Siamo in finale, giochiamo la nostra partita per vincere
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Ho preparato nella mia carriera da sportivo molte manifestazioni, tutte con l’obiettivo di raggiungere il giorno della finale.

È stato così per le Olimpiadi di Rio, è stato così per le finali scudetto o per quelle di Coppa Italia, è stato sempre così. Un periodo molto spesso lungo, più di un mese o due, in cui tutto quello che fai lo fai nella speranza che sia quello che ti servirà per vincere!

Tutti questi giorni, tutte queste ore trascorse in palestra e spesso lontano dalla mia famiglia, erano il mio modo e quello della mia squadra per prepararci alla vittoria! Non sapevamo però come sarebbe andata, non avevamo nessuna certezza sul risultato e se tutto sarebbe bastato. Lo abbiamo sempre fatto con fiducia e dedizione. Nient’altro. Lo facevamo affidandoci ai nostri allenatori, a chi quelle situazioni le aveva vissute, a chi quelle partite le aveva già giocate o viste giocare. Sapevamo però due cose: la prima è che saremmo stati in difficoltà, le partite importanti, quelle che assegnano le medaglie, si giocano contro avversari forti. La seconda è che quello che sarebbe successo non ci avrebbe comunque fermato. Nel caso di vittoria o di sconfitta noi saremmo andati avanti!

Oggi siamo in finale! Oggi giochiamo per una medaglia, la più importante! Non importa come ci siamo arrivati, non importa sapere se siamo pronti, ora siamo in campo, ora dobbiamo giocare e vincere. Lo sport è maestro di vita perché spesso ti mette davanti situazioni del genere, perché ti insegna a guardare avanti facendo affidamento su quello che hai e non su quello che avresti voluto avere! Oggi la situazione è complicata, l’avversario è forte ed affrontarlo a viso aperto potrebbe non essere la strategia vincente, cosa fare allora?

Il futuro prossimo sarà proprio come una finale ed il nostro obiettivo è vincere! L’impossibilità di uscire e di avere contatti con persone che non condividono con noi la quarantena ci ha imposto non solo un distanziamento sociale, ma anche il dover rinunciare a molti aspetti della nostra vita, tra cui proprio lo sport. Per affrontare al meglio il tutto e per cercare di recuperare più punti possibili sotto questo aspetto bisogna programmare un futuro che non faccia disinnamorare i giovani dalle attività fisiche. Chi lo ha sempre praticato, chi ha le spalle larghe, riesce a ritagliarsi un po di tempo nell’arco della giornata per praticare sport, ci fa sentire semplicemente meglio.

Chi invece quel brivido, quell’emozione, quella sensazione che gli scienziati spiegano con le endorfine ma che noi semplicemente chiamiamo passione, non l’ha ancora provata è in pericolo. Chiunque abbia iniziato ad avvicinarsi ad una disciplina sportiva l’ha fatto in giovane età, a scuola o giocando in cortile. È a loro che dobbiamo volgere i nostri sguardi e le nostre attenzioni.

Non dobbiamo permettere che questa interruzione momentanea crei lo spettro di un isolamento, non dobbiamo permettere di essere schiavi della paura di tornare a sudare al fianco di un nostro compagno, di un nostro avversario o semplicemente al fianco di noi stessi. Lo sport, sia quello di squadra che quello singolo, è fatto di condivisione. Le difficoltà, le aspirazioni e i propri traguardi sono spesso condivisi.

Quando eravamo nel villaggio olimpico a Rio, alloggiavamo in appartamenti formati da stanze doppie con lettoni singoli. Nella solitudine e nel silenzio della notte facevamo “squadra” condividendo i nostri pensieri, le nostre ansie. I nostri racconti e le nostre idee vissute così da vicino resero quell’esperienza ancora più bella. La condivisione è parte integrante dello sport, sia come esperienza personale che come esperienza sociale. La disciplina che ti porta a raggiungere i risultati è contagiosa, vuoi applicarla a tutti gli ambiti della tua vita! Lo sport, sia quello di squadra che quello singolo, è fatto di sacrificio. Il sacrificio è l’unità di misura della nostra ambizione. Se vogliamo vincere, se amiamo quello che facciamo, se vogliamo correre e sentire quel brivido che si prova sulla linea di partenza dobbiamo sudare ed allenarci, dobbiamo cercare i nostri limiti e raggiungerli, per sfidarli e superarli.

