Maria Montessori: figura di statura mondiale quando di mondialità ancora non si parlava
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Molti la ricordano perché era il volto noto delle mille lire. Nel 2020 la rivista TIME l’ha inserita tra le 100 donne del secolo con il progetto “100 women of the year” e scelta per la copertina anno 1931. Di chi stiamo parlando? Di Maria Montessori, scienziata pedagogista di origini marchigiane, nota in tutto il mondo per il Metodo educativo che porta il suo nome.

Il 2020 è il 150° anniversario della sua nascita, avvenuta a Chiaravalle il 31 agosto 1870. Candidata per tre volte al Nobel per la pace, morì a Noordwijk (Paesi Bassi) il 6 maggio 1952.

In un anno particolare ho quindi voluto rendere omaggio a questa figura di statura mondiale, ricorrendo ad un’altra illustre pedagogista, la Prof.ssa Sofia Corradi, per oltre quarant’anni Professoressa di Scienze dell’Educazione all’Università degli Studi Statale Roma Tre, nota per il merito scientifico di aver ideato il Programma Erasmus, “Mamma Erasmus” considerata tra le madri fondatrici dell’Europa!

Ho contattato la Professoressa il 5 maggio 2020 per chiederle la disponibilità a concedermi un colloquio sul programma Erasmus e su Maria Montessori. E la Professoressa mi ha sorpreso, con tutto il suo giovanile entusiasmo ha iniziato immediatamente a raccontare del suo incontro con Maria. Non potevo certo interrompere il suo racconto. Quindi con un telefonino di supporto ho registrato dal microfono il colloquio. Questa la causa della bassa qualità della registrazione. Tuttavia si può godere la freschezza e la dolcezza della Professoressa e resta una testimonianza diretta della ideatrice e promotrice nel mondo del Programma Erasmus.

La Professoressa ripercorre il ricordo dell’incontro con Maria Montessori, il piacere di esserle stata presentata e la sua emozione davanti a questa donna anziana in abito nero, tanto rispettata dalla sua mamma all’epoca tra le poche donne laureate. Poi ricorda la sua collaborazione con Anna Maria Lorenzetto, e i punti di contatto tra la nota pedagogista marchigiana, l’Europa ed il Programma Erasmus da lei inventato: l’educazione come strumento di pace e di emancipazione umana e sociale, basata sui valori della solidarietà e rispetto delle diversità. Tre pedagogiste illustri unite nel nome dell’educazione per la pace tra i popoli.

Maria Montessori è una donna che ha rivoluzionato per sempre il mondo dell’educazione. I suoi interventi per l’Unesco – l’Agenzia ONU per la promozione della pace tra nazioni attraverso l’istruzione, la scienza e la cultura – sul tema del bambino come “cittadino dimenticato” ne sono una delle testimonianze.

In quegli anni avvenne anche l’incontro tra Maria Montessori ed Anna Maria Lorenzetto la quale, per le sue relazioni in tema di “educazione degli adulti che sorge dall’alfabetizzazione”, fu chiamata dall’Unesco a dirigere la Divisione Alfabetizzazione ed Educazione degli Adulti. Nell’intervista Sofia Corradi ricorda di essere successore, in senso accademico, sulla cattedra di “Educazione degli Adulti” di Anna Maria Lorenzetto, pioniera dell’alfabetizzazione intesa come cittadinanza attiva dei contadini del Mezzogiorno di Italia, e ne ha scritto anche la voce per l’enciclopedia pedagogica. Anche Sofia Corradi lega il suo nome alle attività Unesco ed ha svolto ricerca presso la Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, approfondendo il tema del diritto all’educazione come diritto umano fondamentale.

E tutto questo viene ricordato nell’intervista alla Professoressa Sofia Corradi.

Oggi gli insegnamenti di queste tre illustri pedagogiste italiane possono rientrare nella cornice globale di Agenda 2030: tra i 17 Obiettivi ONU, l’obiettivo 4 è dedicato all’educazione di qualità ricordata nella parte finale dell’intervista.

Il riferimento di Maria Montessori al bambino come “cittadino dimenticato” riporta, in qualche modo anche in questa fase storica che stiamo vivendo, ad uno dei temi tra i più dibattuti in epoca Covid-19.

Il fatto che a marzo il primo ministro norvegese abbia tenuto una conferenza stampa dedicata ai più piccoli è stato un avvenimento insolito ed ha portato attenzione sulla centralità del bambino.

