Partecipazione e democrazia deliberativa per la ricostruzione dell’Italia

La nostra democrazia ha difficoltà a rappresentare i cittadini: dobbiamo renderla più inclusiva, trasparente e lavorare sul civismo.

Da tempo il rapporto fra cittadini, cittadine, istituzione democratiche ed organizzazioni politiche non funziona. Da molto, è in atto una grave crisi della rappresentanza. Un elemento che può essere accelerato ulteriormente dalla fase di uscita dalla pandemia da coronavirus, ponendo i progressisti nella condizione di dover velocizzare alcuni processi di riforma.

Una elevata qualità delle decisioni democratiche deve tornare al centro dell’agenda riformista. In un Paese nel quale il livello d’istruzione è ancora troppo basso e certamente insufficiente rispetto alle sfide cognitive che vengono poste a ciascuno di noi, dove l’agenda politica troppo spesso è influenzata dai social network, pieni di notizie false, in cui il vero dialogo fra persone ed Istituzioni è inibito e sostituito da battute ed insulti, la sinistra deve fare del recupero democratico un elemento intorno al quale ruota il cambiamento dei rapporti fra cittadino e Stato, a tutti i livelli: locale, regionale, nazionale, comunitario.

Una democrazia più deliberativa

La voce dei cittadini, in modo informato e competente deve poter essere ascoltata in contesti preparati a questo scopo. La nuova frontiera democratica, per noi progressisti, deve diventare quella della democrazia deliberativa. Una democrazia organizzata perché tutti i cittadini possano “processare” le informazioni e discuterne in maniera competente, rilasciando pareri che devono essere necessariamente presi in esame dai decisori. Mai più, dunque, decisioni dal forte impatto senza discussioni deliberative con i cittadini. Va inoltre cambiato il rapporto della politica e delle Istituzioni con il web ed i social network, che devono diventare sempre più un luogo di esercizio di cittadinanza snello e semplice, di scambio di informazioni, di partecipazione attiva. Le amministrazioni e la politica devono poter governare le discussioni pubbliche in maniera diversa, gestendo proprie piattaforme, le uniche a garantire la funzione pubblica, una discussione con i requisiti della democraticità. Solo così saremo tutti uguali nel rapporto con le Istituzioni, in modo attivo, fattivo. Le amministrazioni progressiste dovranno avere una particolare attenzione al rapporto con i cittadini anche attraverso un continuo rendiconto di quanto viene realizzato con il contributo di verifica dei cittadini, attraverso forme di monitoraggio civico delle attività, integrando le persone anche nelle fasi attuative dei programmi.

Aiutare il civismo

Il civismo, l’attenzione maniacale alla qualità della democrazia deve permeare di sé l’azione politica della sinistra. Democrazia è esplicitazione dell’uguaglianza fra i cittadini e spazio nel quale si esercita il loro attivismo, che consente di superare forme di distacco e vittimismo che si tramutano nella ricerca di capri espiatori. Le politiche di sinistra dovranno favorire ed incentivare l’azione diretta ed autonoma dei cittadini per la gestione di beni e servizi comuni, stimolando forme di cittadinanza attiva con patti di diritto privato con comitati civici, con il sostegno a tutte le forme di mobilitazione volontaria per il bene collettivo. Questo richiede una diversa e nuova cultura a sinistra.

Troppo spesso abbiamo trascurato, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, quanto fosse importante un corretto rapporto – non mediato da logiche di potere e dominanza – con i cittadini. Ora la reazione è sotto gli occhi di tutti. Scomposta, emotiva, “violenta”, vulnerabile alle demagogie. E’ interesse della sinistra, sia con politiche per il civismo, sia attraverso l’educazione e la formazione dei cittadini, ricostruire un rapporto di fiducia fra persone ed Istituzioni. Queste politiche hanno avuto piccoli ma interessanti momenti di sperimentazione ai diversi livelli, locale, regionale. Sinceramente: non basta. Non è sufficiente il nostro impegno per il miglioramento della democrazia e della qualità delle decisioni. Su questo va portato un deciso miglioramento, anche sfruttando le opportunità che offre il nostro Statuto speciale, lavorando a nuove Istituzioni. Dal dibattito pubblico per le Riforme, gemello di quello per le grandi opere, al bilancio partecipativo, alle reti civiche di Case di Quartiere o di Comunità. Evitare il rischio di una democrazia illiberale, quella che vogliono le forze sovraniste, deve diventare uno dei nostri obiettivi più importanti.

Re-intermediare il sistema delle autonomie

E la democrazia illiberale, plebiscitaria, passa anche per la disintermediazione del rapporto cittadini-istituzioni. Il nostro sistema degli enti locali, con la riforma incompleta delle Province, è ancora irrisolto. Abbiamo messo in discussione in modo eccessivo associazioni di categoria e sindacati a volta con qualche ragione, spesso con torto. Queste organizzazioni consentono infatti anche di veicolare politiche per i lavoratori dipendenti ed autonomi che direttamente è difficile realizzare. Ri-valorizzarle insieme alle autonomie funzionali – come le Camere di Commercio, ad esempio – deve essere un obiettivo della sinistra. Farle veicolo di politiche chiedendo loro responsabilità pubblica, co-decidere e co-realizzare rispetto a progetti concreti, lontano da un sistema di finanziamento a pioggia e senza corrispettivi per la funzione pubblica, in un rapporto di mutuo affidamento, deve caratterizzare le future politiche in questo settore.

Re-intermediare, facendo votare ai cittadini le Istituzioni locali, chiarendo una volta per tutte i ruoli e rendendoli più coerenti fra loro, recuperare il rapporto con le forze sociali e le autonomie funzionali, ricostruire una governance che abbiamo smarrito in anni di inseguimento ad un modello populista ma inadeguato alla messa in opera delle politiche ed anche al mantenimento di un certo livello di ascolto e consenso, può aiutare la sinistra a recuperare posizioni con una proposta alternativa a quella del populismo, che esclude ogni forma di organizzazione sociale.

Riprendere a valorizzare il locale con il neomunicipalismo partecipativo

Una delle parole chiave potrà essere neomunicipalismo partecipativo, cioè una particolare attenzione al governo locale che deve essere messo di nuovo, dopo stagioni di tagli, nelle condizioni di erogare servizi ai cittadini. Le potenzialità dei bilanci comunali vanno liberate permettendo la spendita di risorse ad oggi bloccate per obblighi troppo stringenti di finanza pubblica o di reale capacità di programmare e spendere, innanzi tutto.

I cittadini, nei governi locali della sinistra dovranno avere la caratteristica di essere inclusi molto di più nelle decisioni, con il frequente ricorso a pratiche di consultazione pubblica, amministrazione partecipata, bilancio partecipativo, gestione diretta di beni comuni. Non basta quindi dire “più potere ai sindaci”, quello che la sinistra deve realizzare è spostare il potere verso i cittadini attraverso la loro inclusione ed a volte la diretta gestione per fini collettivi di beni e servizi comuni.

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