“Se non riaprite le scuole per i bambini si prospettano soluzioni molto più rischiose”
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Gentile Prof. Locatelli, 

Spett.le Comitato Tecnico Scientifico

Ad un settimana dall’ingresso nella cosiddetta “Fase Due”, molti lavoratori e lavoratrici hanno ripreso le proprie attività professionali, e con essi molte famiglie hanno lentamente ripreso a vivere una routine più simile a quella precedente al contagio.

Con una principale differenza: le scuole ed i servizi per l’infanzia restano, ad oggi, ancora chiusi, senza un’indicazione chiara delle tempistiche e modalità della loro riapertura.

Siamo ben consapevoli di come il contenimento del contagio sia il principale presupposto per il ritorno alla normalità, e di come le scuole siano un luogo di assembramento e di contatto. Non ci sfugge dunque la ratio che ne ha decretato la chiusura negli scorsi mesi.

È però altrettanto vero che la necessità di affidare i figli a qualcuno durante la giornata lavorativa sta già portando alla nascita di moltissimi asili abusivi e altri “centri gioco”, assolutamente impossibili da tracciare e nei quali siamo purtroppo certi che non sono rispettate le norme di distanziamento sociale. Nel migliore dei casi, invece, i bambini sono affidati ai nonni, che appartengono proprio alla classe d’età a più alto rischio, e verso i quali i contatto dovrebbero essere limitati il più possibile.

Non possiamo fare finta che tutto ciò non stia accadendo.

Rischiamo così non solo di arrecare un grave danno ai bambini e alle loro famiglie, ma di favorire allo stesso tempo anche la diffusione dell’epidemia.

Sono circa 8 milioni i minori di 14 anni che con le loro famiglie attendono delle risposte. E’ paradossale che si discuta nei dettagli su quando e come riapriranno parrucchieri e bar, mentre non c’è analoga attenzione ai problemi di milioni di famiglie e ai rischi che, in assenza di indicazioni, tante famiglie si stanno assumendo nel silenzio.

La scelta delle misure di minimizzazione del rischio comprende necessariamente la valutazione di trade-off, di modo che la fase di convivenza col virus sia sostenibile e le misure di distanziamento sociale arrechino meno danni possibili alla popolazione.

Nel caso della chiusura delle scuole, riteniamo che il costo sociale, educativo, relazionale ed umano sia troppo alto perché essa possa protrarsi con tempistiche indefinite, e senza alcuna misura di alleviamento degli effetti collaterali. Specie di fronte al rischio che tutto ciò sia vanificato dalla nascita di soluzioni abusive e fai-da-te che possono rapidamente accendere nuovi focolai impossibili da contenere.

Non ci sfugge inoltre che l’evidenza epidemiologica ad oggi disponibile sia concorde nell’attribuire alle scuole un ruolo minore nella diffusione dell’epidemia rispetto alle attività produttive, ed ai bambini una capacità di contagio attivo e passivo nettamente inferiore rispetto al resto della popolazione.

I rischi potenziali della riapertura di scuole e servizi educativi sono incerti, probabilmente limitati e comunque spesso stimati su un modello “on-off”, che non tiene conto delle molte misure di tracciamento e mitigazione del rischio che si possono attuare in contesto scolastico, dalla turnazione ai test periodici a tappeto, dall’uso di DPI e spazi esterni alla riduzione del numero di studenti per classe.

Dall’altro lato invece l’impatto negativo della chiusura su bambini e ragazzi è chiaro, documentato e molto preoccupante. 

Specie per gli allievi più giovani, nella fascia 0-6, i rischi per la salute fisica e psicologica sono più che rilevanti: mancanza di apporti educativi, di socializzazione, assenza quasi totale di attività motoria, peggioramento delle abitudini elimentari, gravi gap formativi.

Si segnala inoltre che il preoccupante aumento delle violenze domestiche riportate durante la quarantena testimonia che molti bambini rischiano di essere esposti a contesti famigliari pericolosi, ai quali si sommano la condizione di povertà ed insalubrità dell’ambiente domestico alla quale molti bambini sono purtroppo esposti.

La stessa condizione di indigenza famigliare porta con sé l’impossibilità di servirsi di una baby sitter, la possibile o probabile assenza di una stabile connessione internet o di dispositivi informatici fondamentali per la didattica a distanza, oltre che l’assenza di adeguati materiali educativi e, nei casi peggiori, di cibo salubre.

Un’ultima grave preoccupazione riguarda la condizione dei bambini con bisogni educativi speciali o affetti da disabilità. Se l’esposizione prolungata ai dispositivi elettronici, dovuta all’impossibilità per i genitori di dedicarsi ai figli e nel contempo lavorare, già rischia di danneggiare gravemente lo sviluppo psicologico dei bambini, nel caso di bambini con particolari fragilità può risultare in danni di enorme entità in una fase delicatissima dello sviluppo cognitivo ed affettivo.

L’insieme di tutte queste difficoltà, che le famiglie sono chiamate ad affrontare da sole e senza risorse adeguate, rischia inoltre di destabilizzare la serenità domestica e ed esacerbare il già precario equilibrio dei contesti famigliari più complessi.

Vi consegniamo dunque un accorato invito a riflettere sulle riaperture scolastiche e dei servizi per l’infanzia non solo da una prospettiva epidemiologica, ma soppesando attentamente le gravi conseguenze educative, psicologiche e di salute che il perdurare dell’isolamento può avere sui bambini e sulle loro famiglie.

Serve dunque operare per programmare le riaperture delle scuole, con tutte le dovute e necessarie precauzioni per la salute dei bambini e del personale scolastico. Siamo convinti che questo sia una priorità e che i ricchi contributi della comunità scientifica, di esperti della scuola, think-tank, organizzazioni internazionali e educatori, nonché gli esempi di altri stati europei, abbiano suggerito soluzioni operative in grado di garantire una riapertura di scuole e asili in un contesto di sicurezza e tracciabilità di eventuali focolai, magari prendendo in considerazione attività all’aperto in giardini e parchi, in piccoli gruppi sempre uguali con procedure per la misurazione della febbre e la sanificazione di spazi e materiali.

Ci auguriamo dunque che il suo Comitato si attivi per la definizione di protocolli specifici, che considererà adeguati al contesto, e lavori con solerzia ad un piano per la riapertura delle attività educative già da maggio.

Cordiali saluti,

Lia Quartapelle
Laura Boldrini
Elena Carnevali
Rosa Maria Di Giorgi
Chiara Gribaudo
Vanna Iori
Beatrice Lorenzin
Debora Serracchiani
Paolo Siani
Serse Soverini
Alessia Rotta
Paola Boldrini
Flavia Nardelli Piccoli

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