Covid-19 ci ha messo di fronte alla dura realtà: non tutte le famiglie italiane erano pronte per una didattica a distanza, con la conseguenza di aggiungere ulteriori disagi a quelli provocati dall’emergenza sanitaria.

La lotta all’analfabetismo condotta a suo tempo da Maria Montessori ci fa provare ad azzardare ed immaginare un parallelismo: combattere contro l’analfabetismo digitale di oggi, sia nel senso di conoscenza e possesso del mezzo tecnico che di cultura informatica e di comunicazione. Perché molto avrebbe da proporre e da insegnare Maria Montessori sull’Europa e gli strumenti informatici ed i processi cognitivi di bambini e ragazzi.

La riapertura delle scuole non ci lascia indifferenti, nemmeno il messaggio del Presidente Sergio Mattarella rivolto agli studenti il 27 aprile 2020: “come sarà il mondo di domani dipenderà in larga misura da voi, studenti di oggi. Dalla vostra capacità di pensarlo, di progettarlo, di viverlo. Dal vostro impegno. Da come metterete a frutto i saperi e le conoscenze che oggi acquisite”.

Una questione sociale di cui farsi carico per non lasciare indietro nessuno, nel nome dell’obiettivo globale di una educazione di qualità (Obiettivo 4 ONU).

La diffusione planetaria del Metodo Montessori ne fa un modello educativo in un mondo globalizzato e multiculturale. Jeff Bezoz di Amazon finanzia la rete di scuole montessoriane. Anche altre realtà “simbolo” del mondo globalizzato (es. Google, Wikipedia) vedono i propri fondatori di scuola montessoriana.

Il Metodo Montessori potrebbe a buon diritto essere ricordato ogni anno in diverse Giornate Mondiali (pace, educazione, ecc), compreso il 21 maggio Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo.

Ecco perchè – al di là di altre ricorrenze mondiali tematiche – mi piace immaginare che il 150° della sua nascita (31 agosto) rappresenti un anniversario ed una ricorrenza che travalica ogni contesto.

Non sfugga neanche la formazione di Maria Montessori: fu tra le prime donne medico in Italia. Nonostante la contrarietà del padre, dopo le elementari ella decise di iscriversi ad una Scuola tecnica con l’ambizione di diventare ingegnere. L’Ingegneria oggi rientra nelle materie così dette STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica): il numero di donne iscritte, inferiore rispetto agli uomini, è una questione sociale ed economica di cui farsi carico, così come le poche donne nei contesti decisionali.

Covid19 ci ha messo con le spalle al muro anche su questo tema: uomini, donne e istituzioni devono marciare insieme per rendere visibile l’intelligenza “invisibile” e far emergere donne in ambiti STEM.

Maria Montessori si distinse anche su questo, per il suo impegno in battaglie femministe: la prof.ssa Tiziana Pironi, in Unione Femminile Nazionale, ricorda che “invitava le donne ad appropriarsi della scienza, per farne uno strumento di autonomia, di autodeterminazione, coltivando innanzitutto «il sentimento della propria forza”….”Sottolineava l’importante funzione di traino che il movimento delle donne doveva assumere nel dibattito e nell’azione sociale e politica, valorizzando il ruolo emancipativo e insieme trasformativo della scienza”.

Nelle lotte per l’emancipazione femminile dell’Italia post-unitaria tra le parole chiave vi sono anche educazione e istruzione. Ambiti che oggi richiamano un altro obiettivo globale, l’Obiettivo 5 ONU: la parità di genere.

Maria Montessori è stata anche e soprattutto un nuovo modello pedagogico, una nuova visione del rapporto tra adulti e bambini. E in tale ambito ha esposto principi fondamentali e considerazioni sulla natura del bambino che hanno un valore primario, valide anche di fronte alla situazione attuale.

I suoi principi, il suo metodo educativo, che si ispirava proprio all’integrazione come accettazione reciproca tra soggetti diversi, non “vedendo” la diversità come barriera nella interazione e nella percezione dell’altro, sono valori di cui in ogni ambito delle attività umane si dovrebbe fare tesoro, nei modelli educativi certamente, ma tanto più nella vita quotidiana, nell’azione economica e politica di ogni ente, istituzione, Stato nazionale.

Maria aveva una visione cosmica dell’educazione, intesa come aiuto alla vita e perciò educazione alla pace, superando ogni tipo di ostacolo o barriera ideologica, di credo politico o religioso, di visione e concezione della vita.

