La seconda ondata travolge l’Europa: come si stanno muovendo gli altri Stati
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Un picco mai visto. E l’inverno, che ancora deve arrivare, fa davvero paura. Non è soltanto la situazione in Italia (dove i contagi hanno raggiunto l’inedita quota di 16.079) a spaventare. Ma l’andamento costante e generalizzato che sta investendo l’Europa: la tanto temuta seconda ondata è arrivata come un ciclone.

Lo sguardo lungo verso i Paesi vicini a noi ci mostra come potrebbe essere la situazione con qualche settimana di anticipo e ci può aiutare a prendere contromisure tempestive.

Se guardiamo alla Francia, che al momento si trova in una situazione apparentemente più pesante della nostra, almeno a stare ai numeri che fotografano un deterioramento costante, il governo ha appena annunciato nuove misure per arginare la diffusione dell’epidemia di Covid-19. Ieri le autorità sanitarie hanno infatti registrato l’incredibile cifra di 41.622 nuove contaminazioni nelle ultime 24 ore, un record. Santé Public France ha inoltre messo a bilancio ulteriori 165 decessi negli ospedali, contro i 166 del giorno precedente per un totale di 34.210 decessi dalla comparsa del morbo.

Situazione grave anche in Inghilterra; a Manchester si passa, questa mattina, ad un livello di allerta “molto alto”, l’ultimo gradino del sistema britannico a tre livelli, che prevede la chiusura di bar e pub che non servono cibo e il divieto di riunioni anche negli ambienti privati tra persone che non siano conviventi.

Dal Portogallo, giunge la notizia della chiusura come “zona rossa” di tre comuni nel nord, per una popolazione di 150mila persone. I residenti possono solo andare a scuola, andare al lavoro, fare commissioni o acquistare medicine. Il telelavoro, dove possibile, diventa obbligatorio e le imprese devono chiudere alle 22. Uso obbligatorio della mascherina ovunque fuorché nella propria abitazione.

La Spagna è il primo paese dell’Europa occidentale a registrare più di un milione di casi, da inizio emergenza e ora è pronta a prendere misure più drastiche per contrastare la seconda ondata di coronavirus. Secondo Salvador Illa, ministro della Salute, la pandemia non è sotto controllo e il governo sta valutando restrizioni alla mobilità in accordo con le autorità regionali. Illa ha aggiunto che la pandemia renderà la vita difficile agli spagnoli per i prossimi 5-6 mesi.

Preoccupa anche la pressione sugli ospedali olandesi, con quasi la metà dei posti letto nelle unità di terapia intensiva occupati da pazienti Covid-19. I pazienti vengono così trasferiti negli ospedali tedeschi. Dei 1.150 posti letto in terapia intensiva che i Paesi Bassi hanno ufficialmente, 463 sono occupati da pazienti Covid-19 e 460 con pazienti con altre patologie che richiedono cure intensive.

Dalle 19 di oggi scatteranno infine due settimane di lockdown in Galles che vedranno la chiusura delle attività non essenziali. Si attua un modello ibrido di lockdown, il Circuit Breaker (CB) lockdown, che consiste, oltre che nello “Stay at home”, anche nella chiusura integrale di pub, ristoranti e di tutti i negozi di beni non essenziali. Chiuse anche le scuole, ad eccezione delle materne e dei primi anni delle elementari. Tutto questo per un intervallo di tempo ben definito, dal 23 ottobre al 9 novembre.

Se questi modelli siano funzionali al contenimento della pandemia lo vedremo soltanto fra qualche settimana; ormai come abbiamo imparato, le misure restrittive fanno vedere i loro effetti con circa 15 giorni di ritardo. Ciò che è sicuro è che siamo chiamati, tutti, a gesti di responsabilità collettiva e di reale collaborazione.

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1 COMMENTO

  1. […] Le ultime restrizioni contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio sono volte a tutelare la nostra salute che, ancora, è sotto attacco. Non c’è, purtroppo, nessuna diminuzione del rischio o ammorbidimento del virus; c’è qualche consapevolezza in più nel modo di curarlo, qualche capacità in più ed esperienza in più ma le ripercussioni sono sotto gli occhi di tutti: morti, terapie intensive piene e sistema sanitario in allarme. E i prossimi mesi fanno paura a tutti, soprattutto se guardiamo ai nostri vicini europei. […]

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