Covid19, il vaccino a tutti i Paesi del mondo per equità e buon senso
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La distribuzione del vaccino contro il COVID19 a tutti i paesi nel mondo, non è soltanto una questione di equità, ma di buon senso!

In materia di strategia vaccinale, possiamo dire che l’Unione europea ha fatto un lavoro eccezionale che ha permesso a tutti i paesi europei di avere accesso al vaccino, in tempi record e rispettando gli standard di sicurezza.

Lo sforzo finanziario europeo è stato considerevole: 2,7 miliardi di euro + 7,4 miliardi raccolti grazie al Telethon vaccinale (una raccolta fondi) animato dalla presidente Von der Layen in persona. Naturalmente il merito va all’insieme della comunità internazionale (gli Stati Uniti hanno anch’essi investito più di 11 miliardi per la ricerca e la produzione del vaccino) che attraverso sforzi finanziari e scientifici ha permesso la realizzazione del miracolo.

Sconosciuta ai più, la strategia vaccinale europea, merita di farsi conoscere.

Gli Advanced Purchased Agreements hanno permesso alla Commissione di sostenere le imprese produttrici, riuscendo l’exploit scientifico e tecnologico della scoperta di un vaccino in meno di un anno. Si tratta di piani di investimento inediti che hanno finanziato, non soltanto il lavoro di ricerca e dei test clinici, ma anche l’apertura di nuove catene di produzione, permettendo agli industriali di lanciare la produzione dei loro vaccini sperimentali senza avere nessuna garanzia sulla loro sicurezza e sulla loro efficacia. Una scommessa che è risultata vincente!

L’altro fatto che ha permesso di lanciare la campagna di vaccinazione meno di un anno dopo l’apparizione del virus, è stata la procedura accelerata organizzata dall’Agenzia europea del farmaco. L’Agenzia ha chiesto ai laboratori di comunicare i dati via via che venivano effettuati i test clinici e non al momento del deposito della domanda di autorizzazione. Questo ha permesso di accorciare i tempi senza rinunciare ai necessari standard di sicurezza.

L’Unione europea ha firmato dei contratti con 6 laboratori garantendosi 2,3 miliardi di dosi. L’acquisto da parte dell’Unione e non dei singoli paesi, ci ha garantito un prezzo di acquisto dei vaccini molto più conveniente. Il Regno-Unito paga una dose di vaccino fra 1,5 e 2 volte di più che i paesi appartenenti all’Unione europea.

L’obiettivo dell’Unione è quello di diversificare l’approvvigionamento e ridurre al minimo il rischio di incidenti di produzione. Ma per il momento soltanto due vaccini hanno ottenuto l’autorizzazione di messa sul mercato dall’Agenzia europea del farmaco (il Pfizer, il Moderna). Ecco perché, il minimo incidente nella produzione di questi vaccini provoca un rallentamento della campagna di vaccinazione, come sta accadendo in questi giorni in Italia.

L’autorizzazione a breve di un terzo vaccino, l’Astrazeneca, dalla logistica molto più agile (la conservazione viene fatta in semplici frigoriferi) permetterà di accelerare la campagna vaccinale. La Commissaria alla salute dell’Unione europea ha assicurato che il 70% degli europei potranno essere vaccinati entro fine agosto.

Si tratta di una splendida notizia ma che potrebbe essere guastata, rendendo tutti gli sforzi vani se non si procede rapidamente alla distribuzione del vaccino a tutti i paesi e in particolare ai paesi più poveri che ne sono oggi sprovvisti.

Non si tratta soltanto di una questione di giustizia sociale, ma di buon senso. Continuando a circolare il virus sta mutando. Per il momento gli scienziati sono rassicuranti riguardo alla protezione del vaccino di fronte alle varianti inglese, sud-africana e brasiliana, ma non stoppando la circolazione del virus corriamo il rischio di ulteriori mutazioni che potrebbero rendere i vaccini inefficaci.

Secondo il Global Health Innovation Center dell’università di Duke negli Stati Uniti, 12, 5 miliardi di dosi di vaccini sono stati riservati. A Covax (da cui dipende l’approvvigionamento di molto paesi in vi a di sviluppo) – il dispositivo internazionale creato per mettere in comune l’acquisto del vaccino e assicurare una ripartizione equa fra i paesi – è riuscito a garantirsi soltanto 2 miliardi di dosi. Il Canada ha acquistato dosi che permettono di vaccinare cinque volte la sua popolazione, gli Stati-Uniti quattro volte e l’Unione europea, tre!

Appare chiaro che i paesi più poveri del pianeta dovranno attendere le dosi restanti una volta che i paesi più ricchi avranno finito di vaccinare l’integralità della loro popolazione. Del resto l’obiettivo ufficiale dell’Unione africana è di arrivare al 20% di popolazione vaccinata (personale sanitario e anziani) entro la fine del 2021.

L’avarizia in questo caso non è soltanto “sintono di profonda infelicità”, come lo diceva Kafka, ma anche un po’ di idiozia. L’Italia, in quanto paese che detiene la presidenza del G20, deve fare pressione sulla comunità internazionale al fine che vengano trovati i 6 miliardi mancanti a Covax per l’acquisto delle dosi necessarie e fare in modo che la campagna vaccinale possa cominciare in tutti i paesi colpiti dal virus e non soltanto nei paesi ricchi.

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