Emergenza migranti in Bosnia, è l’inverno dei diritti?
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In questi giorni, non lontano dal nostro paese, si sta consumando una terribile tragedia di cui i nostri media non sembrano interessarsi minimamente.

Nei pressi della cittadina di Bihać, al confine tra la Bosnia e la Croazia, il 23 dicembre scorso è andato a fuoco un campo di accoglienza dove si trovavano in quel momento circa 2.000 migranti. Fortunatamente non ci sono stati morti né feriti, così come confermato dalle autorità locali e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sta di fatto però che da quel giorno i migranti si sono inizialmente spostati verso il vicino bosco trovando riparo in un complesso industriale abbandonato e in alcune baracche improvvisate con i materiali di scarto reperibili, per poi tornare infine i primi di gennaio verso ciò che resta del campo di Lipa, dove l’Esercito bosniaco ha approntato alcune tende per le emergenze. Le cause dell’incendio non sono chiare, certo è che la popolazione locale da tempo si lamenta e protesta per la presenza del campo, ormai andato distrutto.

Comunque la meta finale dei migranti, provenienti in larga parte da Afghanista, Pakistan, Bangladash e Siria, è il Nord Europa: la Bosnia è quindi solo un paese di transito per cercare di arrivare alla Croazia e richiedere asilo all’Unione Europea. La rotta però vede migliaia di persone bloccate in vari campi e in altre soluzioni inadeguate – oltre a quello di Lipa – a causa della cruda resistenza delle autorità croate che hanno eretto al confine recinzioni con il filo spinato – similmente al “muro” ungherese – per impedire il passaggio dei profughi; quanti riescono a passare lo fanno consapevoli di ciò che li aspetta, cioè la dura reazione della polizia croata. A tutto ciò si aggiunge l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 che ha peggiorato gravemente la situazione, poiché molti migranti vengono messi in quarantena in strutture del tutto inadeguate e in condizioni proibitive.

L’inizio di gennaio poi è stato caratterizzato da un brusco calo delle temperature e da abbondanti nevicate che hanno aggravato ulteriormente le già precarie condizioni di vita dei migranti all’interno del campo: la disponibilità di acqua corrente, viveri e riscaldamento scarseggia nonostante l’impegno delle organizzazioni internazionali come l’UNHCR, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), la Croce Rossa Internazionale e persino la nostra Caritas. Nell’arco del 2020 sono stati registrati poco più di 16.200 tra migranti, rifugiati e richiedenti asilo in transito dalla Bosnia dei quali circa 8.300 risultavano al 31 dicembre 2020 ancora presenti sul territorio. Dal 2018 tuttavia, l’Unione Europea ha finanziato il governo bosniaco e le organizzazioni partner presenti sul luogo con più di 88 milioni di euro proprio per far fronte ai crescenti bisogni immediati dei rifugiati, dei richiedenti asilo e migranti e per aiutare la Bosnia a rafforzare le proprie capacità di gestione della migrazione. Nonostante ciò, la gestione della situazione da parte del governo bosniaco è stata pessima e a seguito dell’incendio del campo, l’Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell, e il Commissario Europeo per la Gestione delle Crisi, Janez Lenarčič, hanno espresso serio sconcerto, rimarcando che quanto accaduto si sarebbe potuto evitare se la Bosnia avesse seguito le direttive richieste dall’UE negli anni precedenti.

Eppure il problema della pessima gestione dei flussi migratori, soprattutto nella loro prima fase, cioè quella di accoglienza (la più delicata e importante), è qualcosa di non recente. Senza guardare all’Italia (si veda la recente condanna ONU), dove purtroppo la tragedia assume tratti grotteschi, già lo scorso settembre un altro incendio aveva colpito un campo, quello di Moria, sull’isola di Lesbo, nel quale erano andate distrutte tutte le strutture di accoglienza già fatiscenti. Viene da chiedersi: perchè l’Europa non riesce ad affrontare in modo coeso e deciso situazioni così serie?

Le drammatiche immagini che sono arrivate e che continuano ad arrivare da Bihać ci hanno riportato in questi giorni alla memoria le altrettanto terribili immagini dell’Olocausto: persone private della loro dignità, afflitte dalla fame, dalla malattia e ormai senza speranza, accalcate tra di loro nella neve. Ciò che però realmente accomuna due situazioni comunque così diverse e distanti nel tempo non è la somiglianza tra quello che le foto e i video possono mostrarci; ciò che davvero accomuna queste immagini è una sola cosa: l’indifferenza.

Ed è proprio a causa dell’indifferenza che l’Europa non agisce concretamente per far fronte alla situazione. L’Europa è nata sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto e ha fatto sì fino a oggi che paesi e popoli che si sono scontrati per secoli vivessero il periodo di pace e prosperità più lungo e duraturo mai vissuto nel nostro continente. Mai come oggi però, il progetto di un’Europa unita e pacifica è stato in crisi e in discussione. Ciò che ha ripreso a dividerci è proprio l’indifferenza verso gli altri e la perdita della memoria di quanto accaduto. Questi due mali si stanno ripresentando prepotentemente anche adesso rendendoci incapaci, nonostante abbiamo i mezzi e le capacità, di tendere la mano a chi ci chiede aiuto e di comportarci con chi non parla la nostra lingua o ha un credo diverso dal nostro così come i nostri nonni si sono comportati quando la guerra è finita.

L’indifferenza ci ha portati al dramma della Guerra e dell’Olocausto, la memoria invece ci ha permesso finora di scongiurarne il ritorno. Dobbiamo fare sempre tesoro di questa nostra esperienza, rinnovando la forza della memoria e cancellando l’indifferenza aiutando chi ha bisogno.

Forse però, guardando a quanto accade oggi, delle parole “indifferenza” e “memoria” ci riempiamo troppo spesso la bocca senza saperne realmente quale sia il vero significato.

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Fonti:

-https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_2

– https://data2.unhcr.org/en/search?global_filtercountry=600&global_filtertext=&type=document&global_filterpartner=&global_filtersector=&global_filterdate_from=&global_filterdate_to=&global_filtercountry_json=0600&global_filtersector_json=0&global_filterapply=

– https://www.unhcr.org/see/where-we-work/bosnia-and-herzegovina

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