Lo sport, sia quello di squadra che quello singolo, è fatto di amore! Amore per la tua scarpa, per le tue ginocchiere e per la tua palla. Quante volte da piccoli bastava averla sottobraccio per sentirsi felici? Quante volte in questi giorni per eludere questa quarantena abbiamo fatto “due scambi” con nostra moglie, con nostro figlio o anche giocato con il cane? Amiamo lo sport perché ci fa sentire bene. Non dobbiamo permettere al nostro avversario di spegnere quel fuoco, non possiamo e non dobbiamo permettere che chi è più piccolo non conosca condivisione, sacrifico e amore che lo sport ci regala ogni giorno. La nostra partita, la nostra finale, si sta giocando oggi!

Forse non eravamo pronti ad affrontare un avversario cosi forte, forse non pensavamo potesse esistere un avversario così. Ci ha messo in difficoltà, in grandissima difficoltà, ma noi non vogliamo indietreggiare di un passo. Potremmo, ma non vogliamo. Ed è proprio la volontà che deve spingerci nella ricerca di nuove prospettive, nuovi stimoli, nuovi target. Il nostro obiettivo sarà rispondere ai colpi del virus, schivandoli, danzando con esso come un pugile sul quadrato con il suo avversario! Vogliamo ripartire e farlo insieme.

La consapevolezza di non poterci abbracciare, salutare, baciare, deve essere accompagnata dalla certezza che quei gesti avevano significato per l’affetto che contenevano, per l’importanza del sentimento tra le persone, e quello non potrà portarcelo via nulla. È la sostanza che si stacca dalla forma, è l’attesa che non raffredda il sentimento. Questo periodo di quarantena ha sviluppato in molti di noi nuove abilità rese necessarie dall’adattamento.

Le nostre scuole hanno continuato il loro percorso formativo, molte persone hanno continuato a lavorare da casa, altri hanno scoperto di poterlo fare. Questa quarantena ha accelerato il processo di cambiamento tecnologico già in atto. Abbiamo rischiato, ci siamo messi in gioco provando qualcosa che non avevamo probabilmente mai immaginato di fare. Abbiamo tentato di percorrere una strada alternativa rispetto a quella sempre battuta. Dovrà essere così anche per lo sport. Dovremo riconquistare spazi aperti, dove la possibilità di contagio si attenua, dovremo utilizzare dispositivi di sicurezza e seguire le norme dei governi, dovremo stringere i denti, ma lo sappiamo: è una finale! Rivestiamo il sacrificio di una veste nuova, contorniamolo di difficoltà dovute al periodo ma che ci renderanno più forti in futuro. Misuriamo con esso il nostro desiderio, misuriamo con esso la nostra voglia di sentirci in gioco. Ma non molliamo, non indietreggiamo di un centimetro, anzi contrattacchiamo!

Mai come oggi avremo la possibilità di far parte di una grande squadra. Avremo dei ruoli e dei compiti diversi, ma giocheremo per lo stesso obiettivo. Non ci sarà più chi tiferà dal divano e chi suderà nel campo di gioco, saremo fianco a fianco ed entrambe sentiremo quel brivido, quell’emozione che si prova prima di iniziare! Utilizziamo tutte le armi a nostra disposizione, la creatività, l’ingegno, ma non ci fermiamo. Non è solo un bisogno, dovrà essere una volontà!

