Per capire cos’è “digitale”, bisogna ricordare il mondo analogico e cartaceo. Ricordare da dove veniamo. Ci serve a ribadire che non sempre vale la profezia di Marshall McLuhan: il mezzo non è sempre il messaggio. Il digitale può produrre effetti sfavillanti, ma resta un mezzo. Il messaggio è sempre e solo un altro, e cioè la relazione fra emittente e ricevente, la qualità del contenuto che si trasmette, la soddisfazione del ricevente.
La “reputazione” dell’amministrazione è il traguardo, e allo stesso tempo il frutto del lavoro di chi ci tiene e di chi ci crede. La domanda che mi sono posto dal 4 marzo, dall’inizio del lockdown, è la seguente: puoi crederci di sabato sera? Puoi tenerci alle 7 di mattina? E la risposta è stata “si, se il tuo lavoro è missione e a volte vocazione”.
Arriviamo all’inizio della pandemia: minuto per minuto messaggi, scambi, consigli, imitazioni di buone pratiche. E due conseguenze:
1) La PA diventa un cantiere sempre aperto, dove si cerca il meglio, ma non il meglio dell’esibizione, il meglio del servizio: velocità e rigore, che poi sono il sogno eterno del giornalismo.
2) La PA diventa una sola: Regioni, Comuni, Ministeri, Camere di commercio, enti, agenzie e naturalmente aziende sanitarie. La PA come unico luogo della comunicazione pubblica digitale.
La legge 151 è questo: un luogo del riconoscimento professionale, una room dove giornalisti e comunicatori hanno in mano uno schermo, un tablet, un telefonino, i vecchi ferri del mestiere e le nuove frecce dell’arco comunicativo: profili social, chat, podcast, stories, live, chatbot e tutto ciò che l’AI inventerà.
Questa casa è una casa di vetro ed è una casa del cittadino. La stiamo costruendo con PAsocial, Fnsi, Odg, Università, Compubblica, Ferpi, Associazioni civiche, Regioni, Anci, nell’ambito del governo aperto e con il decisivo impulso della Ministra Dadone.
Che c’è dentro la 151? In primis la svolta digitale, poi un’area unica con profili distinti, trasparenza, formazione permanente, apertura dell’Odg alle professioni digitali, un sistema di controlli e sanzioni, la modalità del lavoro agile. Obiettivo è uscire dal volontariato istituzionale, uscire dalla condizione di marginalità, perché il front office non è la periferia dell’amministrazione ma il suo cuore pulsante.
Nella chat di PAsocial, Francesco Di Costanzo ha scritto: “C’è chi costruisce le fake news, e lo sa fare bene. Ma noi sappiamo far meglio nel dire le cose vere”. Aggiungo. C’è chi parla da decenni “del cittadino” e non “al cittadino”. Noi stiamo lavorando per parlare al cittadino ogni giorno e su ogni tema che serva alla sua vita quotidiana. Ma bisogna farlo in modo professionale e con i professionisti.
Sergio Talamo è Direttore Comunicazione, Editoria, Trasparenza e Relazioni esterne – Formez PA e membro Direttivo Nazionale PA Social