento storico quando si esibisce davanti alle recluse del carcere San Vittore a Milano. «Un paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è un paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede in paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero»
Chimamanda Ngozi Adichie (Enugu, 15 settembre 1977) è una scrittrice nigeriana. Nel 2005 ha vinto il Commonwealth Writers' Prize per la categoria "First Best Book" con il libro L'ibisco viola; nel 2009 ha ricevuto in Italia il premio internazionale Nonino per Metà di un sole giallo. «Più un uomo si sente costretto a essere un duro e più la sua autostima sarà fragile. E poi facciamo un torto ben più grave alle femmine, perché insegniamo loro a prendersi cura dell'ego fragile dei maschi. Insegniamo alle femmine a restringersi, a farsi piccole»
Elisabeth Moss (Los Angeles, 24 luglio 1982) è un'attrice ma per il femminismo internazionale è soprattutto la protagonista nella serie The Handmaid's Tale, Il racconto dell’ancella, tratta da un romanzo distopico scritto da Margaret Atwood. La cappa rossa che ha indossato è ormai in tutto il mondo una bandiera della riscossa femminista. «Vorrei vedere più film diretti e prodotti da donne, perché le nostre storie più interessanti non sono ancora state raccontate»
Fabiola Gianotti (Roma, 29 ottobre 1960) fisica, attuale direttrice generale del CERN di Ginevra, la prima donna. È diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano, è una esperta ballerina e non si è mai sposata. «La fisica, ci ricorda, è la scienza che “unisce le fratture del mondo”. Comprese quelle differenze che vengono dal colore della pelle o dal genere»
Elena Paglierini (43 anni) infermiera all'ospedale di Cremona dal 2005, non sapeva che il virus l'aveva già attaccata quando le è stata scattata la foto simbolo della pandemia. Per Elena quella foto è «la testimonianza di ciò che stavo vivendo insieme ai colleghi. Rappresenta tutto il mondo infermieristico, che è un grande mondo, fatto da persone pronte a darsi completamente davanti alle emergenze. Il coronavirus lo ha fatto emergere, se possibile, ancora di più».
Emily Davison (Londra, 11 ottobre 1872 – 8 giugno 1913) attivista inglese. Impegnata nella lotta per la conquista del diritto di voto per le donne, durante una manifestazione di protesta venne colpita dal cavallo di re Giorgio V al Derby di Epsom il 4 giugno 1913, e morì quattro giorni dopo. Fu descritta dai giornalisti inglesi come una squilibrata (era la normale definizione per le donne che esigevano i loro diritti). Invece il settimanale «The Suffragette» uscì con una copertina che la raffigurava come un angelo alato.
Felicia Bartolotta Impastato (Cinisi, 24 maggio 1916 – Cinisi, 7 dicembre 2004), è stata un'attivista italiana, famosa per essere stata la madre di Peppino Impastato e per aver combattuto con l'obiettivo di fare arrestare i responsabili della morte del figlio. Una mamma coraggio che ha sposato gli ideali del figlio e che con incredibile forza ha lottato per trasmetterli. «La mafia non si combatte con la pistola ma con la cultura».
Frida Kahlo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), non è solo una delle più importanti pittrici messicane, ma una donna divenuta simbolo delle donne e della loro emancipazione e forza. Spirito ribelle, dentro un corpo fragile, ha avuto una vita breve e segnata dalla malattia e dal dolore: morì a soli 47 anni, senza lasciare niente di intentato. «Hanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà»
Gina Borellini (San Possidonio, 24 ottobre 1919 – Modena, 2 febbraio 2007) partigiana e politica, medaglia d'oro al valor militare. Insieme al marito, dopo l’8 settembre 1943, entra a far parte della Resistenza nella Brigata “Remo” con il nome di battaglia “Kira”, come staffetta partigiana e organizzando i Gruppi di difesa della donna di Concordia. «Vorrei dire ai giovani, a voi giovani, che bisogna evitare l’uso delle armi. La prima cosa che mi viene da dire a voi giovani è che dovete usare bene la vostra giovinezza e dovete finalizzarla alla pace contro la guerra»
Ilaria Alpi (Roma, 24 maggio 1961 – Mogadiscio, 20 marzo 1994) giornalista e fotoreporter, assassinata a Mogadiscio insieme a Miran Hrovatin per il tentativo di far luce sui malaffari che legavano la Somalia all’Italia e ai Paesi dell’Est. Sono morti mentre facevano il loro lavoro, alla ricerca della verità, cuore della professione del giornalista. Ilaria aveva fatto della frase «l’unico dovere del giornalista è scrivere quello che vede» di Anna Politkovskaja la sua ragione di vita, e la metteva in pratica in ogni inchiesta giornalistica, ripeteva «La guerra, la fiera campionaria delle multinazionali».
