Sgarbi, Salvini, Bocelli e company. Aiuto i “negazionisti” sono tra noi
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Il coronavirus non esiste è un po’ come dire che l’Olocausto sia stato inventato. E se esistono purtroppo ancora al mondo persone che pensano che la Shoah sia frutto di immaginazione perché farci mancare i negazionisti del Covid-19 che non desistono nemmeno di fronte a un’Italia che è stata chiusa per emergenza, con le terapie intensive a rischio collasso, con i camion militari che trasportavano le bare.

Lui, il coronavirus, probabilmente non sa nemmeno di esistere. È solo un virus che infetta le nostre cellule, perdendo la sua individualità, a metà tra l’esistere senza coscienza e il diffondersi senza limite. Ma a noi, che osserviamo le conseguenze che si porta dietro, ci sembra assurdo negare la sua esistenza.

Eppure c’è chi sostiene l’insostenibile. Matteo Salvini si è rifiutato di indossare la mascherina, malgrado gli inviti dei funzionari del Senato, durante tutta la durata di un convegno dell’ala dura contro il governo sulla lotta al Covid19, organizzato da Armando Siri e Vittorio Sgarbi: quelli che sono stati definiti i “negazionisti” alla Bolsonaro o alla Trump. 

L’ultimo “acquisto” di questa allegra brigata è stato Andrea Bocelli che invitato  al convegno ha spiegato la sua posizione con queste parole: “Io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità? C’è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso un crimine e devo confessare pubblicamente di aver disobbedito a questo divieto che non mi sembrava giusto e salutare”. Bocelli per onor di cronaca dopo l’ondata di indignazione che lo ha investito ha precisato di essere stato frainteso: “Non sono un negazionista – ha detto – sono un ottimista”.  

Per Sgarbi invece “siamo stati ipnotizzati, accettando tutte le restrizioni. Mi fido di esperti quali Massimo Clementi, Alberto Zangrillo, Matteo Bassetti e Guido Silvestri. Allora, o questi medici sono pazzi o i loro colleghi sono bugiardi”.

“Esiste un rapporto ufficiale del Governo tedesco che definisce il Covid 19 come falso allarme globale. Da due mesi – ha aggiunto Sgarbi – non c’è un solo morto di coronavirus. Anche dire che il Brasile è in emergenza non è vero. Ora serve un manifesto della verità”.

Insomma per loro, per i negazionisti, il problema è che abbiamo subìto una strategia della tensione, in sintesi una sospensione della democrazia. Niente più di una banale influenza perché in fondo ognuno di noi ha il sistema immunitario.

Ma i negazionisti di casa nostra hanno compagnia. “E’ la vita, un giorno moriremo tutti” aveva detto a fine marzo, il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro: era una delle sue tante uscite per minimizzare l’impatto del coronavirus. Poi ha dovuto annunciare al mondo di essersi contagiato con il nuovo coronavirus. Il presidente brasiliano è il secondo leader negazionista ad aver contratto il virus, dopo Boris Johnson.

In realtà l’atteggiamento di Boris Johnson è cambiato da quando, a metà aprile è stato ricoverato, dopo una decina di giorni in cui non mostrava alcun segno di miglioramento. Johnson – che all’inizio della crisi aveva detto ai britannici, “Preparatevi a vedere morire i vostri cari” – dopo tre notti in terapia intensiva e l’iniziale sottovalutazione, è stato addirittura criticato per l’eccessiva cautela e adesso si affanna a esortare i connazionali a mantenere le distanze precauzionali.

Chi la mascherina si è ostinato a non volerla indossare per molto tempo è il presidente Usa, Donald Trump, che come Bolsonaro ha un atteggiamento costantemente provocatorio, di disprezzo per la scienza e ostentato ottimismo. eppure alla fine anche lui si è adeguato.

Ma con il loro negazionismo, Bolsonaro e Trump hanno raggiunto risultati disastrosi. Il Brasile ha raggiunto un record mondiale terribile: ha il tasso di infezione da coronavirus in più rapida crescita di qualsiasi Paese sulla terra. In poche settimane ha superato il milione di casi confermati ed è il secondo Paese più’ colpito del pianeta, tanto nel numero di contagi (più di 1,6 milioni) che di decessi (64 mila, che dovrebbero diventare 70 mila entro il fine settimana). E gli Usa non stanno meglio: la situazione della pandemia da coronavirus negli Stati Uniti non è “davvero non buona”, ha rimarcato il virologo della Casa Bianca, Anthony Fauci, e l’aumento dei nuovi contagi oramai viaggia a 50 mila al giorno. 

Insomma sminuire la gravità del virus non solo è sbagliato ma pericoloso. Capirlo è semplice. Ma forse non per tutti.

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