Nel giro di 24 ore, due discorsi hanno illuminato ( e il termine non viene usato a sproposito) la discussione politica sul futuro. Uno è quello di Michelle Obama, intervenuta alla Conferenza democratica per spronare a sostenere Joe Biden e Kamala Harris nelle presidenziali americane del novembre prossimo, l’altro è quello di Mario Draghi. L’ex presidente della Bce, inaugurando il Meeting per l’amicizia fra i popoli a Rimini, ha parlato chiaro, non risparmiando critiche ma invitando ad usare pragmatismo per uscire dalla crisi. Nel discorso di Draghi c’è tutta la consapevolezza del momento storico che stiamo vivendo e anche una certezza: “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani”. “E’ nostro dovere – ha aggiunto – far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
Da questa premessa bisogna ripartire perché la crisi non può essere un alibi e la paura non può bloccarci. La pandemia, infatti, può essere anche una straordinaria occasione per ridisegnare delle società più giuste ed eque. Secondo Mario Draghi, l’occasione è giusta anche per superare quelle storture che hanno alimentato la propaganda populista in tutta Europa negli ultimi anni: “Dodici anni fa la crisi finanziaria provocò la più grande distruzione economica mai vista in periodo di pace. Abbiamo poi avuto in Europa una seconda recessione e un’ulteriore perdita di posti di lavoro. Si sono succedute la crisi dell’euro e la pesante minaccia della depressione e della deflazione. Superammo tutto ciò. Quando la fiducia tornava a consolidarsi e con essa la ripresa economica, siamo stati colpiti ancor più duramente dall’esplosione della pandemia: essa minaccia non solo l’economia, ma anche il tessuto della nostra società, così come l’abbiamo finora conosciuta; diffonde incertezza, penalizza l’occupazione, paralizza i consumi e gli investimenti”, ha aggiunto Draghi.
“L’emergenza e i provvedimenti da essa giustificati non dureranno per sempre – ha detto ancora Draghi -. Ora è il momento della saggezza nella scelta del futuro che vogliamo costruire. Dobbiamo accettare l’inevitabilità del cambiamento con realismo e, almeno finché non sarà trovato un rimedio, dobbiamo adattare i nostri comportamenti e le nostre politiche”. Ma, ha avvertito Draghi, “non dobbiamo rinnegare i nostri principii. Dalla politica economica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. Altrimenti finiremo per essere controllati dall’incertezza invece di esser noi a controllarla. Perderemmo la strada”, ha aggiunto.
Per questo l’ex presidente della Bce ha ricordato che “nelle attuali circostanze il pragmatismo è necessario. Non sappiamo quando sarà scoperto un vaccino, né tantomeno come sarà la realtà allora. Le opinioni sono divise: alcuni ritengono che tutto tornerà come prima, altri vedono l’inizio di un profondo cambiamento. Probabilmente – ha proseguito – la realtà starà nel mezzo: in alcuni settori i cambiamenti non saranno sostanziali; in altri le tecnologie esistenti potranno essere rapidamente adattate. Altri ancora si espanderanno e cresceranno adattandosi alla nuova domanda e ai nuovi comportamenti imposti dalla pandemia. Ma per altri, un ritorno agli stessi livelli operativi che avevano nel periodo prima della pandemia, è improbabile”, ha detto ancora Draghi.
Gli obiettivi che ci siamo prefissate sono “impegnativi ma non irraggiungibili se riusciremo a disperdere l’incertezza che oggi aleggia sui nostri Paesi”, ha sottolineato Draghi, aggiungendo: “Il ritorno alla crescita e la sostenibilità delle politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento nei desideri delle nostre società; a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa”. E poi la protezione dell’ambiente in cui viviamo, “con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita”. Secondo i sondaggi infatti il 75% delle persone che vivono nei 16 maggiori Paesi euorpei mettono al primo posto la salvaguardia del nostro Pianeta.
Per portare avanti questo progetto serve, oggi più che mai, l’educazione di giovani: “Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio”, ha aggiunto l’ex numero uno Bce.
La filosofia dei prossimi mesi e anni, secondo l’ex presidente della Bce, dovrà essere improntata alla famosa preghiera di Reinhold Niebuhr a Dio, perché gli desse “la serenità per accettare le cose non può cambiare, il coraggio di cambiare quelle che può cambiare e la saggezza di capire la differenza”.