Greta Thunberg (Stoccolma, 3 gennaio 2003) giovanissima attivista per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico. È nota per le sue manifestazioni regolari, ogni venerdì, tenute davanti al Riksdag a Stoccolma, in Svezia, con lo slogan Skolstrejk för klimatet («Sciopero scolastico per il clima»). «Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza»
Jacinda Ardern (Hamilton, 26 luglio 1980) attuale Primo ministro della Nuova Zelanda e leader del Partito Laburista. Nel corso del suo mandato ha approvato una storica legge per azzerare le emissioni nette di gas ad effetto serra entro il 2050. Dopo aver già vietato le trivellazioni offshore alla ricerca di nuovi giacimenti petroliferi. Durante la pandemia ha annunciato la riduzione del 20% del proprio stipendio. «Il taglio ai nostri stipendi da solo non stravolgerà di certo la situazione generale. Si tratta di una questione di esercizio del potere. Un modo per riconoscere l’impatto che l’emergenza ha in questo momento sulla vita di molti connazionali».
Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930) attivista e politica italiana, Liliana Segre è una donna che ha vissuto in prima persona il dramma della deportazione ed è una delle ultime testimoni dell'olocausto. Nonostante un passato pieno di sofferenza e dolore, trova il coraggio di raccontare la sua vita uscendo dal lungo silenzio negli anni ’90, quando decide di dedicare tutta se stessa a testimoniare l’orrore dei nazi-fascismo. «A me hanno insegnato che chi salva una vita salva il mondo intero, l'accoglienza rende più saggia e umana la nostra società»
Madre Teresa di Calcutta (Skopje, Macedonia 26 agosto 1910 – Calcutta, India 5 settembre 1997) religiosa albanese naturalizzata indiana di fede cattolica. Il suo lavoro instancabile tra e per i poveri le valse numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Nobel per la Pace nel 1979. Alla base del suo amore per il prossimo c'era la mancanza di pregiudizio e la capacità di cogliere i bisogni reali di chi è in difficoltà, senza lasciarsi ostacolare dalla mancanza di mezzi e risorse a disposizione. «Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri»
Lea Garofalo (Petilia Policastro, 24 aprile 1974 – Milano, 24 novembre 2009) Figlia di una famiglia legata alla ‘Ndrangheta, decide di diventare testimone di giustizia. Entra in un programma di protezione testimoni e, mossa dal desiderio di un futuro migliore per se stessa, ma soprattutto per sua figlia, lascia il compagno boss dell’ndrangheta. Nel 2009, dopo anni passati a nascondersi, Lea Garofalo viene uccisa barbaramente dall’ex. L’uomo, però, non è riuscito a riprendersi sua figlia Denise. Sarà lei a farlo arrestare, dando giustizia a sua madre. «Per me è un giorno triste ma la forza me l’hai data tu, mamma. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene».
Lina Wertmuller (Roma, 14 agosto 1928) regista, sceneggiatrice e scrittrice italiana, ha diretto film tra la cronaca e la commedia, tra la caricatura e la satira della società italiana, riscuotendo successo anche all'estero. È stata la prima donna candidata al premio Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze nel 1977, premio che ha poi ricevuto nel 2020 come Oscar onorario. «Amare è essere impegnati, è lavorare, è avere interessi, è creare».
