L’Italia non è un Paese per disabili
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I disabili in Italia sono circa sei milioni. L’Onu, nei suoi periodici rapporti, sostiene che l’Italia non è un Paese a misura di disabile. Tra le ragioni: i fondi scarsi, il clima discriminatorio e le barriere architettoniche.

Mancano interventi importanti su diversi aspetti e la disabilità è ancora una delle cause principali di impoverimento e marginalità.

Da tempo, ormai, la normativa italiana in materia di invalidità civile, si dimostra inadeguata. Le pensioni di invalidità sono misere e non garantiscono dignitose condizioni di vita. Inoltre, situazioni diverse, ricevono un analogo trattamento economico, violando palesemente i principi costituzionali. Più precisamente, l’invalidità sopravvenuta dovuta all’anzianità, viene da sempre equiparata alla più complessa invalidità dalla nascita o dalla prima infanzia. Un sistema nato per sostenere persone affette da gravi patologie, come le malattie neuromuscolari o altre gravi limitazioni fisiche e intellettive, è stato nel corso degli anni, snaturato ed utilizzato anche per affrontare il decadimento fisico connesso all’avanzare dell’età.

Sono assoluti tabù, poi, la sessualità e le relazioni affettive. Sul punto siamo all’età della pietra.

Si asseconda una violazione quotidiana dello spirito e della lettera della Convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con la Legge 3 marzo 2009, n. 18, ancora in larga parte inattuata.

Ma all’estero qual è la situazione? In Francia, per esempio, la vita dei disabili e delle loro famiglie è decisamente migliore rispetto al nostro Paese. Trattamenti pensionistici più adeguati, molti vantaggi per trovare un lavoro e per conservarlo.

Anche in Inghilterra il governo risulta essere efficace nel sostenere le persone con disabilità. Una buona percentuale di diversamente abili è impiegata in attività lavorative e, secondo i dati, i programmi di supporto sono in crescita. Inoltre, Londra in particolare risulta essere una città ampiamente predisposta per le persone con difficoltà motorie: i mezzi pubblici, dalla metro, agli autobus ai taxi sono accessibili per chi si muove in carrozzina, aeroporti e stazioni sono facilmente raggiungibili e dal punto di vista infrastrutturale, i luoghi pubblici hanno poche scale e molte rampe per consentire il libero accesso a tutti.

All’estero l’approccio in generale delle persone nei confronti di chi ha delle problematiche di salute, è decisamente diverso rispetto al nostro Paese. Anche il concetto di “normalità” è completamente diverso dal nostro. In Italia c’è un diffuso e incomprensibile imbarazzo.

Il Ddl Zan, opportunamente prevede anche la condanna delle discriminazioni sulla disabilità. Quasi ogni giorno, infatti, i media segnalano casi di violenza sui disabili. Questo accade in luoghi che dovrebbero essere sicuri, come le scuole o i centri diurni, ma anche tra le mura di casa. Solo nel 2020 sono state registrate 1424 denunce, provenienti da tutta Italia.

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