Nuovi italiani e cittadinanza: tra realtà, speranze e aspettative
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Da alcuni anni nel nostro paese si discute spesso della riforma della legge della cittadinanza tra chi si schiera a favore e chi contro. Una riforma tanto attesa quanto sperata dalle seconde generazioni presenti in Italia (oltre 1 milione di ragazzi e ragazze secondo i dati ISTAT) i quali dopo aver effettuato un percorso di studi, di formazione e di lavoro, attendono di essere riconosciuti anche sulla carta come Italiani a tutti gli effetti esercitando in pieno i propri diritti e doveri.

Le seconde generazioni, ricordano ancora, con tanta amarezza, “l’illusione ottica” del mancato raggiungimento di tale traguardo, il sogno di una vita andato in frantumi per l’inadatta gestione politica di tale questione probabilmente diventata scomoda e frutto di una propaganda di una certa politica che vedeva tale riforma come un pericolo.

Da dove bisogna ripartire oggi?

Bisogna in primis contrastare qualsiasi forma di fake news inerente la vita sociale ed economica delle seconde generazioni in Italia, ascoltando attivamente le loro proposte in uno schema partecipativo e condiviso con la società civile italiana e cercando altresì di rimuovere la barriera invisibile che crea una separazione “Noi/Voi” e prendendo in considerazione i “nuovi italiani” in un nuovo schema inclusivo “Noi Italia / Noi comunità”. Mettere in risalto i valori progressisti, europeisti e di inclusività sono importanti per il moderno centrosinistra il quale deve farsi promotore di tale cambiamento di visione garantendo e potenziando i valori espressi dall’articolo 3 della nostra costituzione. Il dibattito pubblico  sulle seconde generazioni e la relativa riforma della legge della cittadinanza non si può limitare soltanto agli aspetti prettamente normativistici, non sarà infatti l’approvazione di uno Ius Soli Temperato o di uno Ius Culturae a fare la differenza, bensì la necessità culturale di dimostrare ad un intero paese che tale riforma sarà un valore aggiunto ad una grande nazione europea come l’Italia. Occorre infine un monitoraggio delle tempistiche burocratiche attinenti al rilascio di tali pratiche che non possono non trascurare gli standard di semplificazione e di digitalizzazione dei servizi burocratici odierni. 

Lavoro e seconde generazioni

Il contributo delle seconde generazioni al mondo del lavoro non è secondario, vi è la necessità  di valorizzare ulteriormente le figure lavorative quali mediatori culturali, interpreti, traduttori per garantire una migliore integrazione stante il  ruolo chiave che hanno tali giovani nel problem solving all’interno delle amministrazioni pubbliche (settore scolastico, sanitario, ecc) che hanno come target di utenza persone migranti e di nuova migrazione.

La speranza è dunque di poter vedere al più presto una concretizzazione di un modello effettivo di integrazione, interazione, partecipazione e ascolto attivo che può far rilanciare i valori della nostra Italia, l’Italia che non teme i cambiamenti, l’Italia che riparte dai valori inclusivi e che ascolta le tantissime voci dei “nuovi italiani” superando l’indifferenza e la divisione sociale, solo così vedremo un paese che sarà ancora più forte in termini sociali, politici ed economici in Europa e nel mondo.  

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