Accogliere i rifugiati e integrarli in Italia è possibile e giusto
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Oggi, 20 giugno, si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. Il Rapporto 2019 dell’UNHCR registra un incremento di rifugiati nel mondo fino alla cifra impressionante di quasi 80 milioni. Una tendenza a crescere che negli ultimi anni si è confermata. Un esodo determinato sempre più da “nuovi” fattori climatici che spesso si sommano a quelli storici come guerre, persecuzioni o carestie.

Da anni invece in Italia diminuiscono costantemente il numero di persone che arrivano chiedendo protezione. A conferma che gran parte dei profughi non hanno i mezzi per andare lontani, sfollando a volte dentro i confini stessi degli Stati di appartenenza o attraversando i confini degli Stati limitrofi per poi rimanere in attesa di tempi migliori per tornare. Una speranza spesso vana. Pochi provano ad andare lontani, ancor meno vi riescono.

Di fronte a questo popolo in fuga, c’è da chiedersi se sia giustificato l’allarmismo di chi vorrebbe chiudere porti e senza toccare i decreti sicurezza, che si sono dimostrati inefficaci e sbagliati nelle motivazioni che li generarono. Un allarmismo contagioso ma infondato, dal 1 gennaio 2020 ad oggi infatti gli arrivi via mare sono stati meno di 6 mila. Non esattamente quell’invasione allora evocata strumentalmente. L’unico risultato è stato quello di mettere in difficoltà il sistema di accoglienza diffuso e di rischiare di lasciare in strada migliaia di persone, senza alcuna forma di protezione e assistenza.

Un caos pianificato allo scopo di dimostrare un teorema., ovvero che in Italia non è possibile fare accoglienza né integrazione.

Anni di lavoro passato invece dimostrano il contrari, anche in presenza di periodi in cui gli arrivi erano assai superiori a quelli attuali. Oggi invece abbiamo flussi in arrivo largamente inferiori e gestibili in una ottica di accoglienza e legalità che sia  rispettosa dei diritti umani fondamentali e dei trattati internazionali sottoscritti. Gli accordi di Malta hanno dimostrato che può esserci un efficace coordinamento internazionale che coniughi i due principi enunciati. Serve ora andare radicalmente oltre i decreti sicurezza e darci strumenti che permettano di svolgere accoglienza e integrazione a quelle persone che ne hanno diritto in sinergia con gli EE. LL. e il Terzo settore e il volontariato, che anche in questi mesi hanno contribuito con il loro impegno a contenere i disagi provocati dalle norme previste nei decreti sicurezza.

Numeri e risultati ci dicono che cambiarli sarebbe un gesto di buon senso, fatto in nome della civiltà e dei diritti, di cui beneficerebbero tutti in termini di serenità e sicurezza.


Marco Pacciotti è il responsabile del dipartimento Immigrazione del Partito Democratico

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