Dalle donne riparte il rilancio del Partito Democratico
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Con la Direzione nazionale del Pd e la relazione positiva e condivisibile del segretario Zingaretti, anche attraverso il contributo dei due ordini del giorno presentati e accolti, il Partito Democratico ha finalmente avviato una discussione politica plurale e di livello (peccato solo i pochi interventi di dirigenti uomini) sui temi che devono riqualificare, rigenerare e rilanciare, a partire dalla paritĆ  di genere nella rappresentanza, la propria identitĆ  e funzione.

Non proporre nessuna donna tra i nomi per i ruoli di ministro nel governo Draghi ĆØ stato un errore politico che sarebbe sbagliato considerare frettolosamente risolto e superato con la nomina, pur positiva, di cinque sottosegretarie su sei o con una discussione solo formale. Ā Un errore la cui portata va misurata e messa in relazione al protagonismo espresso dalle donne in questi mesi e al contributo, davvero positivo ed efficace, che le donne hanno offerto dentro e fuori il Parlamento nel qualificare le azioni che governo e istituzioni ā€“ penso in particolare al Pnrr e a livello europeo al NGEU ā€“ hanno indicato per la ripresa e il rilancio economico, sociale e culturale.

E a questo impegno che si deve lā€™approccio mainstreaming di genere che trasversalmente attraversa missioni e obiettivi da mettere in campo per cambiare il modello organizzativo della societĆ , di sviluppo e di consumo in chiave piĆ¹ equa e sostenibile, piĆ¹ inclusiva delle competenze e dei talenti femminili e quindi capace di rappresentare una vera occasione di rilancio, di crescita, di sviluppo per tutte e tutti.

Fin dal maggio scorso con la mozione votata in Senato per un piano straordinario per lā€™occupazione femminile, lotta al gender gap, paritĆ  salariale, meccanismo di valutazione ex ante dellā€™impatto di genere di tutte le politiche, le donne Pd hanno portato avanti temi e proposte condivise con un vasto movimento di donne e uomini che attraverso reti, associazioni, sindacati, forze datoriali, imprese, UniversitĆ , enti sociali e culturali, hanno fatto sentire la loro voce. Penso al manifesto ā€œDonne per la salvezzaā€ promosso dalla rete di Half of it che lancia una serie di azioni concrete, le stesse che nelle commissioni e aule parlamentari i gruppi Pd di Camera e Senato hanno promosso, per il superamento delle disuguaglianze di genere, principale freno al potenziale di sviluppo del nostro Paese.

Anche per questo lā€™assenza di ministre del Partito democratico nel governo Draghi ha sollevato una forte reazione negativa e determinato una caduta di autorevolezza nei rapporti con le associazioni e lā€™intera societĆ . Per la distanza tra le affermazioni e la pratica e perchĆ© ha proiettato lā€™immagine di un partito non in sintonia con la realtĆ  di un Paese di donne e uomini in cui la crisi pandemica ed economica del 2020 ha colpito soprattutto queste ultime. Sul fronte del lavoro, prendendo a riferimento il solo dicembre, su 101mila occupati in meno rispetto al mese precedente, 99mila sono lavoratrici, dipendenti e autonome. Un dato sconcertante, drammatico e tuttavia ampiamente atteso.

GiĆ  fortemente penalizzate in epoca pre covid, le donne hanno dovuto sopportare piĆ¹ degli uomini gli effetti della crisi. Le responsabilitĆ  di cura dei figli, degli anziani, della casa si sono sommate spesso a modalitĆ  di lavoro da remoto pesanti e molto poco smart mentre, nel frattempo, erano loro ā€“ penso in particolare ai duri mesi del lockdown ā€“ a garantire negli ospedali, nei supermercati e in molti altri settori i servizi essenziali.

Un contributo che purtroppo ancora non trova corrispondenza in un pieno e concreto riconoscimento sociale ed economico. In Italia non solo le donne lavorano meno degli uomini ma vengono anche pagate meno e hanno meno opportunitĆ  di carriera. Un partito davvero progressista, riformista e femminista dovrebbe, anzi, deve porsi come obiettivo e mettere al centro della propria azione la concreta rimozione degli ostacoli indicati dallā€™articolo 3 della Costituzione che impediscono, di fatto, la piena uguaglianza tra uomini e donne.

