Quando abbiamo saputo di dover chiudere le porte della scuola ai nostri alunni ci siamo sentiti quasi a lutto, la sensazione di poterli perdere ci ha buttato nello sconforto. Come avrebbero fatto senza di noi e noi, come avremmo fatto senza di loro? Noi, Istituto Comprensivo Statale Giovanni Falcone, con quasi 700 alunni, dall’infanzia alla secondaria di primo grado, che siamo diventati un punto di riferimento per il quartiere.
Un quartiere della periferia nord della città di Palermo, degradato e ricoperto di preconcetti. Povertà, illegalità, la parte più interna dello Zen: lo Zen 2. Un quartiere chiuso, privo di possibilità di confronto, nessun palermitano “passa” dallo Zen, bisogna andarci di proposito e con un valido motivo; i suoi abitanti per spostarsi di un paio di chilometri dicono “scendiamo a Palermo”.
Ma qui vivono i miei bambini, con i loro occhietti vispi e colorati come gli occhi di tutti i bambini del mondo, ma con una differenza: non sempre questi occhi hanno la possibilità di vedere cose belle, anzi alcune cose belle neanche le conoscono, né le sognano. E come potrebbero, come si può sognare una cosa di cui non si conosce l’esistenza? Bisognava rimboccarsi le maniche e fare sentire la nostra presenza in qualche modo, bisognava che sapessero che continuavano a costituire l’obiettivo delle nostre azioni. Ecco, dunque, la cosiddetta didattica a distanza: ma come si fa la didattica a distanza quando l’unico dispositivo presente a casa è un cellulare con dei giga limitati? E come si fa la didattica a distanza quando le tavole sono vuote?
Il senso di comunità tipico della Falcone allora si è messo in moto e in breve tempo ha sperimentato un modo per fare arrivare la spesa in ogni casa in cui c’era una situazione di bisogno: messo a disposizione il conto corrente della scuola (IBAN IT69C0306904612100000046019) e attivata una convenzione con un centro commerciale vicino (Centro Olimpo) che aggiungerà un 5%, si sono fatti buoni spesa, mandati via WhatsApp (ad oggi quasi 300 buoni del valore di 50€ ciascuno). Ma anche un modo per fare didattica a distanza: attraverso videochiamate, messaggini, schede fotocopiate da ritirare a scuola .
In realtà, infatti, la scuola non ha mai chiuso del tutto: dalle 8 fino a dopo le 17 c’è sempre qualcuno. Soprattutto ci sono io con i miei due angeli, primo e secondo collaboratore: Giuseppe Virone e Daniele Agosta.
Ma non ci siamo fermati qua: grazie al supporto del ministero sono arrivati i primi 35 notebook, immediatamente distribuiti ai ragazzi del terzo anno della secondaria, più di 60 tablet, acquistati in pochissimo tempo, sono stati destinati, ai ragazzi con maggiori difficoltà, quelli che fanno più fatica e che si sentono più soli, per provare a coinvolgerli maggiormente. E poi, magia della solidarietà italiana sono arrivati altri dispositivi da Bergamo, una delle città più colpite da questa emergenza, portati dalle Iene.
E non basta la lezione, ormai su piattaforme (Zoom o Google suite), gli insegnanti cucinano biscotti e dolci insieme agli alunni, suonano insieme a loro e fanno anche ginnastica. E ancora, lavoretti per la festa del papà, per l’arrivo della primavera, per Pasqua e per la festa della mamma e per finire video meravigliosi per non dimenticare il 23 maggio che quest’anno ha assunto per noi un valore unico: nelle case dello Zen sono stati fatti disegni, scritti testi, recitate poesie e canzoni in memoria dei giudici Falcone e Borsellino contro la mafia e l’illegalità.
Essendo sede di Osservatorio contro la dispersione scolastica, abbiamo supportato, con il lavoro delle psicopedagogiste, anche le situazioni in cui bambini o intere famiglie manifestavano disagio. Nel frattempo, accompagniamo i ragazzi del terzo anno verso gli esami provando ad attrezzarli nel miglior modo possibile per farcela senza di noi dal prossimo anno (anche se, come nostra abitudine, continueremo a seguirli da lontano).
E adesso? Adesso sto cercando consensi e autorizzazioni per aprire almeno l’esterno della scuola, certo, significherà rinunciare totalmente alle vacanze, ma ormai sono sette anni che sto lontano dalla scuola solo una settimana l’anno, penso che ne valga la pena.
Daniela Lo Verde è la dirigente dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone dello Zen 2 di Palermo