Siamo in un passaggio delicato della vita della più grande forza progressista del paese. La nostra comunità è scossa, ma siamo un partito ricco e vitale, che saprà affrontare anche questo momento, riportando al centro dell’azione del PD i problemi del Paese, senza rimuovere le ragioni della nostra crisi, senza disperdere il patrimonio che questa forza rappresenta, il senso della funzione che ha svolto anche in questa fase, nell’ultimo anno e mezzo, affrontando le difficoltà della più grave emergenza dal dopoguerra, contribuendo ad un cambio delle politiche europee.
Oggi sosteniamo convintamente il Governo Draghi e le sue priorità. Un governo d’eccezione per affrontare una fase eccezionale. Ma la politica non va in pensione, rimaniamo alternativi alla destra e accompagneremo il nostro impegno di governo con la nostra iniziativa politica e sociale.
Lo scoppio della pandemia e l’emergenza sanitaria, economica e sociale che ne è conseguita hanno prodotto effetti dirompenti e inattesi sul piano economico e culturale, come anche sul quadro politico nazionale dell’Italia. In un contesto di questa portata, dunque, sarebbe strano se la comunità democratica non si ponesse il problema di come affrontare le sfide enormi poste da un Paese che va ricostruito, che richiede proposte e soluzioni innovative per superare ritardi e disuguaglianze che si porta dietro da troppo tempo, per costruire un equilibrio avanzato tra sostegno allo sviluppo e alle opportunità e protezione sociale. Gli ultimi dati Istat raccontano di un ulteriore incremento della povertà, nel 2020 le persone in povertà assoluta sono aumentate di un milione. Il tasso di occupazione femminile, già tra i più bassi di Europa, continua a scendere. Le disuguaglianze si allargano e una fetta grande di quelle diseguaglianze rischia di far tornare indietro le donne nella loro condizione economica e sociale.
Siamo dentro una nuova fase, va rilanciato il profilo identitario e programmatico del PD e nello stesso tempo bisogna costruire le alleanze politiche e sociali per tornare a vincere. Il Pd ha bisogno di una sua autonoma lettura dei processi. Il nostro, oggi, malgrado le difficoltà, è un partito vivo, composto da molte appartenenze e diverse anime, un partito che non è mai stato proprietà di nessuno, né mai potrà esserlo. Così come nessuno, né dall’interno né da fuori, può permettersi di decidere con toni sprezzanti chi può farne parte e chi no. Siamo una comunità che discute, che si è data uno statuto di regole per farlo, e che oggi più che mai ha bisogno di animare un confronto schietto, anche duro, tra idee plurali che sia capace però di riconoscere e rispettare le reciproche differenze.
Serve una rigenerazione nella società del Partito Democratico, essenziale a rinnovare la sua funzione nazionale e riformatrice. Oggi il Partito democratico fatica a essere presente su interi territori e ad attrarre le energie di giovani, donne e movimenti sociali diffusi. Ma proprio davanti a queste difficoltà va rilanciata questa funzione. Una forza popolare che vuole essere dalla parte delle persone e rappresentare idee di libertà, giustizia sociale e di emancipazione, deve essere un partito di donne e uomini, sapendo che è una sfida quotidiana, che riguarda l’applicazione del principio statutario della parità di genere, ma in egual modo la promozione di una cultura attenta alle differenze e alla dimensione di genere della politica e della società.
In questi mesi di vita della Conferenza delle democratiche abbiamo messo al centro dell’impegno del PD e del suo programma un piano per l’occupazione femminile, la parità salariale, politiche di empowerment, investimenti nelle infrastrutture sociali, obiettivi che devono essere centrali anche del Recovery Plan. Obiettivi che ritroviamo nelle parole pronunciate dal Presidente Draghi in occasione dell’otto marzo. Vogliamo sconfiggere la pandemia costruendo una nuova convivenza.
