Ambiente, salute e scienza: parole d’ordine per l’orizzonte del Pd
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Nei giorni di allerta e preoccupazione per la recrudescenza del contagio che interessa Paesi europei vicini al nostro, e in cui anche nel nostro Paese si osserva un aggravamento da continuare a tenere sotto controllo, può essere utile tornare a mettere in evidenza le sfide che la pandemia ha lanciato al pianeta e al sistema Paese nel suo complesso. E’ una questione di cui si è parlato diffusamente in questi mesi, ed esiste un aspetto che riguarda più da vicino proprio le tematiche legate più direttamente al contagio, ovvero quelle che attengono alla salute dei cittadini.

Prima domanda: il nostro sistema sanitario, posto sotto pressione dalla pandemia, ha necessità di cambiare e rigenerarsi alla luce delle esigenze emerse, siano essere nuove o antiche, ma comunque evidenziate dall’emergenza? La possibile risposta necessita innanzitutto della premessa che il giudizio sul sistema sanitario nazionale che ha affrontato e affronta il contagio da coronavirus non può che essere positivo, per il valore ampiamente dimostrato dalle persone che vi fanno parte e per l’organizzazione che in generale ha saputo mostrare.

Rimane un vanto e un orgoglio del Paese, avvalorato dagli elogi giunti nei giorni scorsi dall’Organizzazione mondiale della sanità e da molti altri osservatori internazionali. Detto questo, ritengo che valga su questo particolare tema l’idea generale che la crisi, in questo caso l’emergenza, costituisca un’opportunità per migliorare e modernizzare, tanto più se consideriamo l’ampia disponibilità di fondi che presto si registrerà grazie al Recovery Plan dell’Unione europea (in particolare dal Mes): davvero rispetto agli obiettivi di fondo non è importante da quale direzione arrivino le risorse.

E’ corretta la linea che sta seguendo il governo (quando scrivo il ministro della Salute ha appena presentato il piano in Commissione al Senato), di finalizzare i fondi a una vera e propria ricostruzione complessiva del nostro sistema, che sia al passo dei tempi e delle esigenze. Dunque meno sanità “ospedalecentrica”: si è drammaticamente visto nei mesi scorsi quanto i reparti possano costituire, specialmente per le persone più fragili, tutt’altro che il luogo ideale per la cura e la prevenzione.

Anche alla luce del progressivo e inarrestabile invecchiamento della popolazione, e delle maggiori possibilità offerte dalla tecnologia, queste devono arrivare fino al domicilio o in luoghi prossimi a esso. Poi, integrazione tra cure, prevenzione e ricerca, che significa anche sostegno a un comparto che può costituire sempre di più un settore centrale dell’economia. Scoprire e inorgoglirsi per il fatto che la produzione dei vaccini passerà anche dagli sforzi di aziende nostrane significa in seconda battuta fare in modo che queste siano parte in causa nella costruzione di un nuovo modello.

Seconda domanda: come si pongono queste considerazioni rispetto a un quadro politico e partitico in costante fase di ridefinizione e stabilizzazione? Anche in questo caso rispondo con la parola chiave “opportunità”, riferendola in particolar modo al Partito Democratico a cui il positivo risultato elettorale dà la possibilità di riflettere più a fondo e con maggiore serenità rispetto ai propri obiettivi di medio e lungo termine. Se la transizione ecologica assieme alle sue implicazioni sociali costituisce da tempo, ritengo, l’opportunità di rilancio e lavoro del fronte progressista e del Pd in particolare, l’evidente connessione tra temi come la protezione dell’ambiente, il contrasto al cambiamento climatico e la tutela della salute delle popolazioni, che può diventare oggi una moderna e innovativa idea di qualità della vita, offre la possibilità di un percorso in grado di connotare le battaglie e l’impegno dei prossimi anni. Dove ambiente, salute e scienza possano arrivare a caratterizzarsi, assieme all’equità, come i veri pilastri valoriali di un partito che avrà come principale obiettivo quello di modernizzare, migliorandola, la società.

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