La Memoria per tenere viva la democrazia
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Non dite mai che non potete fare, non è vero. Ognuno di noi è fortissimo e responsabile di se stesso. Dobbiamo camminare nella vita, una gamba davanti all’altra. Che la marcia che vi aspetta sia la marcia della vita.

Nella parola sensibile è compreso tutto. Ci sono le cose apparentemente piccole, come non prendere in giro un compagno un po’ goffo, non scansare uno straniero non inserito nella classe. Ma più di tutto conta il non sottrarsi alla sofferenza di chi ti vive accanto.

Queste sono le parole bellissime e intense che alcuni dei sopravvissuti alla Shoah ci hanno consegnato. Ma sono sempre meno ogni anno quelli che possono essere presenti a raccontare, quelli che possono andare nelle scuole o accompagnare i ragazzi ad Auschwitz, con il coraggio gigantesco di tornare a qui luoghi e a quelle emozioni per condividerle e tramandarle.

Il 27 gennaio di ogni anno è rivolto alla Memoria, a riflettere nelle scuole, nelle città, nelle comunità su ciò che è stato durante il dominio nazista.

Come possiamo far si che continui la Memoria e non lasci spazio all’oblio quando non potranno più essere i testimoni ad alimentarla, quando inizieranno ad essere tanti, troppi, che non hanno conosciuto “i salvati”?

La Memoria è fondamentale per capire i valori su cui si fondando le attuali Democrazie e la nostra società. Per tenere viva la democrazia, essere cittadini attivi che combattono le disuguaglianze e difendono le proprie libertà serve tenere viva anche questa memoria.

Alla mia generazione, alla nostra generazione ora spetta il compito di essere nuovi testimoni, testimoni dei testimoni, di raccontare quel che ci hanno raccontato. Come nel finale di Fahrenheit 451 essere centinaia di Liliana, di Tatiana, di Sami, di Nedo, essere il corpo, la voce, l’anima di ognuno di loro. Tenerli con noi e passarli a chi non ha potuto conoscerli.

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