Perché è importante la sfida quotidiana alle Fake News
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Il rapporto tra informazione, verità, comunicazione, consenso e saperi è un tema critico ed estremamente attuale. Ne abbiamo parlato alla Festa Nazionale dell’Unità con Andrea Martella e Gianni Riotta, moderati da Carla Attaniese. 

Nel dibattito mediatico, l’argomento è evidenziato sotto le categorie Fake News e complottismo. Prima di entrare nel vivo del tema, però, è necessaria una premessa. Una democrazia “sana” si regge su un equilibrio costante tra capacità critica e fiducia nei confronti delle Istituzioni. Faremmo torto alla Storia se dimenticassimo come più volte il potere sia caduto nella tentazione di raccontare le sue verità irreali e come proprio uno sguardo critico di una parte dei suoi cittadini abbia col tempo ristabilito la verità.

Le ragioni per cui qualcuno crea e diffonde notizie false a scopo di indirizzare l’opinione pubblica è fin troppo semplice da intuire. La grande domanda che ci dobbiamo porre è come mai oggi migliaia e migliaia di persone credano anche alle fake news più inverosimili, diventando a loro volta vettori di trasmissione. Per provare a rispondere a questa domanda utilizzerei tre categorie molto classiche del pensiero politico e sociale.

Anzitutto il concetto, gramsciano, di egemonia culturale. Le non verità che le persone diffondono con più facilità son quelle che accarezzano gli umori più rabbiosi della società. Per “diventare davvero virali” le “notizie” devono in qualche modo rafforzare quelle presunte certezze che troppi cittadini pensano gli vengano nascoste da qualche potere o complotto internazionale.

In secondo luogo, la crisi dell’autorevolezza. Il crollo della fiducia nelle istituzioni (non solo politiche), l’idea che le competenze spesso siano in malafede mentre invece “la saggezza” popolare conosca la verità, la secolarizzazione e l’indebolimento delle grandi narrazioni fanno sì che milioni di persone si costruiscano le proprie verità e non ci sia quasi più nessuno che possa interrompere in modo riconosciuto il circolare delle falsità.

Viviamo in un tempo in cui le gerarchie sociali e di potere sono cristallizzate verticalmente, ma in cui, invece, si celebra l’orizzontalità delle analisi e del pensiero. Significa che competenze, studio e ricerca, nel dibattito pubblico diffuso, contano sempre meno. Inoltre, a complicare questo tema, contribuisce anche il ragionamento sulle fonti. Una volta c’era la biblioteca con pochi libri scritti a mano, poi piano si è arrivati a un Mondo in cui ciascuno di noi è raggiunto ogni giorno da milioni di informazioni orizzontali. In questo nuovo scenario si costruisce una delle grandi sfide del futuro: aiutare le generazioni del futuro (giovani, ma non solo) a farsi spazio con consapevolezza in questa mole di dati.

Terza e ultima categoria, quella più dolorosa e complessa: la solitudine sociale di milioni di persone. Oggi le persone assistono socialmente sole ai fatti del Mondo. Si sentono abbandonate, irrappresentate, arrabbiate. Il bisogno non riconosciuto (o non risposto) di protezione sociale e di identità diventa un vero e proprio diffusore dell’odio in rete.

In altre parole sentirsi parte di una comunità non ascoltata che però ritiene di aver trovato le ragioni della sua crisi, è un elemento identitario molto forte ed è anche un modo per reagire emotivamente alla propria solitudine.

Una delle lezioni del secolo scorso riguarda la costruzione di democrazie includenti. Il radicamento territoriale delle organizzazioni di massa, la capacità di rappresentanza materiale e la funzione inclusivo-pedagogica del pubblico e di tanti corpi intermedi sono stati tre pilastri che hanno permesso a milioni di persone di sentirsi parte di una comunità nazionale a prescindere dalla propria condizione di provenienza.

Un’ultima riflessione che attiene al rapporto tra digitale e analogico. Luciano Floridi è un filosofo italiano che insegna a Oxford e qualche anno fa ha coniato un concetto chiave per mettere a fuoco la contemporaneità: Onlife. Ovvero un mondo iperconnesso dove non esiste più nessuna distinzione tra il mondo offline e quello connesso online. In altre parole, contestualizzando: quello che accade nel mondo digitale, accade nel Mondo.

Ecco perché è molto importante la sfida quotidiana alle notizie false che viene fatta dalle Istituzioni e dalla politica (in Italia in particolare dal Partito Democratico). Ecco perché, però, è altrettanto importante sapere che per vincere questa partita non basta organizzare il mondo digitale, ma anche ripensare la politica a trecentosessanta gradi. Non ne dipende solamente la qualità della rete, ma l’intero assetto della democrazia che abitiamo.

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