Per una sinistra aperta nella società della globalizzazione guidata dalla tecnologia

Progresso è una parola con molti significati, ricca di contrasti. Ognuno di noi ha la sua idea di progresso e spesso troviamo a chiederci se quello che abbiamo definito essere progresso fino ad oggi lo sia davvero. Ogni giorno sui nostri schermi appaiono notizie che ci fanno fortemente dubitare che la nostra vita stia migliorando. Progresso è guardare al futuro, a come rendere migliori le nostre vite. Ed il futuro è la ragione stessa di esistenza della Sinistra. Senza tensione verso il futuro non c’è Sinistra. Le destre guardano al passato ed al presente. La Sinistra ha sempre guardato oltre. E ha fatto bene: la vita umana è in continuo e progressivo miglioramento fin dalla prima rivoluzione industriale, con una forte accelerazione negli anni del secondo dopoguerra.

Distribuire meglio i vantaggi del progresso

Oggi gli standard di vita dell’Occidente e dei cosiddetti Paesi emergenti – o ormai grandi potenze economiche come Cina ed India – sono allineati su livelli elevati. Milioni di persone hanno visto crescere in modo spettacolare aspettativa di vita e reddito, per esempio. C’è voluta la politica per questo. Non era scontato che avvenisse. Il mercato è stato un importante strumento di produzione ed allocazione di ricchezza ma c’è voluta la Sinistra a garantire che essa si distribuisse più equamente nella società. Il progresso non è tale se non può goderne un numero sempre crescente di persone. Ma è possibile. Le destre guardano al passato, con un approccio reazionario, passatista, chiuso. Badano a soddisfare solo bisogni immediati, la cosiddetta pancia, spesso ingannando i cittadini.

Gli errori da evitare

Noi sappiamo che questo non porta niente di buono a noi ed ai nostri figli. Abbiamo però trascurato troppo l’oggi, appiattendoci su una visione idilliaca del mercato, nella quale l’aumento del livello dell’acqua avrebbe portato su tutte le barche. Abbiamo scoperto al prezzo di dolorose sconfitte elettorali che non era così. Questo però non deve assolutamente minare la nostra voglia di futuro e di progresso. La ragione e l’umanesimo devono guidare la nostra azione. Progresso è una bella parola e dobbiamo riprendere a pronunciarla senza vergogna. Perché è una tendenza inesorabile della Storia e perché dobbiamo aiutare la Storia a realizzarla nell’esperienza delle nostre vite. Per questo serve una Sinistra liberale e progressista, qui ed ora.

Non sono società chiuse, dazi, nazionalismi e tribalismi la soluzione

La globalizzazione guidata dall’accelerazione tecnologica è il tratto caratteristico del Ventunesimo secolo. Un fenomeno di poderosa integrazione fra le economie mondiali che porta insieme grandi vantaggi e grandi rischi. Non saranno le minacce alla salute globale a mutarlo radicalmente. La sua caratteristica principale è quella di premiare più che nelle rivoluzioni tecnologiche precedenti un elevato e sofisticato livello di conoscenza tecnica (e non solo). Accanto a noi vivono persone che la possiedono e prosperano ed altre che non la possiedono e si trovano in difficoltà. E così le città: dove sono presenti in misura concentrata queste competenze, c’è benessere. Altrove, declino.

Il ruolo cruciale del cambiamento tecnologico

I beni ed i servizi che acquistiamo contengono sempre più l’elemento tecnologico, in particolare quello digitale, e sono ottenuti con l’assemblamento di parti prodotte in luoghi sparsi per il mondo. Molte filiere di produzione sono ormai mondializzate. La tecnologia entra anche nei circuiti produttivi dei beni primari, quelli agricoli per esempio. E’ fra noi per restare e non ci deve spaventare. Tutti possiamo farcela se veniamo aiutati. Tutto ciò ci pone di fronte alla necessità di aprirci a nuove conoscenze ed al rapporto col resto del Mondo, in maniera maggiore e più consapevole che in passato. Il ritorno a forme di chiusura attraverso i dazi, il nazionalismo, o peggio ancora i tribalismi dei primati nazionali portano diritti i nostri Paesi verso il conflitto. Le interrelazioni internazionali sono ormai tali e tante che spezzarle non può che generare pericolosissime rotture.

Spingere ancor più sull’integrazione europea e spendere bene le risorse

Bisogna, al contrario spingere ancor più l’integrazione europea – ed anche quella italiana – facendo in modo che tutti, anche i più piccoli ed isolati abbiano un reale ascolto. La soluzione per la pace sta nel coniugare il consolidamento dell’Unione Europea e delle altre organizzazioni di cooperazione internazionale con il potenziamento di un ascolto vero, concreto, che si traduca in fatti che migliorano la vita dei cittadini. L’Italia deve prestare una crescente attenzione alla qualità delle sue istituzioni. Spendere bene, in modo efficace, è la prima condizione per poter accedere all’uso di crescenti risorse nel quadro nazionale e nel quadro comunitario.

Cooperazione, negoziazione, ascolto, partecipazione invece che diffidenza, chiusura, conflitto permanente, nazionalismo. Ecco la cultura che una nuova sinistra progressista e liberale deve mettere in campo.

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