Pandemia e povertà alimentare
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“L’Italia attraversa la più grave crisi alimentare di sempre”. Sono parole nette e inequivocabili quelle di ActionAid nel suo ultimo rapporto “La pandemia che affama l’Italia: Covid-19, povertà alimentare e diritto al cibo”. A essere maggiormente colpiti sono in particolare donne, bambini e quanti già vivevano prima dell’emergenza in situazioni di estrema fragilità.

Le stime dicono che trentatre italiani su cento hanno visto ridursi il proprio reddito di almeno un quarto. Oltre due milioni di famiglie rischiano di vivere nella povertà assoluta in tutta la penisola, aumentando di circa il cinquanta per cento rispetto all’anno scorso quando già erano quasi cinque milioni i nuclei costretti a vivere sotto la soglia di povertà assoluta. E se allarghiamo lo sguardo all’Europa, sono cinquantanove milioni le persone che rischiano di soffrire di povertà alimentare secondo gli ultimi dati FAO. Nello stesso tempo i colossi del commercio online hanno visto moltiplicare i loro utili e il valore in borsa delle loro azioni. Numeri impressionanti che rivelano come il virus abbia allargato in maniera netta le disuguaglianze.

Le misure varate in ambito nazionale in questi mesi di emergenza, in particolare attraverso i buoni spesa gestiti insieme ai Comuni, sono state una prima risposta ma il lavoro da fare è ancora grande. Troppo spesso purtroppo questi interventi sono farraginosi e insufficienti. Criteri di accesso come la residenza, ma anche il reddito, spesso escludono dai sostegni chi ne avrebbe bisogno. Accanto a ciò, per fortuna, possiamo contare anche su una rete della solidarietà alimentare che in questi mesi sconvolgenti ha molto spesso fatto la differenza nelle comunità locali, arrivando proprio dove lo Stato non ce l’ha fatta.

Ora le indicazioni di associazioni come ActionAid, Banco Alimentare e Caritas che si muovono tutti i giorni sul campo, vanno prese subito sul serio. Bisogna lavorare ancora molto sulle modalità più efficaci per tutelare le persone che hanno bisogno di aiuto, garantire acquisti capaci di combattere gli sprechi nelle filiere agroalimentari e favorire di più le donazioni private.

Come dicono queste realtà, serve garantire l’accesso universale a bambine e bambini alle mense scolastiche e occorre istituire un Fondo di solidarietà alimentare quale strumento finanziario permanente per supportare una strategia nazionale in grado di allargare il campo degli aiuti, a partire dai Comuni e anche lavorando a un equilibrio migliore nell’utilizzo di alcuni criteri come quello della popolazione e del reddito.

Occorre poi raccogliere la proposta per una legge quadro sul diritto al cibo per uniformare le differenti normative di settore e per individuare univocamente le priorità, le modalità e gli obiettivi delle politiche pubbliche. Io penso che questo lavoro sia necessario anche in Europa. La strategia Next Generation EU, infatti, non può dimenticare il diritto al cibo come priorità assoluta dell’unione dei popoli europei. E la lotta alla povertà alimentare non può rimanere un fronte marginale delle scelte nazionali e continentali. Perchè mai come oggi l’accesso al cibo è una sfida di equità e di giustizia a ogni latitudine. Anche da noi.

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