La lezione della Danimarca: un nuovo futuro per gli anziani in Italia è possibile?
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Come trasformare il grande problema dell’invecchiamento della popolazione in una opportunità di lavoro per i giovani e in un miglioramento complessivo del livello di serenità della popolazione.


Essere “vecchi” in Italia oggi.

Prima delle tragiche morti a migliaia degli anziani nelle strutture piccole e grandi per COVID-19, la situazione non era sicuramente migliore, avevamo tantissime segnalazioni alle Procure per soprusi nei confronti degli anziani ospiti di case famiglia o di case di riposo in tutta Italia. Certo i maltrattamenti nei confronti di inermi anziani o disabili nelle strutture che dovrebbero proteggerli e tutelarli suscitano un’indignazione particolare nell’opinione pubblica, ma l’allarme sociale che ne traiamo è ancora basso, quasi che non si volesse scoperchiare un vaso di pandora, mentre si dovrebbe aprire una riflessione seria sul fatto che l’istituzionalizzazione non è sinonimo di protezione, e tanto meno di benessere. Per non parlare poi dei costi sociali che impone e che risultano sempre più insostenibili in una società che invecchia. Oltre all’istituzionalizzazione, il modello di assistenza agli anziani non autosufficienti prevalente in Italia è ancora “restare nella propria casa, accuditi dai familiari o da una badante”.

Le badanti in Italia sono circa 1 milione di cui solo un terzo regolarmente registrate presso l’Inps con almeno un contributo versato nell’anno e costano alle famiglie circa 10 miliardi di euro all’anno, che vanno tutti all’estero, in quanto le badanti sono tutte straniere, prevalentemente dei paesi dell’est (Romania, Polonia, Ucraina, ecc.) e mandano a casa tutti i guadagni perché non spendono niente in Italia. Già questo fatto ci dovrebbe far pensare in quanto da alcune ricerche risulta anche che a livello nazionale sono 120.000 le famiglie di persone non autosufficienti che hanno dovuto rinunciare alla badante per motivi economici. Infatti per molti, l’impegno economico è diventato insostenibile.

Migliaia di famiglie hanno utilizzato tutti i risparmi per pagare l’assistenza a un anziano non autosufficiente, alcune famiglie hanno dovuto vendere l’abitazione (spesso la nuda proprietà) per trovare le risorse necessarie, altre famiglie si sono indebitate per pagare l’assistenza e sono molte migiaia le reti familiari che si “autotassano” per pagare l’assistenza del familiare non autosufficiente. A tutto questo si aggiunge che anche quando si ricorre alla badante, l’85% degli italiani sottolinea che è comunque necessario un massiccio impegno dei familiari per coprire giorni di riposo, festivi, ferie, ecc.

In Italia c’è un esercito di alcuni milioni di persone che assiste volontariamente una persona cara non autosufficiente. Un lavoro a tutti gli effetti, estremamente importante per la società, ma i caregiver in Italia sono lasciati soli, invece di essere protetti da leggi e servizi, come avviene in molti altri paesi europei. Non ci sono posti sufficienti nelle strutture pubbliche, e quelle private risultano spesso troppo costose, con una costo medio mensile di € 2.500.

Da questo quadro emerge la necessità di cambiare le politiche nei confronti degli anziani e delle loro famiglie, trasformando gli attuali problemi in opportunità e soprattutto in lavoro per le aziende del settore e per i giovani diplomati e laureati in materie infermieristiche e sociali. Sono consapevole che sarebbero necessarie risorse finanziarie consistenti e crescenti, in considerazione del costante aumento dell’invecchiamento della popolazione, ma occorre trovare il modo per reperire tali risorse perché effettivamente il peso economico per gli anziani e per le loro famiglie è ormai troppo alto rispetto ai redditi e alle pensioni e per molti sarà difficilmente sostenibile in futuro, quindi non si può restare fermi, perché non è sufficiente stupirsi e indignarsi, ma occorre lavorare per diffondere nuove idee e sviluppare nuovi progetti.

Non ci sono ricette miracolose, ma io credo che si possa partire da alcune idee e suggerimenti su quello che è stato fatto in altri paesi europei come la Danimarca. Il percorso da intraprendere con una nuova legge è di avviare un processo di cambiamento globale in cui coinvolgere Enti pubblici e privati, Fondazioni bancarie, Università, Terzo settore, Ordini professionali (medici, ingegneri, architetti, ecc), informatici e specialisti della domotica, per creare un futuro diverso e più dignitoso per chi ha lavorato una vita e ha diritto ad una vecchiaia ed una morte dignitosa.

Dalla Danimarca nuove idee per il futuro

La Danimarca è riconosciuta a livello internazionale e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei paesi più all’avanguardia nel campo dell’umanizzazione dell’assistenza e libera scelta degli anziani. La normativa danese sull’assistenza socio sanitaria fa riferimento alla “carta dei valori danese” che interessa tutti i servizi e tutti i cittadini.

