La Camera dei deputati ha approvato all’unanimità la legge delega, proposta dal Partito Democratico, che semplifica e potenzia le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’Assegno unico e universale. Non faccio giri di parole: siamo di fronte a una riforma epocale. Possiamo rendere memorabile questa legislatura anche con questa proposta, se sarà definitivamente approvata e poi presto finanziata. È un po’ come quando si fece, nel secondo dopoguerra, la riforma agraria; oppure quando si approvò l’istituzione del Servizio sanitario nazionale. Ci sono riforme che hanno segnato, svoltato e cambiato la storia dell’Italia: con l’introduzione dell’assegno unico può ancora essere così.
Partiamo dai fatti: oggi in Italia, ormai da molti anni, abbiamo un numero medio di figli per donna molto basso. Senza un forte ricambio demografico chiudono gli asili e le scuole, il sistema previdenziale va in ginocchio, i consumi e la produzione flettono. Ma, soprattutto, si perde fiducia nel futuro, diventiamo un Paese impaurito, in difesa.
Il basso tasso di natalità non dipende solo da motivi economici, tant’è che il Governo ha proposto al Parlamento anche l’approvazione del cosiddetto Family Act, che si concentrerà sui servizi ai minori, sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sugli incentivi al lavoro femminile, ecc. Ci sono poi altre ragioni della bassa natalità: una cultura talvolta edonistica, il ritardo nell’età media in cui si ha il primo figlio, eccetera. Ma ci sono anche molti limiti nelle attuali misure di sostegno economico.
La proposta prevede dunque che, anche progressivamente, si possano aggiungere risorse e allinearci agli stanziamenti di molti altri Paesi europei. Serve cioè una dote economica robusta. In secondo luogo, vogliamo una misura equa, che aiuti davvero i genitori, specie delle famiglie numerose: ogni figlio vale uno e dopo il secondo figlio si prevede una maggiorazione. Inoltre, la misura diventa semplice: ne aboliamo otto e si passa a una sola. Si tratta poi di una misura universalistica: tutti vi accedono, pur con criteri di progressività. Infine, l’Assegno sarà continuo, così da poter contare su risorse certe ogni mese, a prescindere dalla condizione lavorativa o di stato civile.
Funzionerà? Non lo sappiamo, ma abbiamo buone ragioni per crederlo, soprattutto tenendo conto di ciò che si fa all’estero e dei risultati ottenuti: introducendo forti sostegni economici, il tasso di natalità è cresciuto ovunque.
Tra le novità, c’è anche il modo con cui sarà concesso l’Assegno: in cash all’inizio del mese o attraverso il credito d’imposta. Abolite dunque le detrazioni, che non danno il senso del valore dell’aiuto da parte dello Stato e che escludono gli incapienti dal beneficio. Superati anche gli assegni familiari, che non aiutano chi non ha un lavoro dipendente.
Ci sono peraltro ragioni profonde che spingono a sostenere questa nostra proposta. Generare è anzitutto una straordinaria esperienza di legami tra madre e figlio, tra padre e figlio. Rafforza i genitori e la stabilità affettiva. Consente di vivere la fratellanza, che è la prima e principale esperienza di rispetto, complicità, condivisione, senso del limite. Chiama la reciprocità tra parenti. Permette di intuire il mistero della vita e di comprendere il susseguirsi delle generazioni. Promuove il mutuo aiuto morale e materiale.
Questa dunque è la cornice: siamo di fronte a una legge delega e quindi il Governo sarà chiamato ad approvare i decreti legislativi, non prima però di aver trovato le risorse che ancora mancano. Oggi infatti noi disponiamo di circa 15,5 miliardi di risorse, derivanti dalle misure da abrogare. Ne servono altri sei o sette, di modo che nessuno ci perda rispetto alla somma delle misure oggi vigenti e che molte famiglie ottengano invece di più.
L’Assegno unico si colloca dunque, come chiaramente indicato nella sua norma finanziaria, nella più ampia riforma fiscale. Nella prossima legge di bilancio e nella scelta di come destinare parte dei nuovi fondi UE possono essere trovate le risorse, necessarie per realizzare una riforma epocale. La Camera dei deputati, con il suo voto all’unanimità, ha espresso con chiarezza il suo favore. Ora completiamo una bella pagina della politica italiana.
L’universalismo è la strada giusta. Dei diritti e dei doveri.
Prossimo passo, un Reddito di Base Universale, Individuale, Incondizionato, come discusso e sperimentato in tutto il mondo:
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