Negli insulti sul web un messaggio di annientamento, dobbiamo reagire. Parla Anna Rossomando
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“Tutti alla camera a gas”, “Questa gente è da eliminare in toto”, “Vai a lavare i piatti”, “Chiudetela in una stanza con quattro amici suoi”. Sono solo alcuni tra le centinaia di insulti di cui è stata oggetto Anna Rossomando, senatrice del Pd e vicepresidente dell’Aula di Palazzo Madama, dopo aver rilasciato un’intervista a Fanpage in cui si dichiarava a favore del processo a Salvini sul caso Open Arms. Un caso che nei prossimi giorni arriverà in Aula dopo il passaggio in Giunta per le elezioni.

Tantissimi gli attestati di solidarietà arrivati alla senatrice, ma è tanta anche l’amarezza che sentiamo nella sua voce, sentendola per Immagina.

Senatrice, come spiega attacchi di questo tenore, ancora una volta indirizzati verso una donna?

Sicuramente c’è una forte componente sessista, ma c’è un problema più generale di violenza esercitata sui social da non sottovalutare, perché diretta verso chiunque esprima un’opinione diversa. La mia intervista aveva dei toni molto pacati, eppure la reazione è stata spropositata. C’è un messaggio di annientamento di chi non condividi, un fatto pericoloso a cui bisogna reagire, innanzitutto aumentando la sensibilità dell’opinione pubblica verso questi fenomeni. Per questo è necessario agire per migliorare una coscienza diffusa di civismo.

Non crede che anche un pezzo di politica abbia le proprie responsabilità?

Be’ chi viene prevalentemente attaccato è quasi sempre chi parla di tolleranza e integrazione, ma credo che vadano misurati anche quelli che prendono le distanze. Certo, spesso ci sono anche esponenti politici che dividono, perché conta prendere le distanze ma anche essere da esempio. Ricordo ad esempio gli attacchi a Laura Boldrini, che arrivavano non solo da anonimi profili social ma anche da esponenti politici, e non posso dimenticare quando su un palco della Lega venne raffigurata con una bambola gonfiabile. Sono comportamenti che sicuramente creano un clima favorevole, non prendendo le distanze e usando un’aggressività verbale fuori misura. Però il mio auspicio è di voler arrivare a coinvolgere tutti nella condanna di simili episodi, fuori e dentro la Rete. Ad esempio non mi ha fatto piacere che sul voto per la commissione contro l’odio proposta dalla senatrice Segre, non ci sia stato un voto unanime. Il momento alto è riuscire a coinvolgere tutti, e dunque mi preoccupa se non tutti prendono le distanze.

La Lega o il senatore Salvini le hanno espresso solidarietà?

No, in effetti no. E questo ovviamente mi dispiace perché non è per me che lo avrebbero fatto. Per fortuna ho ricevuto tantissime attestazioni di vicinanza che mi hanno fatto sentire che il nostro circuito democratico è vivo e vitale.

Perché secondo lei vengono prese di mira soprattutto le donne?

Sicuramente c’è ancora una cultura misogina in cui è mal tollerata la presenza delle donne. E quando si deve aggredire una donna, lo si fa spesso con insulti di natura sessuale. Una vera e propria forma di violenza, perché annulla la personalità riducendoti a oggetto.

Servono strumenti legislativi più forti?

Sì, sicuramente sì perché la Rete è uno strumento straordinario di diffusione ma in cui vige una eccessiva semplificazione dei messaggi, una questione importante perché attiene a come si forma il consenso. Come salvaguardare la consapevolezza e l’autonomia di giudizio delle persone? È certamente un tema nuovo per la democrazia, ogni epoca ha affrontato delle sfide di avanzamento dei diritti in un quadro mutato e questa è sicuramente la sfida del nostro millennio.

Veniamo al motivo per il quale è stata presa di mira: la sua presa di posizione a favore del processo a Salvini per il caso Open Arms. Ce la spiega?

È un tema che mi sta molto a cuore perché attiene alla libertà delle persone. Quello che ho spiegato nell’intervista è che non si tratta solo di migranti, quanto il fatto che oggetto della nostra decisione al Senato era di scongiurare l’ipotesi che il potere politico possa essere esercitato al di fuori della legge. Il caso Diciotti, dove si è stabilito che l’interesse pubblico coincide con l’interesse politico della maggioranza, tale da poter sacrificare la libertà dei singoli, non ha precedenti nella storia non a caso. Il succo è quello: il fatto che si rischi di perdere sensibilità su un tema simile oggi deve preoccupare. Perché quello che oggi è in gioco non è Salvini, ma la democrazia liberale.

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1 COMMENTO

  1. Ho espresso la solidarietà mia personale alla Senatrice Anna Rossomando. Desidero rimarcare che la potenza dei social andrebbe contenuta entro confini più netti che non dovrebbero mai essere superati . Purtroppo non è così e questo a mio parere è il grande limite non solo di facebook. Quando si segnala un commento in realtà alla fine ti viene consigliato di bloccare il soggetto che ha postato. Praticamente il messaggio che passa è di non combattere l’interlocuore ma di ucciderlo. Regole comportamentali chiare potrebbero migliorare la qualità dei rapporti.

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