Per una rigenerazione ecologica di Sesto Fiorentino

La popolazione globale è attualmente di circa 7,8 miliardi e si prevede che raggiungerà i 9 miliardi entro il 2050 e che continuerà a crescere almeno fino al 2100. La popolazione si sta inurbando sempre più, attualmente a livello globale per oltre il 50% e per oltre il 70 % in Italia. È sotto gli occhi di tutti che con il procedere dell’inurbamento crescono le problematiche e le crisi sociali ed ambientali, aggravate notevolmente dal presente cambio climatico. In questo senso basti considerare i maggiori effetti che gli eventi meteorologici “eccezionali” hanno sulle aree e sulle popolazioni urbane, o le problematiche legate alla qualità dell’aria o alla gestione dei rifiuti. Come dimostra l’elevato tasso di consumo di suolo registrato in Italia e in Europa, l’attenzione posta verso il suolo in ambito urbano è solitamente determinata dalla sua funzione di supporto alle infrastrutture urbanistiche e viarie, funzione alla quale è attribuito un mero valore di mercato, fortemente distorto dalle dinamiche immobiliari e dalle necessità economiche dei Comuni. Utilizzando solo il parametro del mercato e dei contributi all’edificazione, sfuggono alla valutazione una serie di altri costi di grande rilevanza per il benessere dei territori e delle comunità che li abitano, in primo luogo quelli legati alla perdita dei servizi ecosistemici, ma anche quelli legati alla dispersione abitativa e agli impatti ambientali al di fuori delle aree che vengono edificate, come l’inquinamento indotto dal traffico da e per le zone edificate, i costi per evitare o per abbattere gli inquinamenti dovuti alla produzione, o la dispersione delle relazioni sociali.
In considerazione di queste dinamiche sociali e ambientali sempre più interconnesse, nella pianificazione territoriale si sta sempre più affermando un nuovo paradigma: non ha più senso distinguere la pianificazione urbana dalla pianificazione extraurbana degli interventi. Non è razionale individuare nel solo territorio extraurbano le aree di qualità ecologica, dove ricavare i servizi di sostenibilità ambientale, mentre in quello urbanizzato si punta alla massimizzazione economica. Tutto il territorio, urbano ed extraurbano, deve essere considerato “ambiente ecologico” e quindi interconnesso. Anche i suoli urbani devono essere considerati importanti dal punto di vista ecologico. L’attuale pratica di pianificazione urbana non presta la giusta attenzione alla qualità dei suoli urbani, alle loro molteplici funzioni e servizi ecosistemici per la popolazione urbana. Vi sono esperienze in Italia e in Europa che indicano che è possibile pianificare il tessuto urbano sulla base di una valutazione dei servizi ecosistemici forniti dai suoli urbani e quantificare i costi e gli impatti causati dal consumo e dall’impermeabilizzazione del suolo (vedi esperienze riportate in calce).

I suoli urbani e la vegetazione da loro sostenuta svolgono le stesse funzioni di un suolo naturale e possono fornire servizi ecosistemici di alta qualità, quali miglioramento della qualità dell’aria, riduzione dei rumori, mitigazione degli effetti delle ondate di calore, limitazione del rischio idrologico, aumento di sequestro di carbonio e di biodiversità. Tuttavia, il grado di “disturbo” (o addirittura di inquinamento) a cui sono sottoposti a causa delle attività umane, e il loro livello di impermeabilizzazione, hanno un’influenza sulla qualità dell’ambiente che è necessario conoscere e tenere in considerazione nelle attività di pianificazione. Anche il contesto territoriale dove è presente il Comune di Sesto Fiorentino osserva queste criticità, legate ad un processo pluriennale di inurbamento e cementificazione non governato con criteri ecologici. Il territorio di Sesto Fiorentino, probabilmente anche più degli altri Comuni posti nello stesso contesto ambientale, ha urgente bisogno di una rigenerazione ecologica.

