La libertà è partecipazione, non limitazione dell’inclusione

Un tema molto dibattuto in questi ultimi tempi è l’accesso al diritto di voto. Dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 infatti si è fatta sempre più strada – soprattutto tra i giovani – l’idea che il suffragio universale debba essere radicalmente rivisto. Alla base di questa idea vi è la convinzione che con la diffusione delle “fake news” (o “bufale”) e a causa dell’uso improprio che molte persone fanno dei social network – specialmente la fascia di età dai 50 anni in su – si corre il rischio che il voto possa essere influenzato, se non addirittura pilotato, a vantaggio di formazioni politiche che potrebbero minare la stabilità della nostra Democrazia e, successivamente, la tenuta dell’Unione Europea.

Generalmente, la proposta che viene fatta per eliminare questo tipo di rischio è di ridurre l’accesso al diritto di voto, limitando la possibilità di eleggere e/o essere eletti attraverso l’introduzione di un così detto “patentino di voto”, cioè uno strumento che attesti una serie di conoscenze e competenze di base in materia di educazione civica. Una sorta di sostituto della tessera elettorale. Uno strumento, in poche parole, che garantisca di avere un corpo elettorale preparato e immune alle notizie false.

Che costo avrebbe però, di fatto, questa immunità? Si può pensare davvero di mettere una Democrazia al riparo dalle forze che vorrebbero destabilizzarla, riducendo il suffragio universale, cioè, snaturando l’essenza stessa della Democrazia

Il diritto di voto esteso a tutti i cittadini, liberi e uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali, è un pilastro della nostra Democrazia. Si tratta di una conquista enorme, ottenuta con grande sacrificio alla quale non si può guardare con disprezzo. Ridurre l’accesso al diritto di voto non significherebbe soltanto andare contro ai principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, sarebbe anzi soprattutto un vero affronto e una grave offesa a chi ha dato la vita, nel corso della storia recente del nostro paese, per far sì che noi oggi si possa godere di un tale diritto. Un diritto che, per quanto ormai lo si percepisca erroneamente come scontato e necessario, è un vero e proprio privilegio, sia in termini storici che, considerandone la diffusione a livello globale, in termini geopolitici.

Quale potrebbe essere dunque una valida alternativa? Occorre partire da una valutazione opposta rispetto a quella fatta da chi vorrebbe l’introduzione del patentino: non bisogna infatti mettere al riparo la Democrazia da un corpo elettorale soggetto alle fake news; bisogna invece far sì che il corpo elettorale (cioè tutti i cittadini che abbiano compiuto i 18 anni) abbia a prescindere una solida formazione in materia di educazione civica e di accesso e analisi delle fonti di informazione (internet, televisioni, quotidiani etc.) funzionale quindi al difendersi dalle notizie false.

La soluzione migliore al problema, quindi, sarebbe quella di tutelare l’elettorato ex ante fornendogli gli strumenti necessari a difendere sé stesso e la Democrazia, evitando l’aberrazione di ridurre il diritto di voto.

I detrattori usano spesso una metafora molto efficace ma facilmente confutabile, affermando infatti che se per la guida di un veicolo occorre conseguire una licenza, allo stesso modo si dovrebbe conseguire una patente per poter accedere al diritto di voto. Il paragone, per quanto possa sembrare calzante e persuasivo, omette però sempre il piccolo ma fondamentale dettaglio che nel nostro paese, così come in molti altri fortunatamente, esiste l’obbligo di istruzione fino ai 16 anni, uno strumento che garantisce già di fatto la formazione del cittadino.

La contraddizione, sia teorica che pratica, fra la natura della Democrazia e la riduzione della partecipazione ai processi della Democrazia stessa è quindi più che evidente.

Come agire dunque? In modo efficace e concreto: con un percorso di formazione di educazione civica che parta fin dai primi anni di accesso all’istruzione e che duri per tutto il cursus scolastico, fornendo ai docenti e agli studenti gli strumenti necessari per conoscere e comprendere al meglio il funzionamento della nostra Democrazia e sviluppare inoltre un senso critico per poterla in futuro migliorare.

La Democrazia deve garantire la Libertà di tutti gli individui e la Libertà – per dirla alla Gaber – è partecipazione, non limitazione dell’inclusione.

1 COMMENTO

  1. Trovo errata la impostazione di questo articolo. Il suffragio universale e’ la base della democrazia e non ammette scorciatoie. Anche perché trovo che a tematica dei social e delle fakes vada affrontata con una visione contraria a quella che questo articolo lascia trasparire. Allargamento del confronto e delle idee. Sviluppo della cultura e buone pratiche. Confronto a tutti i livelli.

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