Senza tetto né legge: bisogna combattere contro la povertà, non contro i poveri
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Il Covid 19 sta producendo povertà, paura, lacerazioni sociali e distanziamento di coscienze. Alcuni paragonano la pandemia ancora in corso ad una guerra e vengono in mente le parole di Bertold Brecht, ne “La guerra che verrà”, quando ricorda che “Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente”.

Dicono che il virus è democratico, perché colpisce poveri e ricchi.

In realtà non è così.

In una società che ha smarrito il senso dell’equità, ogni crisi, soprattutto quando è grave come questa, colpisce la povertà due volte. Lo dimostrano le aberrazioni di queste ultime settimane, quando si è giunti a sanzionare e multare persone senza tetto, come novelli untori, perché “non obbedivano all’ordine di rimanere in casa”. Senza nemmeno chiedersi come fa a restare in casa chi una casa non ce l’ha.

Come se la povertà fosse una colpa ancor più grave in questa situazione, come se le cinquantamila persone senza dimora nel nostro paese avessero scelto la loro condizione. Come se il fatto di non avere un medico di base e di non potersi curare, se non ricorrendo al pronto soccorso, dipendesse dalla volontà di chi vive in strada e non da una legge, sbagliata, del nostro Stato.

Di fronte a questa assurdità inconcepibile non si può restare inerti, nonostante la gravità del momento ci impegni su tanti fronti, anche personali e familiari.

E quindi noi di Avvocato di strada stiamo mettendo a disposizione le nostre competenze e la nostra passione. Impugneremo nei Tribunali ogni multa e sanzione e ne dimostreremo l’assurdità logica prima ancora che giuridica. Ma prendersi cura delle persone senza dimora ci spinge, oggi, ad andare oltre la tutela giuridica, per quanto indispensabile.

Per questo abbiamo scritto al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di regione ed ai Sindaci, spiegando loro che multare i poveri non serve a niente. Servono case o ricoveri, anche utilizzando immobili pubblici o capannoni vuoti. Serve uno sforzo per dare ad ogni persona che abbia perso la residenza un medico di base, non solo perché è giusto, ma perché la salute pubblica è il prodotto della salute di ciascuno, quale che sia la sua condizione. Serve aiutare le persone ad uscire dalla strada. Serve lottare contro la povertà e non contro i poveri.

E’ importante soffermarsi su questo punto.

Perché nel momento in cui scrivo nessuno sa quando questa situazione tornerà alla normalità, ammesso che la “normalità” precedente sia poi così desiderabile. Alla fine, la pandemia non ha fatto che mettere in drammatica evidenza le fondamenta fragili di una società dominata dall’individualismo diffuso, al servizio degli interessi di pochi.

E, prima della pandemia, era già partita l’offensiva, anche legislativa, di una parte di società che fa dell’esclusione, della lotta fra poveri, la sua unica pratica politica. Basta guardare gli effetti dei cosiddetti “Decreti sicurezza” e la battaglia giudiziaria che ne è scaturita, per garantire la residenza ai richiedenti asilo. E le decine di ordinanze dei Sindaci contro i poveri, per negare loro la residenza, per scacciarli dai territori e perfino per vietare loro di stendere la mano per chiedere l’elemosina.

Ordinanze impugnate e fatte annullare, ma che alcuni Sindaci continuano ad adottare. Il rischio è che adesso questa dinamica possa aggravarsi, anche solo a causa delle conseguenze economiche della crisi sanitaria. Le persone in strada sono sempre di più e sempre più emarginate.

Diventerà forse più difficile tutelare i diritti dei deboli. E più prezioso.

Continueremo a farlo. Perché tutelare i diritti dei deboli significa, alla fine, difendere i diritti di tutti.


Antonio Mumolo è Presidente di Avvocato di strada Onlus

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