Un nuovo paradigma culturale nella pubblica amministrazione
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Cambiamento e innovazione sono oggi tematiche che stanno alla base di ogni azienda pubblico o privata che, per sopravvivere, devono adattarsi e costantemente mutare nelle proprie logiche. In molti, infatti, per stare al passo con lo sviluppo della Società e l’ambiente esterno cercano di continuo modi per incoraggiare tale visione. Il futuro non è prevedibile, ma è possibile provare ad anticiparlo.

La scelta che la Pubblica Amministrazione italiana è chiamata a compiere è tra la rigida stabilità di un passato già sperimentato e la flessibile mutevolezza di un futuro ancora da scoprire. Modelli di gestione burocratici e gerarchici da un lato, logiche di quasi mercato e orientamento al risultato, dall’altro. Tuttavia, data la sua natura e la sua essenza, la P.A. potrebbe sperimentare un modello ibrido basato sui criteri di flessibilità ed autonomia gestionale, al fine del raggiungimento di una vera separazione dei ruoli politici da quelli delle funzioni amministrative. Ciò si potrebbe rivelare strumento di progresso, capace, forse, di traghettare il settore pubblico verso i principi di efficienza, efficacia ed economicità.

La pianificazione a lungo termine cede il passo a strategie volte a gestire al meglio le relazioni nel presente; la ricerca dell’eccellenza passa attraverso l’instabilità. Se, dunque, il futuro non è prevedibile, si può contribuire attivamente a generarlo, lavorando sulle capacità di fronteggiare l’incertezza, elaborando schemi e modelli nuovi per muoversi in una realtà che appare sempre più complessa, dove il cambiamento è ormai una dimensione strutturale del divenire piuttosto che un fenomeno occasionale ed eccezionale. Oggi il problema sta nel comprendere in che modo le organizzazioni e la P.A. siano in grado di apprendere, di mutare sé stesse e il loro modo di interazione con la Società. Il tema del cambiamento organizzativo è cruciale in quanto, proprio nel settore pubblico, appare anacronistica la persistenza di sistemi amministrativi logori da dinamiche vetuste e di una cultura rigidamente formale e burocratica, a fronte delle esigenze dei cittadini, in termini di offerta e qualità dei servizi.

Il cambiamento appare al contempo necessario e impossibile: da un lato vi è la necessità di cambiare per evitare il blocco e la crisi del sistema, dall’altro l’incapacità di farlo, di trovare la dritta via. Nella P.A., da anni, è in atto un movimento irreversibile che spinge ogni singola Amministrazione a darsi un’identità, a valorizzare la propria specificità e il proprio ruolo, attuando processi di trasformazione e, l’ondata di riforme che dagli anni ’80 ha investito le Amministrazioni pubbliche in Italia, impone, oggi, una profonda riflessione relativa all’impatto e alla vera efficacia che questi cambiamenti organizzativi hanno prodotto. Alla base dei tentativi di riorganizzazione degli apparati dello Stato, diretti anche ad una gestione più razionale e parsimoniosa delle risorse, vi è il connubio tra le esigenze di risanamento finanziario e la diffusione dei paradigmi manageriali, da cui dipende il successo e la sopravvivenza dei sistemi organizzativi complessi, che si realizzano grazie alla capacità di attuare i cambiamenti necessari per fronteggiare, da un lato, l’evoluzione del contesto societario e normativo e, dall’altro, la domanda sempre più differenziata di servizi da parte dei cittadini. Il cambiamento è dunque la condizione essenziale per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’Amministrazione pubblica, ed è proprio per questo che i processi di riorganizzazione, vanno gestiti e governati, soprattutto nelle componenti immateriali e valoriali che caratterizzano, nel profondo, il modo d’essere e di operare di un’organizzazione pubblica, costituendone il tratto distintivo.

Quali elementi di fondo dovrebbero quindi caratterizzare il nostro settore pubblico, per saper meglio rispondere alle istanze dei suoi portatori di interesse e dei cittadini? Come abbiamo visto l’adeguamento strutturale e strategico all’evoluzione della Società risulta fondamentale, serve ricostruire il ritratto di una P.A. in continua evoluzione, emergente, con un respiro europeo, in grado di confrontarsi ed interagire con i livelli di governo sovranazionali e con le amministrazioni pubbliche degli altri paesi e propendere per una visione integrata dei problemi. Non meno si richiede affidabilità, competitività e progettualità, che permettano di esprimere idee innovative, aggregare soggetti e risorse, disegnare un futuro e darvi concreta attuazione. Inoltre bisognerebbe che godesse di “stima e affetto” e fosse consapevole dell’importanza del proprio ruolo. Serve che essa sia orientata a ripensare i propri processi amministrativi e produttivi in funzione, delle esigenze e delle aspettative degli utenti e, al tempo stesso, capace di promuovere l’integrità nell’uso delle risorse pubbliche.

Una vera riforma – se vogliamo usare questo termine -, tuttavia, richiede la capacità di coniugare i tagli alla spesa con la capacità di investimento, a partire dal capitale umano che rappresenta, probabilmente, il fattore più importante. Tutto questo è possibile solo a condizione che si riesca a coniugare l’urgenza degli interventi indifferibili con la capacità di traguardare un orizzonte di medio lungo termine, operando un processo di trasformazione continua e dinamica che ci allinei alle migliori esperienze internazionali.

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