Un nuovo paradigma per combattere povertà e disuguaglianze
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L’acuirsi delle disuguaglianze sociali e l’aumento di vecchie e nuove povertà è il grande tema del nostro tempo. È un fatto internazionale e intra-nazionale: se è vero che appaiono sempre più evidenti gli squilibri tra diversi Paesi e aree del mondo in termini di sviluppo, distribuzione della ricchezza, accesso a beni primari come cibo, salute e istruzione, è altrettanto innegabile che anche all’interno di molti Paesi del ricco Occidente, e l’Italia non fa eccezione, assistiamo da tempo a un allargamento della forbice sociale. Queste differenze sono state evidenziate in tutta la loro crudezza dalla recente pandemia di Covid-19, ma erano assolutamente preesistenti.

Esse sono frutto prevalentemente di politiche pubbliche che, quantomeno negli ultimi 30-40 anni, si sono orientate alla fiducia di una capacità auto-regolatrice dell’economia di mercato; si tratta di un pensiero che ha sedotto trasversalmente pressoché tutte le principali famiglie politiche, sebbene con sfumature e intensità diverse.

Oggi questo pensiero, che fa il paio con un approccio predatorio verso le risorse naturali, mostra tutti i propri drammatici limiti e impone una revisione di molti paradigmi; una revisione che, dal punto di vista dei destini dell’umanità, riparta da un principio egualitario e redistributivo e, dal punto di vista della conservazione del nostro Pianeta, si orienti verso una necessaria e marcata sostenibilità.

Pensiamo ad esempio alla filiera alimentare, dagli squilibri nella produzione del cibo, concentrata in aree iper-sfruttate e devastate, alle insopportabili disuguaglianze nell’accesso ai beni alimentari, con popolazioni iper-nutrite e altre che muoiono di fame. Ho citato il più primario dei beni, il cibo, per usarlo come emblema poiché, come ci ricorda l’economista e Premio Nobel Amartya Sen, la fame e la malnutrizione di milioni di persone, anche in Europa, non sono “una questione di cibo”, ma “un problema di natura economica”.

Questo vale praticamente per tutte le disuguaglianze e le povertà (utilizzo il plurale perché non esiste soltanto la povertà economica) e rende ancora più evidente il ruolo-chiave del decisore politico. All’elemento della necessità si unisce quello dell’urgenza, della capacità di aggredire i temi e le ingiustizie, con coraggio.

Prendiamo il nostro Paese: tutti noi possiamo notare una vera e propria mortificazione di ampi strati della popolazione a causa di un perenne senso di ingiustizia e di impotenza. È alla politica che spetta la tempestiva e incisiva messa in campo di azioni, policies, in grado di migliorare il funzionamento del sistema-Paese, modernizzarlo, riformare radicalmente la macchina-pubblica per renderla in grado di reggere l’attuazione di politiche di riduzione delle disuguaglianze. È un punto non trascurabile: la riforma degli ingranaggi dell’amministrazione pubblica italiana sono determinanti affinché decisioni anche importanti non siano frenate in fase attuativa e applicativa fino a perdere potere di incidere. Durante l’emergenza Coronavirus lo abbiamo visto con estrema chiarezza.

A ciò si aggiunge anche l’attualissima questione del divario digitale, che segna disuguaglianze tra territori, molti ancora non raggiunti da connessioni veloci, tra imprese e tra famiglie. Nell’evolversi del mondo del lavoro e della formazione, questo aspetto condiziona sempre di più le possibilità di lavorare da remoto, di accedere alla didattica a distanza e di sfruttare appieno le potenzialità del web per l’informazione, il lavoro e l’istruzione. Anche di questo, in particolare durante il lockdown, abbiamo avuto una netta evidenza.

Potermi occupare di queste tematiche, grazie al ruolo di Responsabile del Dipartimento nazionale che il Partito Democratico ha voluto dedicarvi, è per me una grande sfida. La mia intenzione è quella di affrontarla con un approccio all’insegna del coinvolgimento e dell’approfondimento. Ci sono soggetti associativi, del mondo del volontariato e del terzo settore che seguono quotidianamente queste problematiche e ci sono realtà di studio, di ricerca e di cittadinanza attiva avanzatissime che possono supportarci, come politica, ad assumere orientamenti, proposte e decisioni partendo rigorosamente da dati, esperienze e buone pratiche, una sana abitudine a cui la politica scarsamente ricorre.

Nel nostro agire dovremo tenere sempre chiaro in mente che ci sono persone, famiglie, bambine e bambini, che vivono in condizioni economiche distanti in modo inaccettabile dalla parte più ricca della popolazione, e sui piccoli ha conseguenze drammatiche anche di impoverimento educativo e di opportunità future. Permangono gravissime disuguaglianze sociali, economiche, di genere, di accesso a istruzione e lavoro, di accessibilità, di diritti e territoriali. Poi penso a quelle generazionali, a quelli della mia età o poco più giovani che lavorano come rider, operatori di call center, nell’edilizia o come corrieri e vivono una disparità di garanzie, salari e tutele intollerabile rispetto alle generazioni precedenti.

L’emergenza Coronavirus ha acuito problemi che però esistevano anche prima. Dobbiamo uscire dalla retorica che ridurre i diritti aumenta la competitività, un veleno culturale che ha contaminato anche la sinistra. Non sarà un caso se, nel voto del marzo 2018, come PD e centrosinistra siamo elettoralmente cresciuti nei centri urbani e tra i ceti più benestanti e abbiamo perso nelle aree periferiche, tra operai, giovani, inoccupati e precari. Nel nostro Paese, da tempo, si è bloccato l’ascensore sociale. Dobbiamo provare insieme a farlo ripartire.


Alessandra Nardini è responsabile dell’area Disuguaglianze e Povertà del Partito Democratico

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1 COMMENTO

  1. Precarizzazione del mondo del lavoro, disoccupazione tecnologica, sviluppo sostenibile, disuguaglianze crescenti, crisi climatica, stress e depressione epidemici, parità di genere, bullshit jobs.

    Più si allarga lo sguardo, più sono gli indizi che puntano verso la stessa direzione.
    Il nuovo paradigma si chiama Reddito di Base Universale, Individuale, Incondizionato.

    https://www.facebook.com/groups/IstituzioneRedditoDiBaseUniversalePetizione/permalink/652142035630278/

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