Sono le ore 22 di un giorno di ordinaria emergenza all’ospedale di Alessandria.
Arriva un paziente con problemi cardiaci gravi, tra le altre cose positivo al Coronavirus. Le sue condizioni sono disperate, va operato subito.
Quella sera è di turno Antonio Campanella, cardiochirurgo calabrese di 39 anni. Sa che ha di fronte un paziente Covid, ma non c’è tempo e non c’è spazio per pensarci. Ogni minuto perso potrebbe essere decisivo.
In tutto l’operazione dura 11 ore. Dalla 23 alle 10 della mattina dopo. Un’operazione da manuale. Antonio salva il paziente, ma non riesce a salvare se stesso dal Coronavirus. E oggi, ancora oggi, è positivo e in quarantena.
Antonio ha fatto semplicemente quello che fanno e farebbero tutti i medici, sempre, in qualunque situazione e a qualunque rischio, anche durante una pandemia.
Antonio non è un eroe. È molto di più. È un medico, un chirurgo, uno di quelli che salva ogni giorno la vita delle persone. In silenzio. A costo della propria.
Antonio è un figlio di quel sud che produce talenti ed eccellenze di continuo e che qualche poveretto considera “inferiore”.
Quando tutto sarà finito, nessuno dimentichi mai questi occhi, questa professionalità, questa umanità infinita.
L’Italia in prima linea.