Sono passate soltanto alcune ore dall’accordo per il Recovery Fund firmato in Europa e gli sciacalli si sono già all’opera. Primo fra tutti Matteo Salvini che ha commentato: “In fondo al tunnel è in arrivo una fregatura grossa come una casa”. Una voce stonata che si allinea a quelle degli altri sovranisti europei, come Le Pen, colpiti nell’orgoglio per un risultato che non si aspettavano. Anche Giorgia Meloni ha dovuto ammettere che Conte se l’è cavata bene anche se “poteva andare meglio” (forse con le ricette sovraniste?). In realtà in tutta Europa la soddisfazione è davvero grande perché l’accordo si muove in un’unica direzione, quella della ripresa comune. E non era davvero una conclusione scontata, visto le distanze di posizioni iniziali. Un risultato che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito ”storico”, aggiungendo che ”questa volta l’Europa non può essere accusata di aver fatto troppo poco e troppo tardi”.
Cosa prevede l’accordo?
L’accordo è stato raggiunto sulla cifra record di 750 miliardi di euro, suddivisi tra prestiti e sovvenzioni: i primi sono 360 miliardi di euro mentre i contributi a fondo perduto sono 390 miliardi. I soldi arriveranno probabilmente nel secondo trimestre del 2021 ma potranno essere utilizzati anche retroattivamente, dunque per coprire le spese sostenute da febbraio 2020 in poi.
Il prossimo autunno, quindi, ogni Paese presenterà un proprio piano nazionale di riforme che verrà sottoposto al ‘giudizio’ del Consiglio Ue che, con una votazione a maggioranza qualificata, deciderà se dare il via libera al piano, in base alle proposte presentate dalla Commissione. Sarà invece il Comitato economico e finanziario (Cef), i supertecnici dei ministri delle Finanze dei Paesi, a valutare il rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l’attuazione dei piani nazionali. Se in questa sede, “in via eccezionale”, qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo.
Cosa si prevede per l’Italia
In virtù di quanto previsto dall’accordo, l’Italia porterà a casa 208,8 miliardi di euro (una cifra superiore rispetto ai 172,7 del piano originale della Commissione) così suddivisi: prestiti: €127,4 miliardi (rispetto ai 90,9 proposti dalla Commissione UE), trasferimenti: €81,4 miliardi (poco meno rispetto ai 90 iniziali).
Le risorse sono tante e c’è bisogno di utilizzarle al meglio, per questo bisogna correre per non sprecare nessuna opportunità. Il presidente del Consiglio Conte in conferenza stampa ha ribadito che è arrivato il momento di presentare al più presto un programma di spesa e riforme: “Sicuramente abbiamo già predisposto un piano di rilancio, condiviso con i ministri le forze di maggioranza e presentato al Paese. Adesso abbiamo la necessità di metterci al lavoro da subito per individuare i progetti da presentare per chiedere e ottenere i finanziamenti europei”. E per questo ribadisce l’imminente costituzione di una task force operativa: “Abbiamo già elaborato dei progetti e condiviso con le varie componenti della società, rimane un ultimo confronto con le opposizioni. La costituzione di una task force operativa, al di là di uno staff che ha già lavorato al piano di rilancio, sarà una delle priorità che andremo a definire in questi giorni, perché dovrà partire al più presto”.