L’1% della popolazione mondiale è in fuga da guerre e violenze. I minori? Più di 30 milioni
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Nel 2019 è stato registrato un numero record di 79,5 milioni di rifugiati, pari all’1% della popolazione mondiale, 10 milioni in più rispetto all’anno precedente. Costretti a scappare da conflitti, persecuzioni e violenze, ma che sempre meno riescono a far ritorno a casa loro. Questo il dato principale contenuto nel rapporto annuale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Global Trends, che offre una panoramica globale degli spostamenti forzati.

Il 77% dei rifugiati proviene da scenari di crisi a lungo termine, quali Afghanistan, oltre a Siria e Yemen, ma ai conflitti annosi si aggiungono altre zone fortemente destabilizzate, quali Repubblica Democratica del Congo, il Venezuela e diverse nazioni del Sahel. Due terzi delle persone in fuga all’estero provengono da soli cinque Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar. Ricollocando il dato 2019 in una prospettiva storica, il numero di persone in fuga è quasi raddoppiato rispetto ai 41 milioni del 2010. Nell’ultimo decennio almeno 100 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case, in cerca di sicurezza all’interno o al di fuori dei propri Paesi. Si tratta di un numero di persone maggiore di quello dell’intera popolazione dell’Egitto, il 14esimo Paese più popoloso al mondo.

“Siamo testimoni di una realtà nuova che ci dimostra come gli esodi forzati, oggi, non soltanto siano largamente più diffusi, ma, inoltre, non costituiscano più un fenomeno temporaneo e a breve termine”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi. “Non ci si può aspettare che le persone vivano per anni e anni una condizione precaria, senza avere né la possibilità di tornare a casa né la speranza di poter cominciare una nuova vita nel luogo in cui si trovano. E’ necessario adottare sia un atteggiamento profondamente nuovo e aperto nei confronti di tutti coloro che fuggono, sia un impulso molto più determinato volto a risolvere conflitti che proseguono per anni e che sono alla radice di immense sofferenze”, ha sottolineato Grandi.

Il rapporto Global Trends mostra che dei 79,5 milioni di persone che risultavano essere in fuga alla fine dell’anno scorso, 45,7 milioni erano sfollati all’interno dei propri Paesi. La cifra restante era composta da persone fuggite oltre confine, 4,2 milioni delle quali in attesa dell’esito della domanda di asilo, e 29,6 milioni tra rifugiati (26 milioni) e altre persone costrette alla fuga fuori dai propri Paesi. L’incremento annuale, rispetto ai 70,8 milioni di persone in fuga registrati alla fine del 2018, rappresenta il risultato di due fattori principali.

Il primo riguarda le nuove preoccupanti crisi verificatesi nel 2019, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, nella regione del Sahel, in Yemen e in Siria, quest’ultima ormai al decimo anno di conflitto e responsabile dell’esodo di 13,2 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni, più di un sesto del totale mondiale.

Il secondo è relativo a una migliore mappatura della situazione dei venezuelani che si trovano fuori dal proprio Paese, molti non legalmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo, ma per i quali sono necessarie forme di protezione. L’altro dato preoccupante riguarda il numero sempre minore di rifugiati che riescono a fare ritorno a casa: negli anni ’90 erano una media di 1,5 milioni l’anno mentre negli ultimi 10 non sono stati oltre i 385 mila.

Una cifra che testimonia come oggi l’aumento del numero di persone costrette alla fuga ecceda largamente quello delle persone che possono usufruire di una soluzione durevole.

Altro motivo di preoccupazione è che l’80% delle persone in fuga nel mondo è ospitato in Paesi o territori afflitti da insicurezza alimentare e malnutrizione grave, molti dei quali soggetti al rischio di cambiamenti climatici e catastrofi naturali. Oltre otto rifugiati su 10 (85%) vivono in Paesi in via di sviluppo, generalmente in un Paese confinante con quello da cui sono fuggiti.

Dietro a tutte queste cifre ci sono storie di sofferenza individuale profonda. Il numero di minori in fuga – stimato intorno ai 30-34 milioni, decine di migliaia dei quali non accompagnati – per esempio, è più elevato di quello dell’intera popolazione di Australia, Danimarca e Mongolia messe insieme. Contemporaneamente, la percentuale di persone in fuga di età pari o superiore ai 60 anni, il 4% – è estremamente inferiore a quella della popolazione mondiale (12 %) – una statistica che attesta lo strazio, la disperazione, i sacrifici e la separazione dai propri cari.

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