Le nostre proposte hanno vissuto nel rapporto con la società e le alleanze con altre donne, di associazioni e movimenti. Ma sappiamo che serve un di più nell’agire politico, nell’immersione del partito nella società, che rende più forte anche il nostro riformismo e l’azione di governo, nelle amministrazioni e alla guida del paese.
C’è un Paese da ricostruire e il PD deve farsi interprete del cambiamento necessario: la transizione ecologica, l’innovazione, un nuovo welfare, l’investimento nel sapere e il sostegno ai progetti di vita delle persone, nel segno della parità e del riconoscimento delle differenze. Un grande piano per l’occupazione femminile e giovanile.
Come donne abbiamo posto all’ordine del giorno, spinte dall’esperienza della pandemia e da quello che ci ha mostrato, la grande questione della cura, come paradigma di una nuova idea di sviluppo e di nuove relazioni, una nuova convivenza. Significa per noi anche aver cura dei legami sociali e umani, in una stagione nella quale la qualità della cura, delle persone, dell’ambiente, del cambiamento, delle relazioni potranno fare la differenza.
Aver cura anche della nostra comunità, che deve essere aperta e inclusiva. Una comunità che non è proprietà di un leader, ma un corpo vivo di donne e uomini, con storie e culture diverse che devono sapersi confrontare liberamente, in modo schietto, e saper arrivare a sintesi. Sono temi che noi stesse abbiamo posto all’attenzione del partito rivendicando un pluralismo cha vada oltre la somma delle componenti, che viva della ricchezza della differenza di genere. Differenza che non potrà mai esaurirsi dentro alle stesse componenti, ma che vive nella forza dei luoghi e dell’agire dell’autonomia femminile.
Invece troppo spesso il pluralismo si cristallizza in rendite di posizione e la discussione si avvita su se stessa. Il Pd appare ripiegato al proprio interno proprio quando dovrebbe dare risposte alle preoccupazioni delle persone, offrendo nello stesso tempo una visione e una prospettiva di rinascita. Questa è la sfida di oggi, che riguarda il profilo identitario e programmatico e il modo di essere del PD, la sua democrazia interna, la ricchezza delle individualità, delle competenze, delle idee, delle relazioni.
Come detto anche nell’ultima direzione PD, va pienamente attuato il principio della parità di genere nel partito, nella delegazione di governo e nelle posizioni apicali e va introdotta una riflessione sull’ipotesi di mutuare la guida duale. Nel rispetto dell’autonomia dei gruppi parlamentari, il principio va applicato ovunque, e riguarda anche le scelte che saremo chiamati a fare sulla nuova segreteria. Noi riteniamo che nel nostro Partito, nelle istituzioni e fuori, nei territori e nelle esperienze, ci sia una straordinaria ricchezza femminile. Abbiamo donne in grado di coprire qualsiasi ruolo, di Partito e di Governo, che anche in passaggi difficili potrebbero fare la differenza. A noi tutte e tutti il compito di non disperdere tutto questo patrimonio femminile, perché la nostra comunità politica sarebbe più povera ed incompleta.
Lo diciamo con il cuore e con la testa: il Partito democratico, di cui ci sentiamo parte, ha bisogno di discontinuità nel suo modo di essere, tornando anche alla sua ispirazione originaria, aperto ad associazioni, civismo e movimenti. Nessun rinnovamento sarà possibile senza l’intelligenza, la passione delle donne e il protagonismo delle nuove generazioni a cui è in mano il futuro dell’Italia.
Per costruire una nuova idea di società, dopo la pandemia, bisogna aprire un processo di rigenerazione del partito e del centrosinistra, a partire dalle tante risorse umane capaci di solidarietà e di innovazione che anche in questa emergenza sanitaria, economica e sociale si sono attivate. Investendo sul protagonismo delle donne, che sono in prima fila e rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi. Guardando ai giovani, al loro futuro. Next Generation Eu è una sfida anche per noi, al governo e nella società. Una sfida a progettare il futuro. La democrazia italiana ha bisogno del Pd e delle sue battaglie.