“Solidarietà in circolo”. Una scelta di identità e pratica politica concreta
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“Dalla parte delle persone”. Mesi fa, abbiamo scelto queste parole per dare un’identità e un posizionamento al Pd che non fosse semplicemente il risultato di uno slogan comunicativo. Abbiamo scelto quelle parole perché, a maggior ragione per la pandemia in corso, pensiamo che la politica abbia un senso se espleta il suo valore più nobile nel migliorare la quotidianità delle persone, nel comprenderne sofferenze e fragilità, nell’essere prossima – non lontana o aerea – a chi ha bisogno.

“Dalla parte delle persone”, quindi, come una scelta valoriale, come nuovo indirizzo di una pratica politica per il nostro gruppo dirigente, i nostri iscritti, i nostri militanti. Una scelta identitaria per combattere insieme la pandemia , per superare le difficoltà e la crisi che ha generato. Crisi economica e sociale. Dal locale nei comuni, nelle città, al globale in Italia e in Europa per contrastare la diffusione del Covid19 e sostenere famiglie e imprese.

Ci eravamo detti durante la prima fase della pandemia che andavano ripensate le relazioni e la socialità tra le persone e che dentro questa ripensamento, sarebbe stato necessario per il PD ripensare se stesso e le forme di partecipazione della vita democratica e di incontro con la società e le sue rappresentanze.

Per questo nelle scorse settimane abbiamo proposto la nascita dei “Volontari Democratici” per costruire iniziative di mutuo soccorso ai più bisognosi negli aspetti materiali (spesa, medicinali, prenotazioni visite, disbrigo pratiche, ecc.) e anche sociali (perchè a volte anche una telefonata, una chiaccherata in videocall è una aiuto), in raccordo con le associazioni che per storia e per legge sul territorio svolgono attività di supporto a questi nuclei e persone.

Con la campagna “Solidarietà in circolo” passiamo all’azione concreta , mettendo a disposizione i nostri circoli, i nostri volontari per una raccolta alimentare rivolta alle persone e alle famiglie in difficoltà.

Dal 5 al 19 dicembre, infatti, i nostri circoli del PD raccoglieranno beni alimentari di prima necessità per destinarli, in accordo con le associazioni di volontariato, in collaborazione con gli enti locali, a chi ne ha bisogno.

Lo abbiamo fatto in piena pandemia, tra marzo e aprile scorso, e lo rifacciamo oggi, seguendo l’esempio encomiabile di alcuni circoli, per esempio quelli di Roma, che già lo stanno facendo da alcune settimane.

Prendersi carico della complessità dei bisogni della persona passa dai bisogni fondamentali come l’aiuto alimentare, che affonda le proprie radici in profondità nella storia e nel tessuto della solidarietà sociale italiana. Il PD non può che stare dentro questo tessuto, pur nel rispetto dei ruoli e dei compiti che la prassi e le leggi dello Stato affidano alle organizzazioni caritatevoli e non.

Questo significa in molte realtà aprirsi e ritornare in contatto con i luoghi del conflitto, con le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, di genere, per ascoltare e capire, agire. Significa tornare a sporcarsi le mani senza delegare ad altri, soprattutto in una fase storica difficile e complicata come quella che stiamo vivendo.

Ci sono migliaia di associazioni che essendo presenti su tutto il territorio nazionale, intercettano il bisogno alimentare e non solo, non più soddisfatto dalla famiglia o da reti formali, riempiendo così spazi non coperti dall’intervento pubblico e dal mercato.

Grazie alle misure previste dal Governo durante la pandemia questi bisogni hanno trovato risorse importanti a disposizione dei comuni, che sono diventati protagonisti di una risposta solidale.

Soggetti, dalle associazioni ai comuni, complementari che sono diventati una prima e preziosa forma di contenimento alla caduta dei soggetti in stato di povertà, relativa ed assoluta, e che hanno avuto la capacità di creare reti fondate sul principio del dono, del mutuo soccorso, della solidarietà.

Ed è con queste variegate reti che i circoli del PD possono e devono entrare in contatto, per supportarli con la propria parziale e simbolica, ma concreta, azione, nel prezioso lavoro che svolgono a sostegno delle persone più fragili e in difficoltà. Ecco perché i “circoli solidali”, piccoli nodi di una rete già esistente che potrà contare anche sul nostro contributo ma soprattutto un modo di mettere a disposizione le nostre sedi e la nostra capacità organizzativa di un’azione corale e collettiva. Perché la politica, per noi, è uscirne insieme.

 

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1 COMMENTO

  1. Benissimo, ma oltre che in raccordo con tutti gli enti che ne fanno la loro mission permanente lo farei in base ad una mappatura, a cura dei comuni, delle persone che a livello locale sono ai limiti del reddito di sopravvivenza. Ne hanno già acquisito evidenze , si spera, a seguito della distribuzione di “borse spesa” durante la prima ondata Covid. Con 5 milioni di poveri non ci si può muovere come un ente caritatevole ottocentesco che dona secondo percezioni di bisogno. E poi aspettiamo la programmazione pluriennale del Governo per la riduzione/ eliminazione delle diseguaglianze di reddito nella società italiana.

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