Deve essere un obiettivo prioritario da parte del Comune la definizione e adozione di norme urbanistiche e strumenti attuativi finalizzati a ingenerare un processo di rigenerazione ecologica delle aree urbane e a garantire il saldo di consumo di suolo zero nelle nuove urbanizzazioni, anche attraverso la riutilizzazione e valorizzazione ecologica degli insediamenti esistenti, delle aree dismesse o sottoutilizzate.

La valutazione dei servizi ecosistemici forniti dal suolo dovrebbe guidare le scelte del pianificatore anche in presenza di politiche di incremento insediativo (privato e pubblico) e di densificazione. Se, infatti, la densificazione urbana può rappresentare un’alternativa alla dispersione abitativa, è però vero che i suoli migliori dovrebbero comunque essere protetti, attraverso una gestione sostenibile delle aree verdi e la massima riduzione delle pressioni sul funzionamento del suolo in quelle insediative. Ad esempio, evitando la cementificazione degli spazi aperti, quali parcheggi e resedi. È inoltre possibile aumentare la fornitura di servizi ecosistemici delle aree urbane attraverso la progettazione di un tessuto interconnesso di infrastrutture verdi e reti idrologiche, di modo che gli spazi insediativi non siano altro che isole circondate da ambienti naturaliformi.

Anche i suoli agricoli e forestali posti nel Comune hanno la possibilità di aumentare notevolmente la fornitura di servizi ecosistemici attraverso l’adozione di pratiche conservative di gestione dei suoli. La gestione attuale dei suoli agricoli e forestali evidenzia la necessità di interventi migliorativi, che permettano una più efficace fornitura di servizi ecosistemici e consentano di aumentare la resilienza rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici e all’aumento delle superfici insediative. In questo senso, i boschi di Monte Morello sono stati sede anche di recente di progetti dimostrativi che hanno indicato possibili soluzioni operative, progetti che purtroppo mancano completamente per le aree agricole. Da notare che la programmata realizzazione del Parco della Piana, assumendo in sé tutte le aspettative ecologiche del territorio, legandole soprattutto alla presenza dei laghi, ha nascosta la realtà dell’ambiente agricolo, che appare sostanzialmente abbandonato a se stesso e di insufficiente qualità ecologica.

Esperienze di riferimento in Italia

A Carpi è stato rilevato che il contributo dei suoli delle aree a verde pubblico in termini di capacità di stoccare carbonio organico e quindi CO2, è quasi il doppio di quella osservata mediamente nei suoli agricoli della zona (80 contro 43 Mg/ha), ed equivalente ad una quantità emessa di CO2 pro capite annua di 7.892 cittadini italiani. In termini di capacità di regolare i flussi idrici e di trattenere acqua utile per le piante, la quantità di acqua potenzialmente immagazzinata nei suoli è risultata invece equivalente a quella di circa 24 piscine olimpioniche di 2.500 m3. Di rilievo, inoltre, il fatto che alcuni suoli urbani con un livello di sigillamento inferiore al 60%, forniscono servizi ecosistemici di valore addirittura superiore alla media osservata per i suoli agricoli periurbani e interclusi

Esperienze di riferimento in Europa

Per ogni intervento di trasformazione edilizia-urbanistica, la legge tedesca per la conservazione della natura ha imposto la valutazione preventiva degli impatti sull’ecosistema e sul paesaggio, e la compensazione degli impatti determinati. Dresda, capoluogo della Sassonia, per mantenere il consumo di suolo entro l’attuale limite del 40% del territorio comunale e, al tempo stesso, per garantire uno sviluppo urbano sostenibile, ha privilegiato gli interventi di riqualificazione e di riuso di aree già urbanizzate. Andando oltre a quanto stabilito dalle norme nazionali, ha anche stabilito, a livello locale, l’obbligo di compensare ogni intervento di espansione mediante la deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione o sistemazione a verde di un’altra area. Gli interventi compensativi vengono realizzati a Dresda con priorità su aree individuate nel piano paesaggistico, con la finalità di contribuire ad integrare e potenziare la rete ecologica esistente. In questo senso, la città si è dotata di una mappa della qualità dei suoli che limita la trasformabilità dei suoli più pregiati.


Edoardo Costantini, direzione PD Sesto Fiorentino

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