Regionali, amministrative, referendum. Urne chiuse, inizia lo spoglio

Si è votato domenica 20 (dalle 7 alle 23) e lunedì 21 settembre (dalle 7 alle 15) in 7 Regioni (Puglia, Marche, Liguria, Veneto, Toscana, Campania e Valle d’Aosta) per il rinnovo dei consigli e della giunta regionale. Ma non solo. Gli italiani sono stati chiamati ad esprimersi anche sul referendum per il taglio dei parlamentari. Sono andati alle urne, poi, i cittadini di 962 Comuni italiani per rinnovare i Consigli comunali e i sindaci del proprio Comune di residenza. Un vero e proprio election day.

Le elezioni regionali

Ogni Regione ha delle regole specifiche, a seconda della legge elettorale stabilita dal proprio Statuto. Vediamo nel dettaglio quali sono:

Toscana – In questa regione è ammesso il voto disgiunto (significa che l’elettore può esprimere due voti: uno per il partito e uno per il candidato, che può anche appartenere ad un partito diverso) ed è obbligatorio indicare due preferenze, un uomo e una donna. In questa Regione è previsto il ballottaggio: ma solo se nessun candidato raggiunge il 40% di preferenze al primo turno, altrimenti scatta il premio di maggioranza.

In questa sfida sono schierati la leghista Susanna Ceccardi, eurodeputata ed ex sindaca di Cascina, nota per le esternazioni molto estreme e per la sua vicinanza politica a Matteo Salvini. Per il centrosinistra unito c’è Eugenio Giani, presidente uscente del Consiglio regionale e politico esperto. Fra le novità più interessanti c’è da segnalare anche la candidatura del giovane attivista Iacopo Melio come capolista del Partito Democratico, segno di una volontà di rinnovamento e apertura.

Liguria – Il sistema elettorale vigente prevede che l’80% dei consiglieri regionali venga eletto su base proporzionale provinciale mentre il restante 20% con il sistema maggioritario. Anche in questa regione è ammesso il voto disgiunto. Corre per una riconferma il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, indicato come candidato dal centrodestra. Contro di lui c’è il giornalista Ferruccio Sansa, candidato da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che a differenza di altre regioni, qui hanno raccolto l’appello all’unità e hanno deciso di correre insieme per battere la destra.

Veneto – Si vota con un sistema proporzionale con premio di maggioranza. Non è previsto ballottaggio ma anche in questa regione è previsto il voto disgiunto e la doppia preferenza di genere. Il leghista Luca Zaia, presidente uscente corre per il terzo mandato consecutivo e sfida il candidato del centrosinistra, Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova.

Campania – Le elezioni avvengono sulla base di liste circoscrizionali per ciascuna provincia. E’ ammesso il voto disgiunto e la doppia preferenza uomo/donna. Qui il 60% dei seggi è assegnato a turno unico con premio di maggioranza. Si è ricandidato il presidente uscente, Vincenzo De Luca, che schizza per gradimento fra i governatori, soprattutto per la sua gestione dell’epidemia di Covid. A sfidarlo, come alle scorse elezioni regionali, per il centrodestra, c’è  Stefano Caldoro, scelto da Forza Italia.

Marche – In questa regione vige un sistema proporzionale a turno unico con premio di maggioranza. E’ vietato il voto disgiunto. A sfidarsi in una regione storicamente definita rossa è Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia e presidente dell’Anci marchigiana. La sua candidatura è sostenuta anche da Iv ma non dal Movimento 5 Stelle che, nonostante gli appelli all’unità, ha deciso di schierare un suo candidato con poche probabilità di successo. Contro Mangialardi il centrodestra schiera Francesco Acquaroli, deputato di Fdi. Un profilo molto estremo che non è mancato di balzare alle cronache per aver partecipato ad una cena fascista.

Puglia – Si vota con turno unico in un sistema proporzionale; gli elettori possono ricorrere al voto disgiunto. Anche qui vale la doppia preferenza. Raffaele Fitto, eurodeputato di Fratelli d’Italia ed ex presidente di Regione (dal 2000 al 2005) sfida il presidente uscente Michele Emiliano, sostenuto dal centrosinistra, in Puglia. Purtroppo la mancata unità nella Regione e la presenza di tanti candidati frammenta il voto.

Valle d’Aosta – La Regione a statuto speciale ha delle regole molto diverse: dal 2017 si applica il sistema proporzionale dove 35 consiglieri sono eletti a turno unico e alle liste singole che raggiungono il 42% dei voti è assegnato il premio di maggioranza pari a 21 seggi. Contrariamente a quanto accade altrove, qui l’elezione del presidente della regione non è diretta.

I comuni capoluogo in cui si vota

Chieti, Matera, Crotone, Reggio Calabria, Lecco, Mantova, Fermo, Macerata, Andrai, Trani, Nuovo, Agrigento, Enna, Arezzo, Bolzano, Trento, Aosta, Venezia

Come si vota per il referendum?

Ci troviamo a votare un referendum confermativo. Affinché sia ritenuto valido non è previsto dalla legge un quorum di validità (non si richiede, cioè, che alla votazione partecipi la maggioranza degli aventi diritto al voto). L’esito è comunque valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori.

Si vota per confermare il provvedimento, votato dal Parlamento, sul taglio sui parlamentari e lo si fa, semplicemente, scegliendo un Si o un No.

Il quesito che troverete stampato sulla scheda è:

“Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.240 del 12 ottobre 2019?”

Essendo un Referendum confermativo, basta scegliere tra due opzioni:

  • SI (Il numero dei parlamentari verrà tagliato)
  • NO (Il numero dei parlamentari non verrà tagliato)