Ella affermava che la convivenza e la Pace passano attraverso il riconoscimento ed il rispetto di ciascuno verso l’altro. E la sua analisi parte dalla considerazione delle qualità e delle capacità che riteneva innate nel bambino per poi degenerare nella interazione con il mondo adulto.

L’interculturalità è una condizione naturale del bambino, che non ha bisogno di riceverne insegnamento teorico. È una condizione mentale, interiore, che gli appartiene dalla nascita e che non significa omologazione, ma rispetto della diversità. Ed è questo il modello di Maria Montessori.

Ed è proprio il motto europeo “uniti nelle diversità” che mi ha ispirato e motivato a contattare la Prof.ssa Sofia Corradi per intervistarla e rendere omaggio a Maria Montessori ispirandoci a possibili punti di contatto anche con l’Europa ed il programma Erasmus.

È il comportamento, l’agire quotidiano e la percezione dell’ambiente intorno a sé che fanno sentire al bambino di essere uguale a chi è “diverso” per cultura, tradizioni, religione, forma di pensiero. Il bambino non percepisce la diversità come un male, tutt’altro. Ne è incuriosito ma non in termini di pericolo o di inferiorità di alcuna natura. L’educazione alla pace non consiste solo in un continuo richiamo teorico all’uguaglianza, ma discende dai modelli comportamentali che lo circondano, da esempi individuali e sociali.

Il modello educativo di Maria Montessori si è diffuso in ogni parte del mondo e non appaia strano che risulti più presente, in rapporto alla popolazione, in certe parti più di altre (ad esempio in Estremo Oriente, India, Pakistan). Questo dovrebbe far riflettere sulla diversità culturale tra popoli e sulla capacità di riconoscere quegli insegnamenti come applicabili anche e forse soprattutto in culture più rivolte all’osservazione e all’ascolto della parte interiore dell’essere umano, fino alla ricerca di sé attraverso la meditazione e alla capacità di osservare/comprendere la spiritualità dell’altro, che si sviluppa anche nel bambino.

Affermazione e riconoscimento delle diversità dunque, in una donna che ha saputo anticipare i suoi tempi, vedere e capire i processi psicologici che si sviluppano nell’uomo, ma soprattutto le distorsioni che l’evoluzione della nostra società stava determinando nei processi mentali, per recuperare, attraverso un nuovo modello educativo, i caratteri che nei bambini sono innati e primari.

E forse proprio i bambini possono restituirci la capacità di comprendere e accettare la diversità. Come detto morì a Noordwijk (Paesi Bassi) il 6 maggio 1952 e sulla sua tomba c’è un epitaffio da lei voluto che dice: “Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”.

Ecco, forse questo suo pensiero dovremmo tutti farlo nostro, e guardare ai bambini con fiducia e affidare a loro, alla loro innocente purezza, la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.

Ed ecco il profondo valore umano, morale, educativo universale di una donna, di una scienziata, che ha segnato e segna la storia dei nostri tempi, con la sua lucida, profonda visione del progresso umano e sociale di tutta l’umanità.

Va ricordato ancora che la nostra Maria è stata per tre volte candidata al Premio Nobel per la Pace, nel 1949, 1950 e 1951. Anche questo è un riconoscimento al valore della sua opera e del suo insegnamento a livello globale.

Da qui l’auspicio il desiderio della prof.ssa Sofia Corradi che io mi faccia portavoce della sua speranza, immaginando che Maria Montessori venga ricordata a qualsiasi pubblica autorità, scuola, università in occasione di questo 150° della nascita (31 agosto), per cogliere l’occasione di celebrarla come merita. E mi faccio portavoce del suo desiderio che nella mia regione di cui Maria è figlia, e nel mio Paese, le pubbliche amministrazioni ad ogni livello le dedichi, come dice la Professoressa Corradi, un’idea, una sala, un istituto ed ogni luogo di incontro, per conservare per sempre la memoria. La memoria di chi partendo dall’Italia ha vissuto e visitato diverse parti dell’Europa (Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, ecc), degli Stati Uniti e dell’India, tanto che immagino una giornata celebrativa nel mondo che unisca tutti gli Istituti Italiani di Cultura nel nome di Maria Montessori, personaggio di statura mondiale quando di mondialità ancora non si parlava.


Frida Paolella – Consigliera delegata Politiche Europee ed OsimoLab e Segreteria PD Marche – Responsabile Europa e Imprese

Link all’intervista a Sofia Corradi disponibile su:

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