Dice sostanzialmente che:
“Tu hai diritto ad avere:
• cure personalizzate;
• aiuto e supporto per le attività quotidiane (pulizia, cibo e altre attività…);
• aiuto per mantenere e/o recuperare le abilità fisiche, sociali e mentali;
• la riabilitazione dopo la malattia;
• due colloqui l’anno dopo i 75 anni (per pianificare il tuo futuro..);
• l’assistenza infermieristica a domicilio;
• l’home care o di vivere in una nursing home;
• scegliere la tipologia di servizio che più ti si addice e se deve essere pubblico o privato…
In caso di non autosufficienza e disabilità, hai il diritto di avere:
• presidi e personale dedicato;
• l’assistenza sempre ad ogni ora (anche la notte, durante le festività e le vacanze estive ecc.);
• l’assistenza dev’essere personalizzata sui tuoi bisogni, confezionata su misura per te …”

La Danimarca non registra evasione fiscale e la loro pensione minima è di circa 800 Euro. La popolazione è costituita da circa 5. 250.000 abitanti di cui 1.5 mil. sono gli over60enni. I loro servizi di eccellenza sono l’home care (assistenza domiciliare) che raggiunge il 20 % degli anziani (in Italia il 2%), le nursing home ed i centri diurni.

La finalità dei servizi danesi è di pensare all’anziano innanzitutto come risorsa che concorre alla programmazione, gestione ed erogazione dei servizi. La logistica, l’organizzazione dei servizi e le pratiche quotidiane sono finalizzate a mantenere più a lungo possibile vitali le abilità residue degli anziani a livello cognitivo, di relazione e fisico. Per comprendere appieno gli elevati standard di qualità dei servizi socio sanitari integrati offerti ai danesi, anziani e disabili, è necessario soffermarsi brevemente su alcuni aspetti e sui livelli organizzativi del Paese. Le politiche sull’assistenza socio sanitaria danese agli anziani sono orientate dal Consiglio degli Anziani del Comune, si tratta di un organo elettivo che affianca il Consiglio comunale e la Giunta. Ogni danese che ha compiuto sessanta anni è elettore del Consiglio degli anziani (da rilevare che l’età pensionabile è sessantasette anni).

Le nursing home, che assicurano anche l’home care, non hanno nulla a che vedere con le nostre tradizionali case di riposo e le strutture protette per non autosufficienti.
Oggi sono 1.200 di cui 150 gestite dal no profit. Sono strutture costituite in media da ottanta miniappartamenti realizzati con domotica per persone di ogni età disabili o affette da demenza. Sono attrezzati con servizi di riabilitazione, laboratori e attività ludico ricreative rivolte anche all’esterno. Ogni miniappartamento, di circa 55-60mq, è fornito di angolo cottura, letto ortopedico e bagno per disabili, il mobilio e le suppellettili sono invece dell’anziano o del disabile. In ogni punto dell’abitazione è possibile non solo chiamare il personale con un apposito campanello ma, in caso di necessità, trasportarlo con un sollevatore elettrico agganciato al soffitto. Fuori la porta del miniappartamento c’è il campanello e una targa personalizzata con nome e cognome dell’abitante, nessuno può entrare senza che l’anziano o il disabile lo desideri.

L’anziano o il disabile:
• sostiene l’affitto del miniappartamento la cui cifra è costituita da una percentuale fissa sul reddito/pensione stabilita dal Comune;
• decide il livello ed il ritmo delle pulizie del suo alloggio, quali servizi “acquistare” (il corso di addestramento al personal computer, il corso di ginnastica, quello di pittura o cucina ecc.);
• può uscire all’esterno sempre e comunque (se necessario utilizzando la sedia a rotelle elettrica e la navetta della struttura):
• se è in grado può fare la spesa e provvedere ai pasti per proprio conto e usufruire della lavanderia interna con macchine a gettone, ecc.

La sala da pranzo della nursing home è aperta tutto il giorno e fornisce pasti a buffet secondo gli orari che ciascun anziano o disabile decide autonomamente e se necessario, anche nel suo miniappartamento. Il familiare può essere ospitato della nursing home per quindici giorni in miniappartamenti riservati.

I prezzi dei pasti, della lavanderia o di altri servizi sono estremamente accessibili e stabiliti dal Comune anche nel caso in cui la nursing home sia gestita dal no profit. Gli arredi e la logistica sono funzionali ma anche accoglienti con la presenza di voliere, acquari e numerose piante. Tutte le strutture sono dotate di giardini e terrazze. Dagli anni Ottanta in poi le nursing home si sono trasformate in centri polivalenti aperti alla popolazione, con palestre per la riabilitazione, per l’ergoterapia, laboratori di bricolage, musica, computer, tessuti, falegnameria, biliardo, biblioteche, arte ecc.
Responsabili delle nursing home sono infermieri, fisioterapisti o ergoterapisti ed educatori.

I centri diurni comunali sono invece finalizzati a rimettere in gioco l’anziano come risorsa, sono aperti alla popolazione di ogni età, fungono infatti anche da doposcuola e sono gestiti proprio grazie all’aiuto dei pensionati. Dedicano particolare attenzione allo studio della cultura locale, alla pratica dei mestieri tradizionali, alla creatività e al mantenimento delle abilità residue di anziani e disabili.

Il centro diurno danese è attrezzato di falegnameria, scuola e laboratorio di musica dove i giovani possono incidere compact disk, laboratorio artistico e di tessitura, sala biliardo, teatro, aula con postazioni informatiche per l’addestramento all’utilizzo della posta elettronica e di internet, zona didattica, sala pranzo a buffet aperta ai cittadini, bar.

I centri privati sono soggetti agli stessi standard dei servizi pubblici in merito a qualità, efficienza e all’adeguamento dei prezzi dei servizi che utilizza la popolazione. Solo una piccola percentuale di danesi comunque sceglie i servizi privati. Notevole ruolo hanno a livello nazionale e locale le federazioni degli anziani (club locali per pensionati). Due sono quelle con maggior peso politico, ciascuna ha circa 450.000 soci e svolge funzioni di indirizzo delle politiche socio sanitarie e nella tutela degli anziani e disabili.


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