Prendiamoci “cura” delle donne
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Cosa faranno le donne durante la ricostruzione? Questa è la domanda, lanciata un mese fa dal sito www.ladynomics.it, alla quale hanno risposto 39 donne con video di due minuti, raccontandoci le loro #ideexdomani.

L’obiettivo era quello di capire se, nonostante le differenze, vi fosse un comune denominatore “di genere” che permettesse di individuare un diverso sguardo delle donne sul mondo. Abbiamo avuto in questo modo un’ulteriore conferma di quanto già pensavamo, e cioè che sì, questo sguardo delle donne esiste e, se accolto, potrebbe rendere l’Italia un paese davvero migliore.

Quello che emerge da #ideexdomani è infatti la consapevolezza che ciò che unisce tutte le donne in fondo, nonostante i mestieri e percorsi di vita più differenti, è la dimensione della cura.

Questo valore si rivela infatti alla base di ogni desiderio o aspirazione a (ri)costruire un mondo più umano, solidale, attento agli altri e al loro benessere, soprattutto gli/le invisibili, un mondo che vuole un’economia al servizio delle persone e non al loro comando. Si tratta di un comune sentire che si può osservare non solo sui temi che riguardano direttamente le donne ma anche in tutti i settori della politica, del sociale e dell’economia.

Tra le donne impegnate in politica e nella difesa dei diritti, ad esempio, la cura viene declinata nel desiderio di una democrazia integrale e paritaria, di una Costituente al femminile e di un giusto valore alle professioni più vicine alle persone come quelle sanitarie e sociali.

Per chi è attenta alla crescita delle persone, la cura ricorre ancora nelle proposte di educazione sanitaria e al pensiero scientifico, nel tutoring e mentoring per le giovani, nei progetti di genere nelle scuole e nella formazione per gli adulti.

Certo non mancano mai i temi direttamente riconducibili alle donne: le richieste per nuovi diritti e tutele per lo smart-working si accompagnano a quelle per la condivisione del lavoro familiare, per i congedi parentali, per gli interventi per la violenza contro le donne, domestica e sul lavoro, per la soluzione dei conflitti familiari e per l’emancipazione economica e sociale.

La cura ricorre però sempre anche in mondi molto distanti tra di loro. Se nel sociale si vogliono valorizzare le diverse capacità delle donne disabili, tutelare le famiglie monogenitoriali o le caregiver di anziani, nell’imprenditoria femminile si intende sempre includere ma facendo rete per promuovere il Made in Italy, sostenere le donne della filiera agroalimentare, per attivare start-up di turismo diffuso, di moda circolare, di business collaborativo, o di microimprenditoria per le donne migranti.

Questo approccio raggiunge anche il mondo dell’informazione e della cultura: nella comunicazione istituzionale, che si vorrebbe più umana, nel giornalismo, che dovrebbe saper cogliere le ricadute sociali delle politiche, ma anche nel teatro, per sostenere i giovani o nel riconoscimento dell’impresa culturale.

La ricostruzione passa quindi sempre attraverso nuovi e antichi diritti, nella consapevolezza che solo l’inclusione e il superamento delle diseguaglianze potranno incidere su un aumento reale del PIL.

Uno sguardo, quello delle donne, che propone certamente valori e priorità differenti da quelle che hanno dominato la vita pubblica degli ultimi decenni ma che vanno riscoperti proprio perché l’attuale crisi impone una maggiore attenzione alle persone.

Non sappiamo se e fino a che punto questa visione verrà accolta nella società, nell’economia e nell’agire politico, ma abbiamo la certezza che ce ne sarebbe un gran bisogno per (ri)costruire il paese. Per questo motivo le donne hanno, soprattutto in questo momento, la responsabilità di proporre le proprie #ideexdomani in modo consapevole e condiviso, trovando una sintesi che trasformi gli sguardi individuali in voce e forza collettiva.

Link a video riepilogativo e video individuali: https://www.ladynomics.it/il-futuro-che-vogliamo-le-nostre-ideexdomani/

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