Sono stati mesi difficilissimi. Di lavoro, spesso silenzioso. Di problemi e ostacoli da superare. Mesi in cui si è finalmente tornati a parlare di scuola non solo fra addetti ai lavori, ma anche in famiglia, al bar, per la strada. Non importa con quanta cognizione di causa si sia svolto il dibattito pubblico, l’importante è che l’Italia intera abbia riscoperto la centralità della sua scuola.
Oggi si ricomincia.
Le criticità storiche si sommano alla difficile convivenza col virus, ma la comunità scolastica che ha già dato grande prova di competenza nelle ultime settimane, ci sorprenderà in positivo per responsabilità e capacità di organizzarsi al meglio.
Questo è però soltanto un inizio.
L’Italia tutta ha tematizzato per settimane i problemi della scuola, che hanno radici profonde. Problemi di spazi, di dotazioni infrastrutturali, di organico, di prospettive del personale. Che non potevano trovare soluzione in qualche mese, nell’emergenza. Se il dibattito di questo periodo, anche acceso a tratti, sarà servito a concentrare gli sforzi di tutti su un maggiore e migliore investimento in istruzione potremo dire di avere imparato qualcosa.
Nei giorni del lockdown dicevamo che ne saremmo usciti migliori. Basterebbe capire che per uscirne servirà una parola d’ordine chiara, una priorità che venga prima di tutte le altre: l’educazione.
Buon inizio al personale della scuola, alle studentesse e agli studenti e alle loro famiglie. Si ricomincia. E che stavolta sia la volta buona per cambiare marcia davvero.