Supereremo la seconda ondata con la cultura della responsabilità
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Quello che abbiamo temuto sta avvenendo: una seconda ondata pandemica con crescita esponenziale dei contagi. Su cosa significhi “esponenziale” e su quanto questa parola sia usata con insufficiente consapevolezza ha scritto molto bene Paolo Giordano, con la sensibilità del matematico e non solo del narratore, sul Corriere della Sera domenica scorsa.

I provvedimenti annunciati nell’ultima conferenza stampa da Conte hanno generato comprensibili discussioni, a partire dalla battuta sul Mes. Tema che non può risolversi con una battuta, appunto, come ha giustamente sottolineato Nicola Zingaretti.

Qui però mi limiterò a notare alcune scelte di comunicazione del presidente del Consiglio, per provare a interpretare la differenza di approccio rispetto alle due ondate pandemiche che si sono abbattute sul Paese. Il fatto che Giuseppe Conte sia comparso in video indossando la mascherina è un messaggio molto potente, e ritengo che vada oltre la necessaria drammatizzazione della fase che stiamo attraversando.

E’ un fatto che nelle conferenze stampa che avevano scandito i passaggi dell’emergenza contrassegnata dal lockdown del marzo, aprile e maggio scorsi, il presidente del Consiglio aveva parlato nelle conferenze stampa in diretta web e televisiva senza indossare la mascherina d’ordinanza. Si arriva poi ai messaggi che Conte ha espresso in modo esplicito, sottolineando su tutto gli sforzi nella produzione e distribuzione dei dispositivi di produzione individuale e di potenziamento del sistema sanitario nelle componenti (su tutto le terapie intensive) necessarie a fronteggiare l’espansione del virus.

Ciò che, eravamo abituati, era il cuore delle conferenze stampa nel pieno del lockdown, ovvero la comunicazione dell’inasprimento o dell’allentamento delle misure stabilite per contrastare la pandemia, è stato domenica sera piuttosto blando, e ulteriormente ridimensionato nel corso del processo di definizione dei provvedimenti: la facoltà data ai sindaci di chiudere le zone a rischio assembramento è diventato un potere da condividere con i prefetti, e lo scaglionamento degli ingressi degli studenti nelle scuole si è affermata come indicazione, la cui applicazione spetterà eventualmente ai singoli istituti. Sulle palestre si è annunciata una ricognizione.

A leggere in controluce ciascuno di questi messaggi, ovvero la scelta di indossare la mascherina (il presidente del Consiglio si è affidato anche all’aiuto degli influencer per eccellenza, ovvero Fedez e Chiara Ferragni, per promuoverne un uso più massiccio nella popolazione), quella di sottolineare il miglioramento complessivo del sistema Paese nella battaglia al virus, e il sostanziale attendismo dei provvedimenti, ritengo che si possano ricavare gli elementi di costruzione della linea, che è politica e strategica, intrapresa dal governo per quanto riguarda il contrasto alla diffusione del contagio, rimanendo nell’ambito strettamente sociosanitario. Rispetto alla prima ondata, quando il lockdown derivò soprattutto dalla constatazione dell’impreparazione di un sistema che, se colpito nelle sue articolazioni più deboli, al Sud, sarebbe finito travolto, ora si mette in atto la convivenza.

Accantonata l’ipotesi del lockdown per le temibili conseguenze socioeconomiche che potrebbe innescare, il governo si affida al potenziamento delle sue prime linee. La sanità, da rafforzare con le nuove assunzioni e la costante dotazione degli strumenti indispensabili per la prevenzione e il contrasto del contagio, e da riformare secondo un approccio meno ospedalecentrico. Non meno importante è l’ambito per così dire culturale, ovvero l’assoluta necessità di promuovere la responsabilità della cittadinanza. Passa da qui l’esposizione della mascherina, così come la campagna di promozione della app di tracciamento. Rilevato che la stragrande maggioranza dei contagi avviene in ambiti familiari o amicali, è evidente quanto il contributo dei singoli diventi imprescindibile, tanto da considerare alternativo a esso solo il lockdown, che si vuole come detto a tutti i costi scongiurare.

La seconda ondata in breve sta portando con sé anche un nuovo approccio, che probabilmente deriva anche dalla cautela rispetto ai tempi di produzione e di diffusione dei vaccini, ancora incerti. Per quanto riguarda i risultati, dipenderà da ciascuno di noi, persino più di qualche mese fa, se il nostro Paese saprà ancora una volta guadagnarsi gli elogi e l’approvazione internazionali diventando ancora una volta un modello da seguire.

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