Contro la violenza, cambiate le parole
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Oggi è il 25 novembre. Tutti i vostri giornali, i siti web, i contenitori di informazione ricordano la giornata internazionale contro la violenza. Pubblicheremo foto di scarpe rosse, di panchine o forse i vostri volti con un segno rosso su uno zigomo.

E’ importante, ma è facile. Stavolta noi vi chiediamo altro. Il vostro lavoro è fondamentale. Lo e da sempre. Lo è tanto più nell’era della comunicazione immediata, dell’immagine. Troppo spesso titoli non riflettuti, stereotipati, non raccontano le donne, raccontano un’immagine sbagliata e nociva, e in alcune occasioni una visione misogina, maschilista, sessista.

Molte giornaliste si sono attivate con forza per cambiare tutto questo, e noi siamo al loro fianco convintamente tanti più nella consapevolezza che sono ancora poche le donne in posizione apicale nelle redazioni . Apprezziamo iniziative importanti, come quella del Presidente Verna, come i codici per “raccontare i femminicidi” che speriamo vengano rispettati ed attuati.

Pensiamo però davvero che la sfida contro la violenza riguardi un Paese intero, riguardi uomini e donne, riguardi la cultura e la comunicazione. Raggela dover leggere proprio alla vigilia del 25 novembre articoli a nostro parere culturalmente sbagliati, e, pur nel rispetto della libertà di comunicare, non possiamo più accettare, magari su testate che percepiscono contributi pubblici, parole che raccontano che…e’ “l’imprudenza” delle donne a determinare uno stupro.

La violenza si combatte rispettando la libertà femminile. Rispettando la differenza di genere. E anche cambiando le parole. Il linguaggio di genere e’ un tema molto molto serio e può contribuire ad aprire una pagina nuova, a mettere le basi per una stagione in cui il rispetto tra i generi sia la normalità”

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