Covid e migranti, quando i numeri smontano la propaganda
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I numeri sono numeri. Si possono interpretare, sommare, dividere o moltiplicare ma sono numeri. E sui numeri non si può fare propaganda. O almeno così credevamo perché c’è chi sui numeri dei contagi, in crescita esponenziale ormai da giorni, cerca di dare delle interpretazione fantasiose per portare acqua al proprio mulino. Per esempio Matteo Salvini (così come i negazionisti della prima ora) ritengono che questi numeri siano frutto di una crescita di sbarchi di migranti sul nostro territorio. Lo dicono da giorni, sbraitando contro chi mostra, ad esempio, le immagini delle discoteche piene di ragazzi o le spiagge senza regole. Lo ripetono sui social condividendo post che diventano virali in un batter d’occhio e lo urlano in televisione. E così, qualcuno ci crede pure. Peccato, però, che non è vero. I migranti che stanno sbarcando su nostro territorio contribuiscono in modo minimale alla diffusione del contagio. A spiegarlo, a suon di numeri, ci ha pensato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts), che ha spiegato come i disperati che fuggono dal loro paese risultino positivi per circa “non più del 3-5%” e che addirittura una parte di essi si infetta soltanto una volta arrivati sul nostro territorio, ” nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate”.

Ma se non sono i migranti la causa di questa impennata nei numeri, di chi è la “colpa”? Locatelli, in un passaggio di una intervista al Corriere della Sera, dice: “A seconda delle Regioni, il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia”.

“L’inizio della stagione estiva – continua Locatelli – ha comportato la necessità di considerare alcune riaperture per non danneggiare l’economia del turismo e per consentire agli italiani di godersi le vacanze in località montane e marittime, evitando l’estero. Forse, si doveva prestare maggiore attenzione al rispetto delle regole d’oro: indossare la mascherina nei luoghi chiusi e all’aperto in caso di impossibilità a mantenere il distanziamento interpersonale adeguato, osservare una scrupolosa igiene delle mani ed evitare assembramenti”. Quanto alla chiusura delle discoteche, ammette Locatelli, ”avrà un impatto economico, purtroppo, ma la salute viene prima di tutto e quanto abbiamo visto accadere nelle discoteche come luoghi di assembramento va evitato altrimenti rischiamo di ritrovarci presto in una situazione più allarmante. I giovani possono infettarsi e non sono al riparo da manifestazioni gravi come dimostra la storia della bambina di 5 anni ricoverata a Padova con sindrome uremico emolitica in possibile relazione al Sars-CoV-2. Tanti i ventenni ricoverati. Nessuno è immune. Il rischio per i giovani di infettarsi è simile a quello di chiunque altro”.

Insomma, se davvero dobbiamo cercare i colpevoli, quelli siamo noi. Siamo noi italianissimi italiani che decidiamo di seguire i cattivi maestri, di fregarcene, di mettere in pericolo noi stessi e gli altri. Siamo noi che cerchiamo scorciatoie, risposte semplici a problemi complessi. Insomma quando ci comportiamo da egoisti e non come in una comunità. Siamo ancora in tempo per invertire la rotta.

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