Per ripartire dovremo possedere due componenti fondamentali, spesso in antitesi, ma che nello sport si completano e che anzi diventano imprescindibili: follia e ragione! Dovremo avere la forza e la follia di immaginare una società basata sull’attività fisica. Farlo con le dovute precauzioni, magari in piccoli gruppi formati  sempre dalle stesse persone, con ragione, ma non fermiamoci, ripartiamo. Questo periodo ci ha messo in difficoltà perché ci ha caricato come un vulcano che non può eruttare e rischia di esplodere. Lo sport è e sarà sempre la nostra valvola di sfogo. La chiave per sopportare e controbattere a questa e alle prossime difficoltà. Abbiamo la fortuna di avere un paesaggio bellissimo e un clima mite, disponiamo campi estivi prolungati, passeggiate sui monti e sport acquatici. Corse e bracciate per metterci alla prova e farci sentire soddisfatti. Per farci sorridere, perché lo sport è universale e trasversale, ha sempre lo stesso effetto positivo qualunque sia la persona che lo pratica. In fondo per i più piccoli basta poco e sono loro l’anello debole della società. Sono loro che non hanno la possibilità e l’autonomia per scegliere ma che hanno il potere, con un semplice cenno del viso, di cambiare l’umore delle persone che li circondano.

Mettiamo al centro della loro vita e dei loro prossimi mesi lo sport. Facciamolo per la loro infanzia, adolescenza, giovinezza, ma anche per noi genitori perché saperli felici è contagioso. Facciamo vivere loro condivisione, sacrificio ed amore, saranno virtù che arricchiranno la loro vita e, per osmosi, anche la nostra. Follia nel considerare un perfetto estraneo non solo come un compagno di squadra, ma avere fiducia in lui. Credere che svolgerà al meglio i suoi compiti e non dubitarne mai. Ragione perché da soli non si può vincere contro un avversario così forte ma che invece è battibile se affrontato insieme. Fidarsi come in campo, quando al tuo fianco non hai bisogno di vedere se i movimenti studiati sono eseguiti dal tuo compagno, semplicemente saperlo! Fidarsi perché si gioca per lo stesso obiettivo, perché tutti vogliamo poter raccontare in futuro di aver vinto.

Diamo allora la possibilità ai centri sportivi di poter restare aperti 24h su 24, lo sport è anche follia ed io sarei il primo ad allenarmi anche di notte se fosse possibile. Ricordo che nel villaggio olimpico la palestra pesi ospitava 11000 atleti. In alcune ore era molto affollata ma in altre era possibile fare i propri esercizi come in una bolla, come se si fosse isolati dal contesto, come se si fosse soli. Dobbiamo avere il coraggio di tentare perché lo sport è proprio così. Non dobbiamo essere presuntosi pensando che si possa fare tutto ma dobbiamo avere l’autostima di pensare che saremo in grado di fare tutto ciò che si potrà senza sbagliare!

Viviamo la nostra vita in una continua sfida e sono certo che non ci faremo trovare impreparati neanche davanti a questa. Ma dobbiamo avere il coraggio di rischiare. In tutte le grandi partite della storia, in tutti gli sport, in tutte le grandi gare, il risultato è stato sempre in discussione ma non per questo il vincitore ha smesso di provare, di tentare! Un tentativo può essere fatto anche per quanto riguarda la riorganizzazione di spazi già esistenti. Molte strutture come ad esempio gli edifici scolastici possono essere modulati in modo da permettere lo scaglionamento in più gruppi. Altri spazi, anche all’aperto, adibiti a punti dove svolgere attività fisica. Cambiare per trovare una soluzione, cambiare per adattarci al nuovo presente! Non sarà una partita semplice, non sarà una partita scontata. Ci saranno momenti in cui soffriremo ma non subiremo mai.

Reagiremo, giocheremo insieme, fianco a fianco, armati di follia e ragione per difendere condivisione, sacrifico e amore. Armati di un sorriso, che anche se celato da una mascherina, sarà vivo nei nostri occhi. Un sorriso con più sfumature, un sorriso consapevole che ce la si può fare, che ci saranno ostacoli ma che d’altronde stiamo giocando una finale.

Salvatore Rossini è un pallavolista italiano

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