Dobbiamo tornare casa per casa, strada per strada, azienda per azienda

Casa per casa, strada per strada.

Il 7 giugno di trentasei anni fa Enrico Berlinguer pronunciava il suo ultimo comizio a Padova. “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda”.

Qualche mese fa, in televisione, Achille Occhetto, ultimo segretario del partito comunista Italiano, intervistato nella trasmissione di Lucia Annunziata, ha dichiarato con una lucidità incredibile che per fare politica non basta la passione, ma serve il rigore della ragione. Occhetto ha poi fatto un’analisi brevissima, ma efficace, sullo stato di salute della sinistra italiana e soprattutto del Partito Democratico, indicando come soluzione alla crisi di consensi la messa in campo di un pensiero complesso, affiancato da una comunicazione semplice, che dia un’anima al popolo della sinistra. Quello che è mancato in questi anni, a suo dire, è stato il rapporto con il ceto popolare e una risposta vera alla crisi.

In questo preciso momento storico la domanda che più spesso ci facciamo noi di sinistra è come mai l’Italia, regione dopo regione, comune dopo comune, si sia svegliata improvvisamente leghista. La questione non è certo semplice, ma di sicuro per evitare la superficialità di qualsiasi risposta, è bene sgombrare il campo da ogni tipo di alibi che attribuisce agli elettori la colpa di non accontentarsi di quello che offre oggi la sinistra.

L’ascesa di Salvini al potere, dalla presa del suo partito al ministero degli interni, è stata dirompente. Ciò di cui si è parlato meno spesso è stata la lenta e silenziosa presa dei comuni da parte della Lega e quindi la presenza dei seguaci del carroccio sui territori. Come Pisa, Ferrara o altre città toscane o emiliane, storicamente roccaforti rosse.

Perché oggi anche chi si dichiarava di sinistra, trova nella Lega una valida alternativa? Forse vale il detto che gli spazi lasciati vuoti vengono presi da qualcun altro. Nell’era post ideologica in cui viviamo, se una percentuale di elettorato si tiene ancorato alle ideologie, la maggior parte dell’elettorato, specie i nuovi elettori, sentono il bisogno di risposte semplici a problemi complessi che nessuno negli anni ha saputo risolvere. Si sceglie il verde per alternativa, per stanchezza, perché sembra interpretare in maniera più semplice -talvolta semplicistica- il nostro tempo, facendo appelli alla percezioni della gente. La paura dell’invasione dello straniero, per esempio, obbliga la politica di oggi a tenere conto del fenomeno immigrazione con maggiore impegno, pur non essendo, con numeri alla mano, un fenomeno di tale portata.

L’Italia, secondo uno studio condotto dall’istituto Ipsos, è il primo paese, tra i 15 dell’Ocse, per distanza tra percezione e realtà. E quello che fa una certa parte politica oggi è giocare proprio con le percezioni dell’elettorato. Sono aumentati i reati, il fenomeno dell’immigrazione è in aumento, è diminuita la sicurezza, manca il lavoro. Se tutti questi argomenti venissero affrontati con dati alla mano, ci accorgeremmo quanto l’agenda politica sia talvolta lontana dai veri problemi del paese e sia modellata semplicemente attorno al consenso facile. È pur vero che se i cittadini avvertono certi problemi o hanno certe sensazioni, la politica deve svolgere il doppio ruolo di raccontare la verità delle cose e affiancare ai dati una soluzione alle questioni sollevate.

Se in Italia sono presenti il 7% degli immigrati, ma i cittadini ne percepiscono il 25%, da qualche parte si deve cominciare presto. Bisogna stare però attenti alla propaganda che si autoalimenta. Se l’elettore medio leghista lamenta la gestione dell’immigrazione e la presenza per le strade di giovani migranti magari finiti in giri poco legali, dovrebbe riconoscere nei decreti sicurezza esattamente l’effetto opposto da quello auspicato. Non è togliendo l’asilo ai richiedenti, chiudendo le strutture di accoglienza, disintegrando i progetti di integrazione che si combatte l’immigrazione clandestina. Così si sono soltanto messe in strada migliaia di persone che, non avendo nulla, è probabile che trovino proprio nelle attività illegali le loro uniche forme di sostentamento. E la propaganda leghista si autoalimenta.

