Negli ultimi anni il fenomeno della street art è diventato di dominio mondiale. Quelli che in un tempo, ormai lontano, venivano definitivi “murales”, quasi a significarne un’accezione negativa, poiché considerati “atti clandestini”, ora sono riconosciuti per quello che sono: vere e proprie opere d’arte contemporanea.
E’ evidente che, fra tanti, lo sviluppo e la celebrità si deve a quelli che, come Bansky, hanno saputo interpretare emozioni, attimi di storia, in quelle tele moderne che sono le città, i loro edifici, gli angoli più inattesi, spesso diventati protagonisti, insieme alla rete e ai social network che ne hanno favorito una diffusione globale.
Per questo motivo ho sempre pensato che fosse insensato “imbrigliarle”, chiuderle in un Museo, impedirne la visione di tutti. Decontestualizzare un’opera è privarla di una parte del suo significato, della sua essenza.
Anche in Italia possiamo vantare capolavori e grandi artisti. E anche le nostre città, da qualche tempo, hanno scoperto la bellezza di quest’arte che vive nel suo essere un “inciampo visivo”. Molte amministrazioni comunali hanno valorizzato questa tecnica, rendendola mezzo di recupero urbano, di riqualificazione di palazzi.
Diavù, romano, ha dato via al progetto “Aria”: 130 opere nelle pareti esterne delle scuole del VII Municipio di Roma, ponendo come tema quello dello sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030.
A Milano il risveglio della città, lì dove la pandemia ha colpito più che altrove, passa da un vero e proprio Festival di Street Art, in un’area che, attraverso questi interventi, acquisisce nuove forme e colori.
Ed è notizia di ieri che la street art è diventata “legge” in Puglia, con 4 milioni di euro di finanziamenti volti alla valorizzazione, alla promozione e alla diffusione della stessa: i progetti dovranno essere promossi dai singoli Comuni. È il primo intervento organico di questo settore in tutto il Paese e sono sicuro che sarà il primo di tanti.
Il nostro Paese, che al suo interno raccoglie grandissima parte delle meraviglie del nostro pianeta, oggi è davanti a una sfida senza precedenti: valorizzare, sempre di più, l’esistente, come ben sta facendo il Governo con Franceschini e far sì che possa abbracciare, simbolicamente, elementi del presente.
Un nuovo Rinascimento, sostenendo gli artisti di oggi, dandogli uno spazio, una “casa” in cui esprimersi. Perché l’arte è storia, cultura, movimento e narrazione dei cambiamenti.
Se non in Italia, dove?
Davide Di Noi è responsabile del dipartimento Cultura e Spettacolo del Partito Democratico
Il limite della Street Art è di considerare spesso l’ambiente urbano in cui interviene come un foglio bianco da dipingere, mentre ogni luogo, anche il più abbandonato, ha una storia originale, sempre meritevole di essere studiata, conosciuta e valorizzata. Vedrei bene che gli artisti si immergessero nel cosiddetto “genius loci” per riscoprirlo e testimoniarlo nelle loro opere che non necessariamente dovrebbero limitarsi a grandi affreschi: il riscatto ambientale di un borgo può avvenire per esempio con un appropriato piano del colore o la eliminazione dei vari elementi impropri quali insegne volgari o superfetazioni varie quali tapparelle o serrande metalliche o anche solo restituendo le piazze invase da occupazioni selvagge di tavolini di bar e ristoranti ai cittadini.