Pur sapendo che questa crisi avrebbe colpito soprattutto le donne, abbiamo letto con incredulità la durezza dei dati forniti da Istat sulla perdita di posti di lavoro a dicembre. Su 101mila posti di lavoro persi, 99mila sono posti di donne. La crisi economica morde ferocemente e si accanisce verso le posizioni più fragili nel mondo del lavoro. La Pandemia ha già cambiato tutto e non può essere affrontata nella sua dimensione sanitaria, sociale e economica senza visione, senza elaborazione della tragedia che stiamo attraversando, senza rimettere al centro della politica la vulnerabilità e l’interdipendenza, in una parola le vite delle persone, la necessità di ricostruire il tessuto sociale lacerato, l’attenzione all’età della vita. Bisogna curare le nostre società.
Per questo ci vuole politica, capacità di sciogliere nodi antichi del nostro sistema Paese e di farlo mentre si contrasta l’emergenza. Con questo spirito siamo stati ai tavoli programmativi, per operare un salto di qualità nell’azione del governo Conte e migliorare il Recovery Plan. Con questa consapevolezza lavoriamo alla nascita del governo Draghi sostenuto da una maggioranza ampia, europeista, a partire dall’alleanza che abbiamo coltivato con 5S e Leu.
E quando dico noi penso al Pd tutto, ma penso in particolare alle democratiche. In prima fila, nelle istituzioni, nella società, con le associazioni di donne e i movimenti nati attorno alle richieste sul Recovery Plan, nello sforzo che il partito sta facendo.
Si è creata una lettura condivisa della crisi e della necessità di mettere al centro l’obiettivo di tutelare e far crescere l’occupazione femminile. La pandemia ha ulteriormente evidenziato le distorsioni, le iniquità e le discriminazioni presenti nella società; le disuguaglianze di genere e il forte divario nell’accesso al lavoro sono condizioni che penalizzano il Paese. In questi mesi siamo state in prima fila come democratiche per orientare il programma del governo e il Next generation EU in modo da assumere come asse portante l’obiettivo della parità di genere, in modo trasversale ai tutti i progetti. Abbiamo rotto l’argine della missione cinque, quella dell’inclusione sociale, in cui in un primo tempo era stata costretta la dimensione di genere.
Abbiamo indicato la direzione dell’empowerment delle donne come grande questione nazionale che attiene alla qualità della convivenza e del modello di sviluppo. Perché non abbiamo proposto semplicemente le rivendicazioni per un pezzo di Paese, ma una lettura della crisi, che è crisi della cura, e una richiesta di cambiamento dell’organizzazione sociale: investire sulle infrastrutture sociali, fare della cura una grande questione pubblica, riformare il welfare.
Non ripeterò puntualmente le nostre proposte, dall’imprenditoria femminile alla riforma del congedo di paternità. Sono nei documenti del Pd, nel suo programma, nelle mozioni parlamentari, nelle piattaforme condivise.
È la questione di genere che deve vivere nella formazione del nuovo governo, che riguarda il futuro del paese, è il lavoro fatto in questi mesi, di cui le democratiche sono state promotrici insieme ad altre donne, che va portato al presidente Draghi, per un governo dove le donne devono esserci, da protagoniste.
[…] da Immagina […]