La strana insurrezione jihadista in Mozambico

Dal giugno del 2017 e con intensità via via crescente è in corso nel nord del Mozambico un’insurrezione di matrice jihadista, guidata da un gruppo denominato Ansar al-Sunna, noto però tra le popolazioni locali come al-Shabaab, che avrebbe giurato fedeltà all’ISIL, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante e quindi al califfo Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi, successore di al-Baghdadi. Il gruppo sarebbe parte della Wilayat Wasat Ifriqiya, la provincia dell’Africa Centrale e avrebbe fatto di Mocímboa da Praia, città portuale della provincia nord di Cabo Delgado, la propria base operativa. Il 24 marzo di quest’anno la crisi ha visto un salto di qualità con l’attacco nella città di Palma, sede di un importante investimento della francese Total sul gas naturale liquefatto (GLN) coadiuvata da Eni ed ExxonMobil. A seguito dell’attacco la Total ha sospeso il progetto e migliaia di abitanti della zona sono dovuti riparare più a sud.

JIHADISMO AUTOCTONO O ETEROGUIDATO?

Il gruppo Ansar al-Sunna avrebbe giurato fedeltà allo Stato Islamico fin dall’aprile del 2018 e sarebbe guidato da guidato da Abu Yasir Hassan, designato dal Dipartimento di Stato Usa nella lista dei terroristi internazionali. Sulle origini del gruppo non c’è chiarezza, sembra sia collegato ad un gruppo gemello ma distinto, attivo in Repubblica Democratica del Congo e Uganda, le cd Forze Democratiche Alleate (ADF) o Madina at Tauheed Wau Mujahedeen. Anche questo secondo gruppo avrebbe giurato fedeltà allo Stato Islamico ma, come per il gruppo mozambicano, i legami con la “casa madre” sono poco chiari. Diversi analisti si chiedono se le affiliazioni celino un cambio di leadership in gruppi comunque attivi fin dagli anni ’90 e quindi un tentativo di acquisire lustro nella galassia mediatica del jihadismo internazionale. In altre parole, è probabile che il rispettivo riconoscimento sia più che altro un discorso legato alla propaganda, giova alla casa madre e giova ai gruppi periferici, ma questi non è detto che ricevano finanziamenti importanti o supporto logistico. Elemento certo è che l’essere riconosciuti dal Dipartimento di Stato Usa come affiliati allo Stato Islamico rappresenta per tali gruppi una vittoria mediatica.

GLI INTERESSI NELL’AREA DI CABO DELGADO: GAS, RUBINI ED EROINA AFGANA

Il Mozambico al pari di molti altri paesi africani è fortemente indebitato ma ricco di risorse naturali, in particolare il gas naturale liquefatto scoperto nel 2010 al largo delle coste settentrionali nel bacino offshore di Rovuma. Total che ha avuto in gestione la cd Area 1 del suddetto bacino vi ha investito 20 miliardi di dollari nel 2019, contando di iniziare la produzione già nel 2024. Eni in collaborazione con Exxon Mobil ha invece ottenuto concessioni nella cd Area 4. La ricchezza stimata di gas del Mozambico è molto alta, secondo alcuni analisti, a ciclo avviato, il paese africano potrebbe essere il secondo produttore al mondo dopo il Qatar, appare quindi evidente come dietro l’insurrezione vi siano interessi non solo religiosi.

Ad attrarre infatti oltre al gas ci sono i rubini di Montepuez, una delle miniere più grandi al mondo e, soprattutto, ci sono i traffici legati alla rotta sud dell’eroina afgana. Il Mozambico è infatti snodo cruciale della rotta meridionale dell’eroina afgana, importata via mare dal Pakistan e poi veicolata verso nord, ovvero verso l’Europa. Secondo diversi analisti l’insurrezione nel nord del Paese non avrebbe danneggiato questi traffici, anzi avrebbe allontanato quel poco di controllo statale che c’era e quindi agevolato l’arrivo dei carichi su cui le milizie insorte prenderebbero una sorta di compenso per un traffico che in qualche modo alimenterebbe anche la corruzione delle forze del Frelimo, il partito al governo dall’indipendenza ad oggi, chiamate a contrastare la violenza jihadista.

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Massimiliano Frenza Maxia

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