Margherita Hack (Firenze 1922 - Trieste 2013) astronoma e direttrice dell'Osservatorio astronomico di Trieste, che ha contribuito a sviluppare sul piano nazionale e internazionale. Si è interessata di fisica, spettroscopia ed evoluzione stellare, associando alla produzione di saggi scientifici una costante attività di divulgazione, oltre ad essere stata attiva nell'impegno civile e per la giustizia sociale. «Ma quale nonna e nonna, dentro mi sento una giovincella io».
Maria Grazia Chiuri (Roma, febbraio 1964) è una stilista che ha lavorato con i più grandi marchi di moda, dal 2016 direttrice creativa di Dior, ha origini pugliesi ma si è formata a Roma. La sua prima collezione per Christian Dior a Parigi è uno spettacolo con molti riferimenti femministi tra cui una maglietta che portava il titolo del saggio di Chimamanda Ngozi Adichie "We Should All Be Feminists" «La nuova generazione ha sollevato grandi domande sul genere, sulla razza, sull'ambiente e sulle culture, che dobbiamo riflettere nella moda»
Michelle Bachelet (Santiago del Cile, 29 settembre 1951) socialista, viene sequestrata e torturata, dopo il golpe di Pinochet nel 1973. Costretta all'esilio, diventerà medico, senza mai abbandonare l'impegno politico e civile. Dopo la transizione democratica del 1990, sarà ministro della Sanità e della Difesa, e per due volte presidente della Repubblica, prima donna a ricoprire tale carica in Cile. Dal 2018 è la prima donna Alto commissario Onu per i diritti umani. «Quando una donna entra in politica, cambia la donna. Quando molte donne entrano in politica, cambia la politica».
Miriam Mafai (Firenze, 2 febbraio 1926 – Roma, 9 aprile 2012) giornalista, è stata tra i fondatori del quotidiano la Repubblica, scrittrice e politica italiana, per molti anni funzionaria del PCI. Donna laica e libera, che visse da protagonista i grandi eventi e le battaglie del '900, con un'attenzione particolare per la questione femminile, che considerava un punto di vista da cui guardare la politica e anche la storia del Paese. «Tra un weekend con Pajetta e un'inchiesta, io preferirò sempre, deciderò sempre, per la seconda».
Marie Curie (Maria Salomea Sklodowska, Varsavia 7 novembre 1867 - Passy 4 luglio 1934) Due volte premio Nobel, per la chimica e per la fisica. Con il marito, Pierre ha scoperto l'esistenza di altri elementi radioattivi oltre l'uranio: il radio e il polonio. È la prima donna ad ottenere una cattedra alla Sorbona: Fisica. Il secondo Nobel lo guadagna allora, isolando il radio sotto forma di metallo. Muore per le prolungate esposizioni alla radioattività. «Niente nella vita va temuto, dev'essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno»
Mina (Busto Arsizio, 25 marzo 1940) Cantante, conduttrice televisiva e produttrice discografica, è considerata una delle migliori interpreti italiane di sempre grazie alla qualità potente ed eclettica della sua voce. Donna coraggiosa che ha ogni volta messo la propria vita davanti alla carriera, si ritira dalle scene nel 1978, proseguendo un'intensa e fortunata attività discografica. «Essere immortale non mi interessa. Mi piace invecchiare»
Miriam Makeba (Johannesburg, 4 marzo 1932 – Castel Volturno, 9 novembre 2008) Nata a Johannesburg inizia a cantare negli anni 50. Diventa il simbolo dei neri sudafricani sotto il regime dell'apartheid, cosa che le costerà l'esilio. Nel 1990 Nelson Mandela la convince a ritornare in Sudafrica, e nel 1999 viene nominata Ambasciatrice di buona volontà della FAO. Muore la notte del 9 novembre 2008 per un attacco cardiaco a Castel Volturno. «Ci sono tre cose per le quali sono venuta al mondo e ci sono tre cose che avrò nel cuore fino al giorno della mia morte: la speranza, la determinazione e il canto»
Olympe de Gouges (Montauban, 7 maggio 1748 – Parigi, 3 novembre 1793). Drammaturga e attivista durante la rivoluzione francese, fiera sostenitrice dei diritti delle donne, nel 1791 pubblica la 'Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina', dove sostiene l'uguaglianza politica e sociale tra donna e uomo. Muore ghigliottinata per essersi opposta all'esecuzione di Luigi XVI. «La Donna nasce libera e rimane uguale all'uomo nei diritti»
Rita Levi-Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012) Neurologa, accademica, a 21 anni inizia gli studi sul sistema nervoso che avrebbe proseguito per tutta la vita. In seguito alle leggi razziali del 1938 è costretta, in quanto ebrea, a emigrare in Belgio nel marzo del 1939. Ospite dell'istituto di neurologia dell'Università di Bruxelles, continua gli studi sul differenziamento del sistema nervoso. Ottiene il premio Nobel 1986 per la medicina. Il 1 agosto 2001 venne nominata senatrice a vita. «Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale»