Ma al di là della propaganda, non è certamente soltanto questo il motivo per cui la Lega di Salvini ha raggiunto da sola picchi del 34% ed ha preso comuni e regioni nell’ultimo anno. Ritorniamo alla presenza nei territori. Negli anni di governo, il Partito Democratico ha perso lentamente il polso della politica locale. Uno dei colpi di grazia maggiori se l’è dato da solo, promuovendo e votando l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti che, per lo meno, dava a disposizione dei maggiori partiti un budget per la sopravvivenza, budget che adesso i partiti non hanno più. Oggi se trovi un privato disposto a finanziarti bene, che sia a Mosca o in Italia, avrai più possibilità di concorrere nell’agone politico.

Viceversa o ti autosostieni o muori lentamente. Susanna Turco, nel dicembre 2018, per l’Espresso, si avventurò a raccontare il lento decadimento dei circoli del PD, da Roma a Bologna. Sedi chiuse, debiti precedenti, dipendenti in cassa integrazione, mancano i soldi per tenere una saracinesca aperta o pagare la luce. Al posto di qualche sede storica, adesso ci stanno attività commerciali. A Bologna, racconta la giornalista, hanno chiuso 30 sedi in 10 anni. Pensate cosa ci sarà nelle città che tradizionalmente non sono mai state rosse. Più che il deserto.

In questi anni il Partito, oltre a perdere terreno e spazi, ha perso elettori perché non c’è stato. È stato lontano da quei luoghi da cui oggi viene fuori il maggior consenso per l’alternativa leghista. Ci sono state importanti riforme, qualche numero da negativo è diventato positivo, ma in certi luoghi non puoi raccontare soltanto di numeri che crescono, se in quei luoghi non è cambiato niente e se la percezione continua ad essere un’altra. Il rapporto con le persone, il dialogo per le strade c’era finché il partito era presente, finché la luce era accesa, finché non venivano lasciati soli segretari e piccoli dirigenti. Un partito troppo poco presente in periferia, quasi assente in provincia, che regge ancora per i comuni medio grandi. In tal senso ne sono conferma i risultati di una rilevazione a cura di Noto sondaggi e EMG acqua, commissionata dall’Associazione nazionale per la modernizzazione degli enti locali. I comuni con più di 60 mila abitanti, cioè i grandi centri, si affidano all’attuale maggioranza di governo, ora spostata a sinistra. Nei comuni con pochi abitanti la Lega avanza. Appare quindi evidente che la lontananza, fisica e non solo, dai palazzi del potere e dai maggiori centri, genera consenso verso chi sembra coinvolgere proprio quella fetta di elettorato nelle province e nelle campagne italiane.

Durante la campagna elettorale in Umbria per le regionali, Salvini ha tenuto comizi 51 volte in giro per la regione, il suo competitor 15. La presenza nei territori non è una frase da recitare a memoria ad ogni assemblea, per condannare qualcun altro ed autoassolversi. La presenza in politica è fondamentale.

Nella recente campagna elettorale tra i democratici americani nel 2018, Alexandria Ocasio-Cortez ha strappato un seggio al congresso a Joseph Crowley, sulla carta imbattibile, proprio girando il suo quartiere porta a porta, offrendo un’alternativa valida, coinvolgendo i cittadini di Queens e Bronx e facendoli sentire parte di una storia nuova.

Cos’è che la gente cerca? La fiducia, la comprensione, la compassione e qualcuno con cui parlare dei problemi che deve affrontare ogni giorno. In sostanza la presenza nei territori e qualcosa da dire. Chi sarà capace nei prossimi anni a tornare per le strade con un programma importante, sconfiggerà Salvini e le Lega. Chi pensa che il fenomeno si autodistruggerà, assisterà alla presa di potere con maggiori consensi del leader più amato d’Italia.

Dobbiamo tornare casa per casa, strada per strada, azienda per azienda.

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