Dopo la crisi, una fase nuova della nostra storia
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Il settantesimo anniversario della Dichiarazione Schuman, marcato nei calendari come la nostra Festa dell’Europa, cade in un momento drammatico per l’Unione. La pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova i sistemi sanitari, e causato seri danni alle nostre economie. L’Unione Europea ha reagito con tutti gli strumenti a disposizione: la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita, la creazione della cassa integrazione europea dello strumento SURE, la liquidità fornita a imprese e famiglie tramite gli interventi della Commissione Europea e della Banca Europea degli Investimenti, per citare alcuni importanti esempi, sono misure importanti e coraggiose. Ma per combattere una recessione senza precedenti e garantire una ripresa rapida ed equa servono strumenti nuovi, che diano all’Europa una capacità d’azione mai vista prima.

In queste settimane la discussione sul Recovery Fund, il fondo europeo per la ripresa post-Covid che preveda anche l’emissione di vere obbligazioni comunitarie, i cosiddetti recovery bonds, ha fatto emergere in maniera chiara il contrasto tra chi vuole un’Europa più forte e integrata e chi invece vorrebbe limitarsi a un modello puramente intergovernativo, dove prevarrebbero visioni nazionali, se non addirittura elettorali, di brevissimo termine, contraddicendo quella “solidarietà di fatto” che proprio Schuman poneva alla base del progetto comunitario.

Io credo, però, che da questa situazione di emergenza possa nascere l’incredibile opportunità per aprire una nuova fase della nostra storia, dando vita a un momento rifondativo per l’Unione.

Per realizzare questo progetto, è fondamentale lavorare su tre livelli, in occasione di alcuni appuntamenti cruciali. La discussione sul piano europeo per la ripresa, i negoziati per il prossimo bilancio pluriennale UE e la Conferenza sul Futuro dell’Europa saranno momenti chiave per affermare l’importanza di una solidarietà europea tra Paesi, oltre a realizzare la riforma delle istituzioni comunitarie e delle loro competenze.

È ormai tempo che sempre più materie siano gestite e coordinate a livello europeo, invece che relegate a un’inutile confusione tra Stati. La situazione che stiamo vivendo dimostra chiaramente come solo con un’Europa più unita possiamo affrontare sfide di tale portata globale. È tempo di avere una voce unica in politica estera, di definire in maniera coerente e unitaria le politiche energetiche e di dotarci di un diritto dell’immigrazione e dell’asilo adeguato ai tempi. Inoltre è doveroso garantire che ogni europeo abbia accesso a servizi sanitari di qualità attraverso la creazione di una vera e propria Unione della Salute.

Più profondamente, va affrontato il tema di una riforma istituzionale che dia al Parlamento un ruolo centrale attraverso l’ampliamento dei suoi poteri d’iniziativa legislativa e il suo controllo politico sulla Commissione Europea. Per rinforzare la rappresentanza europea, inoltre, sarà necessario eleggere una parte degli europarlamentari su liste transnazionali di partito europeo e istituzionalizzare il sistema dei candidati alla Presidenza della Commissione, per consentire una elezione del vertice dell’esecutivo molto più legittimata rispetto ad oggi. La Conferenza sul Futuro dell’Europa, a cui il Parlamento (più delle altre istituzioni) sta già lavorando e che avrà il compito di coinvolgere istituzioni, organizzazioni e cittadini nella discussione sull’Europa del futuro, anche avanzando proposte per la modifica delle forme istituzionali odierne, sarà un momento decisivo per realizzare questo progetto di un’Europa sovrana rispetto alle dinamiche della globalizzazione.

Ma per garantirsi un’autonomia dagli Stati Membri e divenire fattore di stabilità, l’Ue non potrà fare a meno di disporre di un sistema di risorse proprie come una web tax e una tassa sulle transazioni finanziarie speculative, separate dai contributi nazionali. Ciò è fondamentale per essere in condizione di agire senza finire preda di dinamiche politiche di cortissimo respiro, aumentando il raggio d’azione europeo anche sul fronte fiscale fino ad arrivare alla capacita’ di operare sul mercato e reperire le necessarie risorse con gli eurobond federali, per sostenere i settori chiave dell‘economia del continente.

Chiaramente la gravità dell’emergenza causata dalla pandemia impone un intervento urgente da parte delle istituzioni UE. La Conferenza sul Futuro dell’Europa deve essere l’occasione per porre il tema della riforma dei Trattati, ma nell’immediato bisogna battersi per strumenti essenziali in ambito sociale, per rilanciare la crescita e per la lotta alla povertà. I Recovery Bonds legati al fondo di ripresa, la proposta di un salario minimo europeo e un meccanismo europeo di assicurazione contro la disoccupazione sono i primi, veri, passi verso un’Europa più giusta.

A 70 anni dalla Dichiarazione Schuman, ci troviamo dinnanzi a un tornante critico per la nostra Storia: oggi possiamo fallire arrendendoci al nazionalismo oppure possiamo consegnare alle prossime generazioni un’Europa nuovamente capace di unire libertà e giustizia sociale in un progetto di comunità.


Brando Benifei è il capo delegazione del Partito Democratico al Parlamento Europeo

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