Non c’è fase senza capro espiatorio: prima erano i runners, le mamme con la carrozzina e la pipì dei cani, ora gli untori sono i giovani che riscoprono i luoghi della propria città, si riappropriano degli spazi pubblici e si assembrano in sicurezza nelle strade e sui marciapiedi. E come nelle migliori tradizioni arriva contestualmente la crociata dei moderni Masanielli, agitatori di paure, bigotti e moralizzatori che sembrano essere nati all’età di sessant’anni e pronti ad innescare la bomba di distrazione di massa della cosiddetta movida.
Leggiamo, così, di chiusure di piazze, di strade e parchi per impedire gli assembramenti dei ragazzi o, peggio ancora, gli appelli al divertimento light in questo nuovo proliferare di paternalistici messaggi.
I bambini, gli adolescenti ed i ragazzi sono stati i principali assenti nel dibattito di questi mesi: la crisi sociale ed economica, il lavoro, la macchina produttiva che doveva ripartire, la diffusione del contagio hanno sedato ogni discussione sulla condizione psichica di milioni di cittadini italiani, molti dei quali senza ancora diritto di voto, chiusi nelle loro abitazioni e sottratti delle principali forme di socialità, la scuola in primis e i luoghi di incontro. Del resto, basti pensare che sono proprio le scuole e le università a non avere ancora una chiara pianificazione sulle aperture.
Si, è vero, i giovani per le strade ci sono e sono, vivaddio, tantissimi. Si sono riappropriati degli spazi aperti e comuni, dei luoghi pubblici, delle strade e delle piazze. Hanno ripreso ad occupare panchine e marciapiedi, a stare insieme ed essere in tanti. Fino a ieri ci lamentavamo del fatto che stessero troppo chiusi, nei bar e nei locali, sempre con i telefoni e bla bla bla. Ora, invece, ci infastidisce lo schiamazzo, il pallone, la musica alta dalle auto, i loro assembramenti di vitalità, di sorrisi e di bellezza. Ma la ragione di questa nuova demonizzazione non sta semplicemente nella profonda invidia verso chi oggi ha 15 o 20 anni, ma nella rivoluzionaria forza che hanno gli spazi aperti e comuni, nella loro capacità di abbattere le differenze, nel riconoscersi non per quanti mezzi si possiedono per andare in quel locale più o meno inn ma per ciò che si è, seduti a terra, insieme, ad organizzare la colletta per comprare le birre e le pizze da asporto.
Se gli adulti stanno dimostrando che il lockdown li ha resi anche peggiori di ieri, i giovani ancora una volta ci stanno offrendo una grandissima opportunità, quella di ridisegnare gli spazi delle nostre città, di riabitare i nostri luoghi che negli anni sono stati sempre più privatizzati ed escludenti, di ricostruire l’appartenenza alla comunità e rifondare su basi nuove l’aggregazione sociale. Il compito della politica, dei sindaci e delle amministrazioni locali, è cogliere questa sfida per riorganizzare le città e i suoi spazi, favorirne la cura e implementare la responsabilità civica: non chiudere, dunque, ma aprire, non restringere ma allargare, non punire ma educare.
Insomma, cari boomers, tenetevi i vostri toni da stato etico e ascoltate di più i ragazzi, del resto il futuro non è vostro, ma è il loro.
Antonella Pepe, Pd Federazione di Benevento. Già segretario Giovani democratici della Campania. Membro dell’Assemblea nazionale del partito democratico.