Decreti sicurezza, Mes e Recovery Plan. Avanti senza indugi

Archiviate le elezioni che, inevitabilmente, hanno sospeso i tempi della politica in una lunga attesa, è tempo di rimettersi in cammino. Non che il Governo si sia mai potuto permettere di non camminare ma ora, ritrovato un certo equilibrio politico, è necessario che anche le questioni più spinose trovino una rapida risoluzione.

Lo sa bene il segretario dem, Nicola Zingaretti, che già ieri in conferenza stampa, aveva elencato i cantieri da cui ripartire: riforme istituzionali dopo il Sì al referendum, nuova agenda di governo e un lavoro sul e dentro il partito. E oggi, a margine di un evento, torna sulle priorità: “Sicuramente oggi il governo è più forte e anche per questo deve essere sempre più attivo nel mantenere gli impegni e le promesse che ha fatto al Paese”. “L’Italia – ha aggiunto- ha diritto ad avere e ricostruire la speranza, stanno arrivando risorse Ue di straordinaria rilevanza come non mai nella storia degli ultimi decenni e questo in fretta dovrà diventare opportunità di lavoro, di crescita, fiducia e serenità. C’è tanta voglia di fare, tante idee. Ora concretizzarle per ridare alle persone il diritto a sperare per il futuro. Le condizioni ci sono tutte”.

Da cosa partire allora? Sicuramente superando i decreti sicurezza voluti da Salvini ma totalmente inefficaci. “Al primo Cdm utile sui dl sicurezza si può procedere, nel governo va aperta una fase nuova”, è la linea del segretario Pd. E in fondo un’alternativa c’è già con il piano della ministra Lamorgese solo in attesa di essere discusso. Anche Conte ha rassicurato che è il momento di agire facendo anche un altro passo in avanti. Alla domanda dei giornalisti se fosse possibile inserire lo ius soli o lo ius culturae nell’agenda di governo, il premier ha risposto con un ‘incoraggiante’ “ci rifletteremo”. Oltre all’iniziative in Italia c’è grande attesa anche per le decisioni che prenderà l’Europa in tema di immigrazione: se si lavorerà in maniera coordinata si potranno, davvero e finalmente, portare a casa buoni risultati e molto più ‘umani’.

Poi bisogna affrontare il tema del Mes, il fondo Salva-Stati messo a disposizione dall’Europa per investire in riforme sanitarie. Anche in questo caso il pressing del Pd sul governo è chiaro da tempo, le titubanze sono da cercare altrove. Avere a disposizione dei soldi per rendere il nostro sistema sanitario più efficace ed efficiente per tutti non è un’occasione che può essere licenziata senza aver discusso seriamente. Stessa considerazione va fatta per il Recovery Plan, serve una programmazione di sistema e a lungo termine all’altezza delle aspettative. La sfida sarà redigere un documento riformista, innovativo e democratico per non sprecare l’opportunità di crescita per il Paese: giovani, lavoro, lotta alle disuguaglianze, digitalizzazione del Paese, ambiente, università, scuola e ricerca rappresentano le priorità.

Insomma la posta in gioco è alta ma è questo il tempo di osare, senza indugi.