Samantha Cristoforetti (Milano, 26 aprile 1977) Prima donna italiana negli equipaggi dell'Agenzia Spaziale Europea, Cristoforetti è un'astronauta, aviatrice e ingegnera. Inizia nel 2001 come pilota dell'accademia aeronautica, con la missione ISS Expedition 42/Expedition 43 dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015, resta in orbita per 199 giorni, stabilendo il primo record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo. «Quando i motori del razzo si sono accesi, si è realizzato il grande sogno della mia vita»
Rigoberta Menchú Tum (Uspantán, 9 gennaio 1959) pacifista guatemalteca, inizia a lavorare come bracciante agricola da bambina. La lotta contro le condizioni drammatiche dei lavoratori diventa la sua battaglia, insieme a quella contro gli abusi del regime militare. Costretta all'esilio, diventa nel 1991 ambasciatrice dell'ONU e prende parte alla stesura da parte delle Nazioni Unite di una dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni. Fortemente appoggiata da un comitato promotore italiano la sua candidatura, riceve nel 1992 il Premio Nobel per la Pace. «L'unica lotta che si perde è quella che si abbandona!»
Rosa Parks (Tuskegee, 4 febbraio 1913 – Detroit, 24 ottobre 2005) Di confessione metodista, dal 1943 cominciò a far parte del Movimento per i diritti civili statunitensi. La sera del primo dicembre del 1955, a Montgomery, tornando a casa dal lavoro salì sull’autobus che era solita prendere, e al suo rifiuto di lasciare il posto per far sedere un uomo bianco, fu arrestata e incarcerata per condotta impropria. Nel 1956 il processo arrivò alla Corte Suprema, che stabilì come incostituzionale la segregazione dei neri sui pullman dell’Alabama. Divenne da allora 'The Mother of the Civil Rights Movement'.
Sara Gama (Trieste, 27 marzo 1989) Simbolo del calcio femminile italiano, la capitana della nazionale femminile e della Juventus Women è determinata ad ottenere quello che dovrebbe essere un diritto ma non lo è: le stesse tutele dei professionisti uomini: il diritto a una pensione, un’assicurazione, la maternità. Sara è l'immagine del Paese che è già qui: madre italiana, padre africano, accento istriano. Non è l'Italia del futuro, è l'Italia che ci crede. «Non sono una nuova italiana. Lo sono proprio»
Shirin Ebadi (Hamadan, 21 giugno 1947) Prima donna giudice in Iran prima della rivoluzione khomeinista, e poi costretta ad abbandonare la professione perché donna, non ha mai abbandonato la sua lotta per i diritti civili, e delle donne in particolare, e per la pace. Prima iraniana e prima musulmana a ricevere il Nobel per la pace nel 2003. Nel 2009 il governo iraniano fa irruzione nella sua casa, le sottrae tutto, anche la medaglia del premio, ma non riesce a farla smettere di lottare. «Mi hanno preso tutto, ma mi è rimasta la voce»
Simone de Beauvoir (Parigi, 9 gennaio 1908 – 14 aprile 1986) scrittrice, intellettuale di primissimo piano, filosofa, coscienza critica della società per convinzione morale, esistenzialista, e soprattutto femminista. I suoi romanzi, prima ancora dei suoi scritti critici, hanno alimentato le aspirazioni di libertà, eguaglianza e autodeterminazione di intere generazioni di donne. «Se Dio ha creato qualcosa di più bello delle donne, deve esserselo tenuto per sé»
Veronica Guerin (Dublino, 5 luglio 1958 – 26 giugno 1996) reporter investigativa ha dedicato la sua carriera alla lotta alla droga e al crimine organizzato, consapevole dei rischi che correva, senza mai indietreggiare di un passo. È stata uccisa con sei colpi a bruciapelo da uomini appartenenti a una gang di spacciatori. All'indomani della sua morte la polizia avviava l’indagine criminale più imponente nella storia irlandese. «Sono una giornalista. Nessuno spara al messaggero. Nessuno spara a un reporter»
Sibilla Aleramo (Alessandria 14 agosto 1876 – Roma 13 gennaio 1960) poetessa, romanziera, antifascista, comunista, e assolutamente femminista, mai piegata alle convenzioni perbeniste che l'avrebbero voluta madre e sposa. Ha attraversato come un uragano l'ambiente letterario italiano, intrecciando anche relazioni omosessuali, incurante dello scandalo e della disapprovazione che suscitava. I suoi scritti autobiografici hanno lasciato un segno profondo nell'identità femminista. «Bisogna riformare la coscienza dell'uomo, creare quella della donna!»