Per questo abbiamo indicato come asse della nostra proposta politica lā€™aumento dellā€™occupazione femminile, il superamento dellā€™obbligo per le donne di dover scegliere tra lavoro e maternitĆ , la lotta alla violenza di genere.

E quindi lā€™investimento strategico in infrastrutture sociali, in asili nido, in istruzione e formazione permanente di qualitĆ , in welfare di prossimitĆ  ossia in quelle azioni in grado di liberare il tempo delle donne mettendole in condizione di non dover rinunciare nĆ© al lavoro nĆ© ai figli e di contribuire cosƬ a far crescere il Pil di questo Paese. Almeno del 7%, secondo Banca dā€™Italia.

Questi sono i temi che abbiamo voluto discutere in Direzione e che vogliamo che il Pd si intesti nelle istituzioni. Ma non basta dichiararsi un partito che mette al centro gli interessi delle donne non come categoria da tutelare ma come metĆ  della popolazione da rappresentare, includere e valorizzare se poi al momento di tradurre in scelte concrete il principio della paritĆ  iscritto anche nel nostro Statuto e quindi fondativo del Partito Democratico, il criterio non ĆØ quello della pari rappresentanza di genere.

Ecco perchĆ© ĆØ stato fondamentale portare in Direzione le proposte della costituzione nel partito di un osservatorio sullā€™impatto di genere delle scelte, dell’inserimento del vincolo del 50% di donne e di uomini in tutte le nomine, la promozione di un laboratorio standard, replicabile, sui femminismi, la valutazione di un meccanismo di rotazione di genere negli incarichi. Ed ecco anche perchĆ©, come ha riconosciuto opportunatamente il segretario Zingaretti, ĆØ e sarĆ  fondamentale un confronto vero, profondo, ampio. Un dialogo franco, plurale, aperto al contributo dei nostri circoli, delle iscritte e degli iscritti, delle simpatizzanti e dei simpatizzanti, delle associazioni e dei mondi con cui intendiamo relazionarci sullā€™identitĆ  del partito, sulla sua funzione, sul ruolo che deve svolgere oggi nella societĆ  per accompagnare il Paese attraverso i cambiamenti e per saperli governare.

Non dobbiamo avere fretta di chiudere questa discussione. Una discussione sana, rigenerante e rigenerativa, capace di rilanciare il Pd contro chi vorrebbe affossarlo e renderlo subalterno, privo di unā€™identitĆ  chiara in un momento in cui, la necessitĆ  di governare al fianco di forze politiche completamente alternative alla nostra, distanti nei valori e nei principi, ci richiama alla responsabilitĆ  di presidiare i nostri e rilanciarli con piĆ¹ forza e determinazione. Lā€™uguaglianza di genere, la condivisione delle responsabilitĆ  e delle opportunitĆ  tra donne e uomini, la lotta a ogni forma di violenza e discriminazione sono iscritti nella Costituzione italiana ma anche nel nostro dna di democratiche e democratici.

Chi se non noi puĆ² e deve attivare e guidare quel cambiamento culturale basato sulla paritĆ , la libertĆ  e lā€™autodeterminazione delle donne, sulla cultura del rispetto? Chi se non le donne, con la loro capacitĆ  nella loro plurale cultura di governo dei processi, possono essere protagoniste di questo cambiamento per mettere al centro la cura dellā€™ambiente, le produzioni innovative, la digitalizzazione per portare lā€™Italia fuori dalla crisi? Questa ĆØ una scelta politica, una scelta civile, una scelta fatta non per le donne, ma per tutti, donne e uomini! Per attivare tutte le energie che abbiamo a disposizione per superare lā€™emergenza e rilanciare il Paese, farlo tornare a crescere.

Da qui passa il rilancio del Partito Democratico come forza a vocazione maggioritaria, riformista, ambientalista e femminista. Solo cosƬ, anche nei prossimi mesi che ci vedranno impegnati al governo e in Parlamento riusciremo a non disperdere uno straordinario patrimonio politico, sociale, culturale costruito in questi 14 anni, a non perderci e a non perdere di vista chi siamo e quale Paese vogliamo costruire per garantire futuro e benessere alla nuova generazione.

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