“Vincere così è stato ancora più emozionante. E’ stata lunga ed è stata con un finale da brividi, ma ora l’importante è mettersi al lavoro per i cittadini”. Parola di Mauro Gattinoni, nuovo sindaco di Lecco, eletto al ballottaggio del 4 ottobre con soli 31 voti di scarto sul rivale. Un’esperienza di centrosinistra e civica che continua, quindi, dopo i dieci anni di guida della giunta da parte di Virginio Brivio. “Che ringrazio – sottolinea Gattinoni – perché ha messo in sesto il Comune dal punto di vista finanziario ed organizzativo e messo le basi per portare avanti un lavoro sereno”. L’abbiamo contattato per farci raccontare l’esperienza lecchese e le sue idee per il futuro della città.
Sindaco Gattinoni, complimenti per l’elezione. Abbiamo detto che è stata una campagna lunga, un percorso partito più di nove mesi fa. Qual è stato il “segreto del successo”, in una città già guidata da dieci anni da un’amministrazione di centrosinistra?
“Sicuramente il contatto diretto con i cittadini, essere riusciti a parlare dei problemi e delle idee per risolverli, senza stressare troppo l’appartenenza politico-identitaria. Siamo stati sempre in mezzo alla gente, creando anche delle originali iniziative comunicative. Abbiamo rivitalizzato l’attenzione alla componente civica del nostro impegno, che ha portato anche ad un’affluenza di dieci punti superiore a cinque anni fa. Circa la continuità con l’amministrazione precedente, io ho chiarito fin da subito con la mio claim ‘Cambiamo passo’, e non ‘Cambiamo direzione’, cosa intendessi. La direzione di valori, di identità, della politica come servizio, del mettere al centro la persona, era già tracciata dall’amministrazione che mi ha preceduto. Il cambio di passo è quello di dare un ritmo diverso ai meccanismi decisionali e al raggiungimento dei risultati”.
La sua lista civica, nata solo a gennaio, è riuscita a prendere più dell’11 per cento dei voti. Se l’aspettava?
“Prima di tutto vorrei dire che il Pd, con il suo 18 per cento, resta il primo partito in città e una delle gambe portanti della mia coalizione. Quanto alla lista civica ‘Fattore Lecco’, devo dire che stiamo parlando di una vera rivelazione. Il merito è stato dei candidati, persone che sono espressione autentica della comunità locale, già impegnare nell’associazionismo, nel volontariato, nella professione. Ogni voto è stato attratto da loro e dai nostri volontari, i nostri ambassador, che si sono impegnati tantissimo. Parliamo del contatto vero con chi rappresenta l’anima della città”.
Pensa che il vostro modello, che poi è il modello di molte città, che intreccia la componente civica con quella più partitica, sia replicabile anche a livelli più alti, per esempio quello regionale o anche nazionale?
“Guardi, il mio è un profilo civico. Sono stato presidente di un’associazione di categoria (l’API di Lecco, ndr) e sono sempre stato impegnato nel volontariato, quindi si può immaginare il rispetto che ho per questo mondo. Non sono un tesserato del Pd, né di nessun altro partito, ma credo che quando si sale su una scala superiore a quella delle città, il collante dei partiti sia fondamentale per i valori che portano, per la visione complessiva che offrono, per la capacità di dialogare anche a livello europeo. Quindi, mentre sono convinto che le esperienze delle liste civiche a livello locale sia vincente, ho dei dubbi sul fatto che possa essere replicabile a livelli politici superiori”.
Tutto questo è poi da inserire in un rapporto nuovo tra politica e società, anche nell’ottica di un’apertura delle porte dei partiti a figure provenienti proprio da mondi esterni.
“E’ sicuramente un processo virtuoso, ma io credo che dobbiamo stare attenti anche a non commettere l’errore opposto. Dobbiamo sempre e comunque rimarcare il fatto che, per esempio, l’indipendenza dalla politica dei corpi intermedi o della associazioni di categoria è la loro forza. Detto francamente, io mi sono dimesso e ho lasciato il mio lavoro quando mi sono candidato, proprio per il rispetto del ruolo che ricoprivo e che mi candidavo a ricoprire. Cosa che, per esempio, il mio concorrente, che è tuttora in giunta nella Confcommercio ed è presidente del fondo di garanzia dei commercianti, non ha fatto. Questo è sbagliato. Va bene aprirsi, ma nel dialogo e nel rispetto dei reciproci ruoli. Deve esserci massima chiarezza, altrimenti si rischiano collateralismi che danno vita a filiere di potere o di interessi”.
Mantenendo il discorso sui partiti, a Lecco il centrosinistra ha corso unito e questo è stato sicuramente un vantaggio.
“Assolutamente sì, abbiamo fatto un percorso lungo insieme. Lecco è una città moderata e l’alleanza con la sinistra più a sinistra del Pd sembrava un po’ stonata all’inizio, anche dal punto di vista di un mero calcolo di convenienza elettorale. Tuttavia c’è da riconoscere che la lista ‘Con la sinistra cambia Lecco’ è depositaria di quella cultura sindacale che qui è sempre stata molto forte e molto sana, quel sindacalismo operaio battagliero che però rispetta gli accordi. Per questo credo che alla fine si sia rivelata una mossa vincente. Così come è stato fondamentale porre tutte le nostre energie e la nostra attenzione alla messa a punto di un programma attorno al quale ci ritrovassimo tutti, sia per la visione complessiva, sia per la strategia, sia per gli obiettivi. E abbiamo condiviso l’idea di una città che cresce attorno a quattro parole che sono state la nostra bussola: bella, solidale, sostenibile e grande”.
Chiudiamo proprio su questo: quali sono le prime sfide che vorrà affrontare per la sua città, specialmente in un momento così particolare?
“Sicuramente abbiamo la necessità di chiudere bene il 2020 sul lato Covid. Abbiamo già destinato delle risorse per il commercio e porremo particolare attenzione al tema delle scuole e dell’ambito sociale e lavorativo. Dal lato dell’imprinting sul programma, il primo punto sarà l’adozione di un regolamento sulla rigenerazione urbana, in risposta anche alle norme regionali che permettono di aumentare volumetrie o ridurre gli oneri, a fronte di edilizia sostenibile sotto tutti i punti di vista. Poi altre due misure importanti: il patto per la comunità educante, un’alleanza tra istituti scolastici, associazioni culturali, associazioni sportive, imprese che insieme si prendano carico dei ragazzi, degli adolescenti perché sull’educazione e la formazione ci giochiamo il futuro. E poi la cura dei luoghi di vita dove le persone risiedono, perché curare i luoghi vuol dire curare le persone”.