Teresa Noce (Torino, 29 luglio 1900 – Bologna, 22 gennaio 1980) operaia, partigiana, scrittrice, sindacalista, ha partecipato alla fondazione del Partito Comunista Italiano nel 1921, alla guerra civile spagnola, alla Resistenza contro il nazifascismo, finendo in campo di concentramento. Con Xenia Silberberg avvia la rivista storica del femminismo italiano, Noi donne. Madre costituente, a lei dobbiamo la prima legge sulla parità salariale e innumerevoli provvedimenti a tutela del lavoro delle donne. E le parole dell'art..3 della Costituzione: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso»
Franca Viola (Alcamo, 9 gennaio 1948) è stata la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore: il codice penale allora ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto "matrimonio riparatore", contratto tra l'accusato e la persona offesa. Il rifiuto di Franca divenne simbolo della crescita civile dell'Italia nel secondo dopoguerra e dell'emancipazione delle donne italiane portando alla cancellazione di quella assurda norma. «Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi donna»
Malala Yousafzai, (Mingora, 12 luglio 1997) attivista pakistana, che i talebani cercarono di uccidere sparandole alla testa, vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 2014. Combattente, donna di una forza straordinaria che si batte per i diritti delle donne, per il diritto all’istruzione di bambine e bambini. «Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo»
Marielle Franco (Rio de Janeiro, 27 luglio 1979 – 14 marzo 2018). “Cria da Maré”, figlia della favela di Maré, cosigliera comunale di Rio de Janeiro, sociologa, attivista in lotta contro gli abusi della polizia, per i diritti dei più deboli, gli abitanti della favelas, delle donne nere e di tutte le donne discriminate, della comunità LGBT. Diceva che fosse necessario fare "politica con carinho", con affetto. Viene uccisa in un agguato, insieme al suo autista, la notte del 14 marzo 2018. Sebbene siano stati arrestati due agenti di polizia come esecutori del delitto, la società civile in Brasile e in tutto il mondo, chiede ancora a gran voce che venga fatta chiarezza.
Ipazia (Alessandria d'Egitto, 350/370 – marzo 415) scienziata, matematica, astronoma e filosofa greca. In un clima di ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana, che non riconosceva alla donna ruoli importanti nella società, Ipazia venne lapidata in una chiesa da una folla di fanatici. Viene ricordata ancora oggi come simbolo di libertà di pensiero, indipendenza ed emancipazione. «Se mi faccio comprare, non sono più libera, e non potrò più studiare: è così che funziona una mente libera»
Shirin Ebadi (Hamadan, 21 giugno 1947) Prima donna giudice in Iran prima della rivoluzione khomeinista, e poi costretta ad abbandonare la professione perché donna, non ha mai abbandonato la sua lotta per i diritti civili, e delle donne in particolare, e per la pace. Prima iraniana e prima musulmana a ricevere il Nobel per la pace nel 2003. Nel 2009 il governo iraniano fa irruzione nella sua casa, le sottrae tutto, anche la medaglia del premio, ma non riesce a farla smettere di lottare. «Mi hanno preso tutto, ma mi è rimasta la voce»