Uomini e donne insieme, affrontiamo la “questione maschile”
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Uomini, dove siete? Lo vogliamo dire insieme, uomini e donne, che BASTA?
Vogliamo affrontare la “questione maschile” in questo Paese, in ogni territorio, in ogni comunità?
Vogliamo lavorare insieme per costruire una cultura che rispetti e valorizzi la differenza tra uomini e donne?

Serve un lavoro sulla consapevolezza, sulla accettazione che gli uomini e le donne sono diversi ma valgono uguale; bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che invece non è così nei fatti, che viviamo in una realtà patriarcale e misogina, che la accettiamo spesso e ci conviviamo serenamente, a volte perché non ce ne rendiamo nemmeno conto, inseriti tutti come siamo in un contesto da secoli maschilista, a volte solo perché, pur avvertendo che qualcosa non quadra ed è sbagliato, si fa troppa fatica a contrastarlo.

Siamo tutti maschilisti, per tradizione e cultura, tutti, uomini e donne, perché ci siamo cresciuti e ci viviamo dentro questa nostra società che “non è per donne” e invece dovremmo essere femministi tutti, uomini e donne, per riequilibrarla, per farla più giusta e sana questa nostra convivenza.

Spieghiamo queste cose nelle scuole ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, perché imparino a costruire rapporti affettivi più corretti e rispettosi dei nostri, ma iniziamo tutti insieme papà, nonni, fratelli, figli, amici e mamme, nonne, sorelle, figlie, amiche a sentirci, nel nostro piccolo, responsabili di quel cambiamento.
Tutti noi, uomini e donne, dobbiamo smettere di accettare questa “mattanza” delle donne, e invece la tolleriamo perché pensiamo: “Non ci riguarda”.

E invece di fatto accettiamo che possa generarsi, ogni volta che consideriamo inevitabile che le persone di genere femminile lavorino meno, meno stabilmente, spesso sottoimpiegate rispetto alla formazione che hanno, guadagnino meno, magari subiscano molestie, perdano il lavoro se la coppia mette al mondo un figlio, siano per questo più povere, vadano in part-time, che taglia la carriera e regalerà loro una pensione dimezzata rispetto al compagno, che si occupino spesso da sole della cura di bambini e anziani non autosufficienti; ricevano cure e medicine ancora tarate sugli uomini; vengano giudicate per come si vestono, più che per quello che dicono e fanno, non diventino miliardarie con lo sport, non guidino grandi imprese e, nel nostro Paese, nemmeno le istituzioni.

Questo “di meno” è una sconfitta per tutti e favorisce l’accettazione sociale della discriminazione e della violenza.

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