Omotransfobia e misoginia: ecco cosa dice la proposta di legge che approda in Parlamento
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E’ ormai questione di ore e finalmente la discussione sulla legge contro l’omotransfobia e la misoginia entrerà nel vivo in Parlamento. Si tratta di una legge attesissima che inizia il suo percorso alla Camera, non senza difficoltà.

“Non serve una nuova legge. Anzi, l’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide” hanno fatto sapere i Vescovi italiani a cui si sono unite altre voci da sempre critiche ad ogni intervento in questa direzione.

Ma cosa prevede il testo? I timori dei detrattori sono fondati? Oppure si tratta semplicemente di una questione ideologica?

Cerchiamo allora di capire bene il contenuto del testo e l’iter che sta seguendo.

Innanzitutto va detto che si tratta di un testo di legge che riunifica cinque ddl (Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni, Bartolozzi) sintetizzando le proposte pervenute.

E’ bene ricordare che nell’Ue tutti i grandi Paesi hanno leggi che tutelano la comunità LGBTQ+ e che in Italia si parla esattamente da 24 anni della necessità di una legge contro omofobia, bifobia e transfobia che riempia questo vuoto normativo.

La proposta di legge è stata presentata nel luglio del 2018 dal deputato Alessandro Zan del PD ed è approdata in commissione Giustizia nel mese di ottobre del 2019.

La nuova legge, in sostanza, estenderà alle manifestazioni d’odio fondate sul genere, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere i reati già previsti dalla legge cd. Reale-Mancino e ora confluiti nel codice penale. Si tratta, dunque, di un intervento che riguarda sia l’omotransfobia che la misoginia.

Gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, infatti, già puniscono la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa e aggravano, per gli stessi motivi, i reati comuni.

L’estensione riguarderà, peraltro, solo l’istigazione a delinquere e gli atti di violenza e non la propaganda: dunque, nessuna limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio come sostengono i critici.

La proposta di legge, inoltre, fa riferimento al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, per definire in maniera precisa la fattispecie penale: tali espressioni sono infatti già in uso nelle leggi e nelle sentenze ed evitano ogni rischio di indeterminatezza.

In altri termini, il testo si pone l’obiettivo di intervenire sui reati di istigazione a commettere atti discriminatori o violenti e sul compimento di quei medesimi atti per ragioni legate al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, estendendo ai reati comuni commessi per le stesse ragioni l’aggravante prevista dall’articolo 604-ter. Inoltre, sarebbero vietate le organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere (mentre oggi questo divieto si applica solo alle associazioni aventi lo scopo di incitare alla discriminazione e alla violenza su base etnica, nazionale o religiosa).

La proposta di legge prevede anche di istituire, il 17 maggio, la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di uguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.

Vengono poi previste importanti azioni di prevenzione e contrasto delle discriminazioni e della violenza di matrice omotransfobica, nonché misure di sostegno alle vittime. Viene ad esempio data copertura legislativa alla strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, già attiva dal 2013 presso l’UNAR (l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni), che favorisce importanti iniziative di promozione di una cultura del rispetto dell’inclusione.

La proposta di legge, inoltre, mira a incrementare la dotazione del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al fine di istituire un programma per la realizzazione in tutto il territorio nazionale di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere. Tali centri garantiranno adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario adeguate condizioni di alloggio e di vitto per le vittime dei reati fondati su orientamento sessuale e identità di genere ma anche, più in generale, per tutte quelle persone che si trovino in condizione di vulnerabilità legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere in ragione del contesto sociale e familiare di riferimento.

Insomma la strada per una maggiore tutela della comunità Lgbtq+ è ancora in salita, ma la rotta è quella giusta.

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